Durante la seduta asiatica si è ristabilita marginalmente la propensione al rischio.
Ciò nonostante, continuano a scarseggiare i volumi complessivi e il momentum direzionale.
Sul forex, l’USD si è indebolito leggermente contro le valute G10 e dei mercati emergenti, a guidare i rialzi sono state l’AUD e l’NZD.
Gran parte delle borse asiatiche ha chiuso in positivo, con l’indice composito di Shanghai a +0,5%, l’Hang Seng a +0,9% e l’ASX a +0,4%.
I titoli del Tesoro USA sono scesi leggermente, i rendimenti dei decennali USA sono calati all’1,77%, mentre il titolo a due anni ha chiuso allo 0,817%.
Pur non trattandosi di variazioni consistenti, esse hanno permesso al forex, con cui al momento c’è una forte correlazione, di far indietreggiare l’USD.
Il cross USD/JPY si è mosso nella fascia compresa fra 103,70 e 103,95, gli scambi sono stati caratterizzati da volumi bassi.
Il Ministero delle Finance giapponese Aso ha ripetuto la linea di pensiero della BoJ, affermando che la banca centrale sta monitorando scrupolosamente l’andamento del forex, aggiungendo che una volatilità troppo marcata potrebbe danneggiare l’economia.
In Nuova Zelanda, l’IPC del T3 è salito dello 0,2% rispetto allo 0,4% del T2, mentre la quota di detentori di debito pubblico non residenti a settembre è scesa al 61,9% dal 63,5% di agosto.
L’IPC ha inciso poco sulle aspettative di un taglio del tasso della RBNZ a novembre. La coppia NZD/USD ha compiuto un rally da 0,7128 a 0,7190, i tori mirano al massimo di ottobre a quota 0,7202.
In Australia, Lowe (RBA) ha rilasciato commenti equilibrati, anche se la soglia per un altro taglio d’interesse sembra alta.
Secondo Lowe, si stanno attenuando i benefici di una politica monetaria ultra-accomodante a livello globale, mentre l’attuale mix della RBA sta funzionando bene e la banca è soddisfatta dell’attuale livello dell’AUD.
Lowe ha aggiunto che l’IPC riferito al T3 in uscita la prossima settimana sarà importante per fissare il tasso e che la RBA deve far in modo che le aspettative d’inflazione non scendano troppo. Sulla scia dei commenti l’AUD/USD è riuscito a compiere un rally da 0,7624 a 0,7676.
Dai dati europei emerge che a settembre c’è stata un’accelerazione dell’inflazione.
Il balzo, però, è dovuto principalmente ai prezzi dei carburanti, il dato di fondo è rimasto pressoché invariato.
È improbabile che il dato primario più alto riesca a persuadere la BCE, le prospettive d’inflazione rimangono comunque deboli. Secondo noi, è poco probabile che, alla riunione di questa settimana, la BCE annunci variazioni all’attuale strategia di politica monetaria.
L’EUR/USD si è mosso lateralmente, scendendo fino a 1,0995 per poi stabilizzarsi intorno a 1,1060. Il supporto è collocato a 1,0950, livello che tuttavia non dovrebbe essere affrontato prima della riunione e della conferenza stampa della BCE.
Oggi l’attenzione sarà puntata sui dati riferiti all’inflazione nel Regno Unito e negli Stati Uniti.