I professionisti del mercato si sveglieranno trovando una situazione quasi impensabile. Secondo tutte le indicazioni pervenute, il voto “leave” ha superato la soglia necessaria per la vittoria. Il Regno Unito ha votato per lasciare l’UE. I mercati erano molto fiduciosi sulla prevalenza di un esito a favore del “remain”, soprattutto sulla base delle quote dei bookmaker, ma hanno dovuto invertire rapidamente posizione. Il risultato iniziale della circoscrizione di Sunderland ha innescato l’operatività sulla “Brexit”.
In un crollo drammatico, la coppia GBP/USD è scesa da 1,4877 a 1,3229 – livello minimo dal settembre del 1985 !!! – si tratta di un calo superiore al 10%, per poi rimbalzare intorno a 1,36. Il resto delle operazioni sulla Brexit hanno riguardato, come previsto, NOK, EUR e SEK, tre dei maggiori partner commerciali del Regno Unito, che hanno accusato le perdite maggiori, mentre le valute rifugio come JPY e USD hanno guadagnato terreno. L’EUR/GBP ha compiuto un rally da 0,7601 a 0,8196, il che significa che al momento i mercati considerano l’evento negativo per la GBP, anche se prevediamo che, una volta passato il clamore, il mercato si renderà conto di quanto negativo per l’euro sia davvero il voto sulla Brexit, e inizierà a ricaricare i corti sulla moneta unica.
L’Oro ha compiuto una marcata inversione, lievitando dal supporto a 1.251 USD fino a 1.309 USD su volumi solidi, e si prevede un ulteriore rialzo. Vale la pena notare che, nonostante le condizioni iniziali di illiquidità e la dislocazione dovuta alla volatilità, i mercati valutari hanno tenuto sorprendentemente bene…finora. Poiché i mercati azionari erano potenzialmente impreparati a questi risultati imprevisti, prevediamo per oggi un marcato movimento dei prezzi. Le borse hanno accusato forti cali in Asia sulla scia del risultato, il Nikkei è calato di più dell’8% e il più ampio indice Topix del 7,68%. I titoli della Cina continentale sono stati molto resilienti, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno ceduto rispettivamente solo l’1,33% e l’1,02%. Altrove, l’S&P/ASX ha perso il 3,21%, l’indice NZX il 2,25%. In Europa, i futures sul Footsie cedono circa l’8%, perché gli investitori mettono in conto gli effetti negativi di una Brexit sulle società britanniche.
I mercati valutari dei mercati emergenti asiatici hanno perso terreno in modo generalizzato, perché l’avversione al rischio si è diffusa in tutti i continenti, MYR, KRW e SGD hanno accusato le perdite maggiori. Vista l’esposizione limitato al Regno Unito, sospettiamo che ulteriori cali saranno circoscritti.
L’EUR/CHF è sceso a 1,0623, un calo pari circa al -3,5%, per poi stabilizzarsi intorno a 1,07. Ovviamente la BNS monitorerà gli sviluppi con cautela. Se la moneta unica inizierà a scontare la frammentazione dell’UE a 28 stati e forse dell’UEM, ci aspettiamo una forte rotazione sul CHF, che costringerà la BNS a intervenire di nuovo per limitare gli effetti dannosi di un CHF sopravvalutato. Vista l’assenza di una flessione più marcata dell’EUR/CHF, riteniamo che nella notte la BNS sia intervenuta per impedire un ulteriore apprezzamento del CHF. Al momento sembra che il mercato non voglia sfidare la BNS. Vediamo cosa succederà nelle prossime ore.
Ciò che succederà rimane molto incerto. Innanzitutto, nel breve termine, dovrà esserci una dichiarazione ufficiale.
È certo che il Regno Unito entrerà in una fase di estrema incertezza, che peserà sui prezzi degli asset britannici. Sembra che nell’Irlanda del Nord la maggioranza abbia votato per rimanere e pare che già oggi sarà annunciato un mandato per un referendum sull’unità irlandese.
La Scozia seguirà l’esempio, è solo questione di tempo. Il voto britannico per lasciare l’UE potrebbe portare allo sgretolamento del Regno Unito.