Ieri pomeriggio il dollaro USA si è apprezzato in modo diffuso, dopo che, durante la sua audizione al Congresso, il nuovo presidente della Federal Reserve ha fatto dei commenti da falco.
Jerome Powell ha rivisto al rialzo la sua valutazione dell’economia USA, suggerendo che la Fed potrebbe aumentare gli oneri di finanziamento quattro volte nell’anno in corso, rispetto ai 3 rialzi previsti dai partecipanti al mercato e segnalati finora dalla banca centrale.
L'Indice del Dollaro ha sfondato il livello di resistenza a 90,0, stabilizzandosi intorno a 90,45 dopo il marcato calo dell’EUR/USD e il continuo rally dell’USD/CHF.
La moneta unica ha ceduto l’1%, scendendo a $1,2220, mentre il dollaro è salito a 0,9415 contro il franco svizzero.
Sul fronte azionario, le azioni sono scese in modo generalizzato, con l’S&P 500 in calo dell’1,27%, a 2.744 punti, e il Dow Jones a 25.410 punti, in flessione dell’1,16% su base giornaliera.
Sul mercato dei bond, i rendimenti dei titoli del Tesoro USA si sono impennati sull’onda dei commenti di Powell; il rendimento dei decennali ha toccato il 2,92%, mentre, per quanto riguarda i titoli a scadenza breve, il rendimento dei titoli a 2 anni ha fatto registrare un nuovo massimo da 9 anni pari al 2,28%.
Ci sembra che gli investitori non sappiano come muoversi, poiché gli effetti di tassi di finanziamento più elevati avranno varie implicazioni sull’economia USA.
Potrebbero, infatti, innescare un rallentamento della crescita dovuto all’aumento del costo dell’indebitamento per cui per aziende private e consumatori sarebbe più difficile prendere denaro in prestito, facendo aumentare anche il debito del governo.
D’altro canto, renderebbe il dollaro più attraente per gli investitori. Per ora sembra che il mercato sia ancora indeciso: il biglietto verde si muove ancora all’interno di fasce contro le altre valute principali.