La chiusura del 2022 conferma un anno in controtendenza rispetto ai mercati finanziari per il vino da investimento. In un contesto estremamente negativo per tutte le asset class finanziarie, con gli indici europei che hanno perso oltre il 10% e quelli americani in ribasso di oltre il 20%, con un picco del Nasdaq al -33%, le obbligazioni in profondo rosso e e l’oro che galleggia sulla parità, anche il solo segno positivo è già un buon risultato. L’indice Liv-Ex 100, che traccia i prezzi dei principali cento vini sul mercato, ha chiuso il 2022 a +6,9%, in leggero ribasso dai massimi toccati a fine settembre a +8,1%, spinto anche dalla debolezza della sterlina.
Molto meglio ha fatto il Liv-Ex 1000, che ha una composizione sia qualitativa che geografica molto più allargata e che ha chiuso il 2022 in rialzo del 13,1%. Analizzando le sottocategorie, emerge come i best performer dell’anno rimangano quelle zone già ampiamente citate nei mesi scorsi, ovvero Borgogna e Champagne, ma con un andamento molto diverso. Entrambe le categorie hanno segnato il loro massimo annuale alla chiusura del mese di ottobre, ma lo storno nell’ultimo bimestre è stato contenuto per Borgogna, che ha visto un performance annuale del 26,7%, poco sotto al massimo a 28,5%, molto più marcata invece per lo Champagne. L’indice Champagne 50 infatti era arrivato al +24,8%, salvo poi ritracciare e chiudere a +18,7%, perdendo un quarto del rendimento realizzato, dopo esser stato per cinque mesi consecutivi, da giugno a ottobre, il miglior sotto indice regionale del Liv-Ex 1000. Una nuova opportunità d’acquisto dopo una salita ininterrotta durata tre anni?
Ad impattare sui prezzi e sui volumi, anche gli effetti del cambiamento climatico che ha causato una riduzione dell’offerta in molte regioni. L’insolito caldo nei primi mesi dell’anno ha fatto anticipare il processo di crescita della vite, interrotto però in modo brusco e fatale dalle gelate di inizio aprile. Ad incidere in seguito anche un mese di ripetute grandinate come quello di giugno. Si stima che per la Borgogna, la produzione del 2021 che arriverà sul mercato sarà inferiore di circa il 50%, con alcuni produttori che denunciano riduzioni fino anche al 85%.
La classifica dei vini più scambiati su Liv-Ex nel 2022, rivela l’incessante attenzione verso lo Champagne. La sua quota di mercato in valore, ha registrato il più forte incremento tra le diverse aree produttrici, passando dal 8,8% del commercio totale nel 2021, al 13,7% nel 2022 (aiutato anche dell’incremento di valore delle singole bottiglie). I tre vini più scambiati per valore del 2022 rientrano tutti in questa regione: Louis Roederer Cristal 2008 e 2014 e Dom Perignon 2012. A seguire due blue chip di Bordeaux come Chateau Lafite Rothschild 2018 e Chateau Mouton Rothschild 2000, con il commercio di questa regione che nel corso dell’anno si è spostato verso i grandi nomi delle migliori annate. Spazio nella top 10 anche per il super tuscan più conosciuto, ovvero Sassicaia 2019 che si piazza al settimo posto per valore e all’ottavo posto per volume.
Per quanto riguarda le performance delle singole etichette invece, il primato è sempre nelle mani di Domaine de la Romanee-Conti che con Grands Echezeaux Grand Cru 2008 sale del 101,4%, vedendo il suo prezzo più che raddoppiare nel corso del 2022. La top ten è zona esclusiva dei vini francesi. Sul podio troviamo al secondo posto un altro vino DRC, il Richebourg Grand Cru 2016, in rialzo del 98,4% e il Batard-Montrachet Grand Cru 2014 di Domaine Laflaive al +94,9%. Per trovare un vino non transalpino bisogna scendere alla tredicesima posizione, con Dominus Napa Valley 2011, salito nel corso dell’anno del 67,2%, mentre il primo italiano lo troviamo in 27esima posizione, con Soldera Case Basse 2014 che chiude l’anno al +50,4%.