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L'annuncio della politica monetaria della Federal Reserve non cambia di una virgola le prospettive sui futuri rialzi dei tassi.
L’unica variazione del FOMC riguarda un lieve cambiamento sul linguaggio, in particolare "l'attività economica è cresciuta a un ritmo forte" ha sostituito il precedente "tasso solido".
E’ evidente che il mercato ha anticipato questa variazione, tant’è che i rendimenti obbligazionari non hanno reagito (il 2 anni è rimasto al 2,67% e il 10 anni in realtà è sceso di circa mezzo punto base al 2,98%), mentre i mercati valutari hanno evidenziato giusto qualche piccola reazione (anche se stamattina stiamo riscontrando un leggero rafforzamento del dollaro, ma pare più legato alle vicende commerciali piuttosto che una correlazione con la Fed).
Sul tema tassi il FOMC porterà avanti "ulteriori aumenti graduali", da ciò si evince che Powell & Co non avevano la minima intenzione di creare i presupposti per reazioni improvvise sui mercati.
Di contro è tornato alla ribalta l’argomento scottante, quello delle tariffe, con gli Stati Uniti che minacciano di incrementarle al 25% (non più il 10%) su $ 200 miliardi di prodotti provenienti dalla Cina.
La reazione dell’azionario è stata negativa, soprattutto sul comparto asiatico. Ora che la FED è alle spalle gli operatori si concentreranno sulla terza delle banche centrali del G4: la Bank of England.
Il meeting odierno sarà sicuramente ben più interessante, difatti è previsto un aumento del costo del denaro a 25 punti base (allo 0,75%), ma la chiave di volta sarà rappresentata dalla votazione del board. Votazione che dovrebbe essere 7-2 a favore di un rialzo, lecito attendersi grande volatilità anche perché verrà rilasciato il rapporto sull’inflazione e poi parlerà Carney.
Ma con tutte le incertezze e punti interrogativi della Brexit sulla sostenibilità della crescita, si tratterà di un rialzo “colomba”? Ce lo dirà Carney, che a maggio fu definito un "fidanzato inaffidabile".
Wall Street chiudeva la sessione di ieri in negativo, con l'indice SP 500 -0,1% a 2813 punti e i futures sono ancora in calo -0,2%. Come detto male i listini asiatici, con il Nikkei -1,0% ed anche l’azionario europeo sta partendo col piede sbagliato.
Nel forex abbiamo detto del lieve apprezzamento del dollaro, ma è interessante evidenziare anche uno yen in rinforzo. Sul fronte materie prime l’Oro ha ripreso vigore e permane in fase di snervante lateralità, mentre il petrolio dopo un timido rimbalzo sembra voler riprendere la corsa ribassista.
Sul fronte macroeconomico oltre alla BoJ andrà tenuto d’occhio il PMI delle costruzioni UK: ore 10:30 la pubblicazione, che dovrebbe attestarsi a 52,8 (53,1 il mese scorso). Gli ordini di fabbrica USA verranno rilasciati alle ore 16, previsti in crescita del + 0,7% (un miglioramento rispetto allo + 0,4% del mese scorso).