L'economia cinese sta attraversando una fase difficile, la scorsa settimana, le esportazioni sono calate del 7.3% su base annuale, settimo mese consecutivo in ribasso.
La domanda globale è modesta, e la Cina si sta chiaramente spostando da economia internazionale a domestica.
L'indebolimento dello yuan non ha aiutato abbastanza.
La valuta cinese ha perso l'1.5% nel mese di Ottobre nei confronti del dollaro, e il 9.5% dallo scorso anno.
Le importazioni sono diminuite dell'1.4% in un contesto di debole domanda, nonostante la crescente richiesta di commodities.
Di conseguenza, il surplus commerciale si è ridotto a 49.1 miliardi di dollari nel mese di Ottobre.
E' nostra opinione che questo trend potrebbe continuare.
Un indicatore che osserviamo spesso è il Baltic Dry Index, che rappresenta il costo del trasporto; l'indice è ancora su livelli minimi (870) se paragonati agli anni 2000-2010 (tra 2500 e 10000) e il lieve recupero dell'indice non appare sufficiente a giustificare una ripresa globale.
Inoltre, i prezzi al consumo e alla produzione sono aumentati oltre il previsto, e ciò neutralizza l'effetto positivo relativo al calo dello yuan.
Prima o poi, la Cina esporterà inflazione e per questo motivo ci manteniamo rialzisti sulle commodities, nonostante il già annunciato rialzo dei tassi a Dicembre, che però dovrebbe rimanere isolato per molto tempo.
Un ruolo importante verrà giocato anche dalle politiche di Trump.
Il nuovo Presidente ha dichiarato che la Cina sta manipolando la propria valuta, e probabilmente spingerà per un rafforzamento dello yuan nonostante ciò non vada a favorire l'obiettivo di importare inflazione, quanto mai necessario per abbattere l'elevato debito.