Spesso analizzare i grafici azionari nella valuta di riferimento potrebbe essere fuorviante e impedire una accurata valutazione del trend effettivo. Cosa accadrebbe se si analizzassero SP500, Eurostoxx e Ftsemib in valuta diversa da quella domestica?
SP500. Si noterebbe come l’unica situazione in cui l’euro era sotto la parità è coinciso con la discesa della bolla dot.com del 2000. Altro dato interessante è dato dal recupero dei massimi del 2000, in termini di euro, che si è verificato circa nel 2015: lo SP500 in euro è simile alle quotazioni del Nasdaq! Da questo dato si percepisce il gap tra tecnologia US ed europea. Nel breve periodo invece è palese come il drawdown dai massimi storici è minore se considerati i prezzi in euro.
Eurostoxx. Mentre in termini di euro nel 2021 l’indice si è avvicinato molto ai top del 2007, considerando il valore in dollari invece la distanza dai top del 2007 è maggiore, di molto. Un indice che va benino a livello domestico, ma che arranca in termini internazionali. La discesa dai massimi recenti, in termini di dollari, porta l’indice più in basso rispetto alle quotazioni in euro.
Ftsemib. La prima distorsione evidente è data dal top del 2007 in dollari, maggiore, di molto, rispetto a quello del 2000 (come per l’Eruostoxx). Altro dato illuminante: la vera resistenza della lateralità che esiste dal 2009 è sulla resistenza dei 4.000 $che non è stata superata con gli ultimi massimi. Anche per l’indice italiano l’ultima discesa è stata più penalizzante in termini di dollari.
Attenzione quindi, se non ci dovesse essere un intervento tra banche centrali con uno swap in dollari (operazioni che esistono, non a caso, da dicembre 2007), c’è il rischio della perdita di parità dell’euro contro il dollaro con valori inferiori per l’euro e rischi di sell off come nel 2000. Erano altri tempi, erano altre banche centrali, almeno lo speriamo.