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Borse contrastate, petrolio a picco su uscita dello US Oil Fund

Pubblicato 28.04.2020, 14:13
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I mercati azionari USA ed europei hanno chiuso in deciso rialzo lunedì, sebbene crescano le apprensioni sui dati riferiti al PIL in uscita nei prossimi giorni.

Borse contrastate in Asia: il Nikkei (-0,28%) e l’ASX 200 (-0,50%) hanno ceduto terreno, mentre il Composite di Shanghai (+0,11%) e l’Hang Seng (+0,77%) hanno registrato rialzi moderati.

I futures sul FTSE (+0,17%) e sul DAX (+0,33%) suggeriscono un avvio lievemente positivo in Europa, mentre i futures USA segnalano perdite a New York.

I titoli del comparto energia probabilmente storneranno i guadagni di ieri, dopo il crollo del 25% del greggio WTI, sulla scia dello spostamento improvviso dello US Oil Fund dai contratti di giugno a quelli in scadenza da luglio 2020 a giugno 2021, per effetto delle limitazioni imposte da regolatori e broker. Il greggio WTI ha scambiato a $10 al barile, e prevalgono i rischi al ribasso. Uno dei problemi principali è che al momento nessuno vuole o ha bisogno di petrolio. Alla scadenza di ogni contratto mensile, potremmo quindi assistere a forti oscillazioni del prezzo al ribasso, perché gli investitori liquideranno le posizioni per evitare la consegna fisica. E sappiamo che il prezzo del petrolio potrebbe diventare ancor più negativo dei livelli visti per i contratti di maggio; stando alle voci, potrebbe crollare a -$100 al barile. Viste le circostanze, gli investitori di medio e lungo termine sono introvabili. Il mercato petrolifero è quindi nelle mani dei trader di breve termine e la volatilità del prezzo è destinata a continuare, con una decisa inclinazione al ribasso.

Sul mercato di cambi, l’indice del dollaro USA si è rafforzato appena sopra la soglia dei 100 punti, sulla scia dell’attenuarsi della propensione al rischio globale.

Oggi inizia la riunione di due giorni della Federal Reserve (Fed). La Fed non dovrebbe intervenire alla riunione di questo mese, poiché ha già azzerato i tassi per fornire il supporto necessario all’economia colpita dal coronavirus, e ha già fatto tutto il possibile per mantenere una liquidità regolare sui mercati monetari a breve termine.

Sul fronte dei dati, gli investitori monitoreranno l’indice sulla fiducia dei consumatori USA, che dovrebbe essere precipitato a 90 punti dai 120 registrati il mese precedente, la bilancia commerciale, le vendite al dettaglio e le giacenze dei grossisti, per chiudere con l’indice sul manifatturiero di aprile della Fed di Richmond. Dati economici deboli potrebbero rafforzare le attese su una Fed colomba, ma non abbatteranno il dollaro USA, perché alla riunione di questa settimana la Fed può fare ben poco, se non ripetere di essere pronta a fare di più in caso di necessità. Ciò che interessa davvero agli investitori sono le cifre sul PIL riferite al primo trimestre, che saranno pubblicate prima della decisione della Fed mercoledì. A nostro avviso, il dollaro USA continuerà a muoversi sulla base della propensione al rischio globale, piuttosto che sulle attese di ciò che farà la Fed. Il deterioramento della propensione al rischio dovrebbe continuare a tradursi in un dollaro più forte, mentre un mercato propenso al rischio dovrebbe portare a un indebolimento del biglietto verde. Paradossalmente, dunque, più deboli saranno i dati USA, più forte dovrebbe essere il dollaro USA.

In Europa, la mancanza di chiarezza sul pacchetto di stimoli fiscali ha fatto spostare l’attenzione degli investitori sulla riunione della Banca Centrale Europea (BCE), facendo aumentare le speculazioni sull’acquisto di bond spazzatura da parte della BCE per sostenere ulteriormente le aziende dell’Eurozona. In vista della riunione, l’euro probabilmente rimarrà sotto pressione per le aspettative su una BCE colomba, anche se non è certo che al momento la banca sia incline ad annunciare ulteriori misure. Andare corti sull’EUR/JPY potrebbe essere un’operazione interessante, prima della decisione della BCE, per chi scommette su un euro più debole, lasciando fuori dai giochi il dollaro USA, impegnato nella sua battaglia. Il binomio yen stabile contro euro fragile potrebbe far scendere la coppia a 115 e anche più giù.

Nel frattempo, l’EUR/USD dovrebbe imbattersi in solide offerte man mano che si avvicina al manico a 1,09.

Oltremanica, questa settimana il rientro al lavoro di Boris Johnson potrebbe dare una scossa alla sterlina che altrimenti, vista la penuria di dati e appuntamenti economici, seguirebbe le rotazioni del dollaro. Dubitiamo che Boris Johnson abbia assunto un’impostazione più morbida sulla Brexit, nelle ultime settimane molti funzionari britannici hanno infatti ribadito che il Regno Unito non accetterà un rinvio della scadenza per la Brexit. Una dichiarazione decisa a questo proposito potrebbe riportare la sterlina sotto pressione. Visti i rischi al ribasso che incombono per la sterlina, ci aspettiamo discrete offerte vicino a quota 1,25, e una solida resistenza prima di 1,2730, la media mobile a 200 giorni.

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