In soli 20 giorni lo S&P 500 perde tutto il guadagno accumulato negli ultimi 9 mesi che l’avevano portato a segnare dei nuovi massimi assoluti a 3933 ad un passo da 3400, tornando sui minimi dello scorso giugno a 2730.
Se da una parte il rialzo visto a cavallo dell’anno privo di correzioni significative grazie al sostegno della Fed che aveva fatto pensare agli investitori di essere in un mondo perfetto con l’azionario unico veicolo di guadagno, il ribasso visto nelle ultime settimane oltre ad aver svegliato bruscamente gli investitori dal loro sogno, ha pure minato in maniera importante la struttura tecnica.
La tenuta del supporto a 2720 con la formazione di un doppio minimo ha per il momento arrestato la caduta dei corsi consentendo rimbalzi fino a 2880 che potrebbe estendersi a 2900 a chiudere il gap aperto e successivamente verso 2950.
Tuttavia la forza della discesa (con l’indice che lunedi è stato sospeso per 15 min in apertura, cosa che non accadeva dal 2008 anno della crisi dei sub-prime) lascia pensare che non sarà cosi facile tornare ad una normalità, alimentando sospetti che il movimento ribassista in atto possa essere anche l’inizio di una fase correttiva più profonda di tutto il rialzo partito da 666, numero del diavolo, a marzo del 2009, cioè esattamente 11 anni.
La perdita del supporto a 2700/20 consentirà pertanto ulteriori allunghi della discesa verso 2580/600 e successivamente verso i minimi di dicembre a 2018 a 2350, facendo di fatto capire quanto effimero e staccato dall’economia reale fosse il clamoroso rialzo visto nel 2019 (dal 27 dicembre 2018 al massimo assoluto al 19 febbraio, cioè in meno di 14 mesi il rialzo è stato del 44%).
Segnali di inversione della tendenza ribassista verranno solamente da chiusure settimanali al di sopra della lontana resistenza precedente supporto a 3000.