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USD in calo per effetto del rialzo dei prezzi delle materie prime

Pubblicato 26.05.2016, 10:06
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In Australia, nel primo trimestre del 2016 le spese di capitale privato (Capex) si sono ridotte del 5,2% t/t, cifra superiore al declino più contenuto, pari al -3,5%, pronosticato, e inferiore anche alla cifra rivista al rialzo, pari al +1,8%, riferita all’ultimo trimestre del 2015.

Su base annua, il capex registra una contrazione del -15,4%, le spese per impianti e macchinari sono scivolate del 9,2% a/a (dato destagionalizzato), quelle per edifici e strutture hanno subito un crollo del 18,8% a/a (dato destagionalizzato). L’AUD/USD è sceso bruscamente subito dopo la notizia, toccando quota 0,7162. In seguito, tuttavia, ha compiuto un rimbalzo, risalendo sopra la soglia a 0,72, grazie anche all’aumento dei prezzi delle materie prime.

Il greggio ha proseguito il suo rally deciso, perché rientrano i timori di un’eccedenza dell’offerta, visto che la scorsa settimana le scorte negli USA sono calate di 4.200 barili, a fronte di una riduzione prevista più contenuta, pari a 2 mila barili.

A Londra, i future sono saliti dello 0,70% a 50,09 USD al barile, mentre i future USA sono inciampati nella soglia a 50 USD, il prezzo si è stabilizzato intorno ai 49,90 USD al barile. Continuiamo a credere che vi sia un certo potenziale al rialzo per i prezzi del greggio; sarà comunque difficile infrangere il livello a 60 USD, considerati i livelli elevati delle scorte.

La corona norvegese (NOK) segue il trend dell’aumento dei prezzi del greggio. La coppia USD/NOK ha ceduto lo 0,70%, scendendo a 8,3070, dopo aver toccato quota 8,4065 sulla scia delle crescenti attese di una normalizzazione dei tassi a breve termine dalla Fed. Prevediamo che la coppia di valute continuerà a cedere terreno, la NOK troverà supporto nell’aumento dei prezzi del petrolio, mentre l’USD dovrebbe battere in ritirata, perché il mercato inizia ad escludere un rialzo del tasso a giugno.

Anche i metalli preziosi traggono vantaggio dal dollaro più debole, l’Oro giallo ha guadagnato lo 0,39% a Tokyo. L’Argento è salito dello 0,72%, mentre il Platino ha compiuto un balzo dell’1,54% e il Palladio addirittura del 2,05%. L’oro ha toccato il minimo della fascia di medio termine e dovrebbe quindi iniziare a recuperare. Si osserva un forte supporto in area 1.200-1.220 USD, mentre il massimo della fascia si trova a 1.300 USD.

Sul fronte azionario, gran parte delle borse regionali asiatiche si è mossa in territorio positivo. Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente lo 0,13% e lo 0,31%. In Giappone, il popolare Nikkei 225 è salito di un marginale 0,09%, mentre il Topix è rimasto invariato. Sui mercati offshore, l’Hang Seng di Hong Kong ha ceduto un minuscolo 0,04% e l’indice TWSE di Taiwan è rimasto piatto (-0,02%).

In Europa, i future sugli indici azionari si muovono di nuovo in territorio negativo – come ieri – ma potrebbero diventare positivi sulla falsariga dei mercati asiatici. I future sugli indici USA sono contrastati.

Oggi gli operatori monitoreranno i dati definitivi riferiti al PIL del primo trimestre in Spagna; la produzione industriale in Svizzera; l’IPP in Svezia; le domande iniziali di disoccupazione, gli ordini di beni durevoli e le vendite di case in corso negli USA; le riserve di oro e valuta straniera in Russia.

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