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FX: attesi aumenti dei tassi in NZ e CA, previsioni IPC USA

Pubblicato 13.07.2022, 10:04
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 12 luglio 2022

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Il ciclo dell’inasprimento globale continua nelle prossime 24 ore, con due banche centrali pronte ad alzare i tassi di interesse. Nella seduta asiatica, la Reserve Bank of New Zealand dovrebbe decider il terzo aumento consecutivo di 50 punti base. Un altro aumento di mezzo punto porterebbe il tasso di interesse al 2,5%. La RBNZ è stata una delle prime banche centrali ad aumentare i tassi di interesse dopo la pandemia.  

L’inflazione in Nuova Zelanda è al massimo di 30 anni, ma la RBNZ sta lottando con la pressione dei prezzi con aumento dei tassi di interesse fino a 175 punti base da ottobre. Di conseguenza, sta rallentando la crescita, il mercato immobiliare si sta raffreddando e la fiducia dei consumatori si sta indebolendo. Con l’economia che si è contratta nel primo trimestre, l’inasprimento delle condizioni finanziarie in tutto il mondo, la lotta della Cina contro il COVID e i timori di una recessione globale, potrebbero esserci le condizioni per ulteriori aumenti dei tassi nel secondo semestre dell’anno. L’inflazione è vicina al picco. Non solo il prezzo del petrolio è sceso del 22% dal picco di giugno, ma l’aumento dei tassi di interesse sta avendo un effetto notevole sui prezzi delle case. Le scorte delle aziende sono in salita, mentre l’aumento degli stipendi tende a scendere con il raffreddamento del mercato del lavoro.

Se abbiamo ragione e la RBNZ esprimerà dei timori sui venti contrari per l’economia lasciando intendere che i prossimi aumenti dei tassi saranno minori, il dollaro neozelandese scenderà ad un nuovo minimo di due anni contro il dollaro USA. Tuttavia, se la RBNZ dovesse concentrarsi solo sulla necessità di contenere l’inflazione, il cambio NZD/USD, in selloff sei degli ultimi sette giorni di scambi, segnerà un rally sullo short covering. I rialzi maggiori sarebbero contro  euro, franco svizzero e dollaro australiano

Anche dalla Banca del Canada ci si attende un aumento dei tassi, in questo caso di 75 punti base al 2,25%. Per essere chiari, gli economisti si aspettano un aumento di 50 punti base, ma il mercato ha già considerato un aumento di 75 punti base, il maggiore aumento singolo dal 1994.

Sebbene il rapporto sul mercato del lavoro della scorsa settimana abbia mostrato un calo inaspettato della crescita dei posti di lavoro, l’economia canadese, il mercato immobiliare e quello del lavoro sono solidi. Il Canada non deve affrontare gli stessi venti contrari dell’Europa o dell’Asia e riceve una spinta dalla forza del dollaro americano. Con l’inflazione al ritmo più veloce degli ultimi quarant’anni, mercoledì la Banca centrale canadese compirà un passo importante per riportare i tassi nella fascia neutrale compresa tra il 2% e il 3%. Ora ci chiediamo: quanto si spingerà oltre dopo il rialzo di luglio?

Il rischio di recessione in un contesto di tassi in aumento preoccupa molte banche centrali e, sebbene molti canadesi ritengano che il Paese sia già in recessione, l’economia canadese continua a funzionare a pieno ritmo. Il mercato del lavoro in piena espansione eviterà un forte rallentamento. Non c’è dubbio che l’impegno della Bank of Canada ad aumentare i tassi sarà più forte di quello della Reserve Bank of New Zealand. Il rafforzamento del dollaro americano sta facendo salire ulteriormente l’inflazione. Nel lungo periodo, l’economia canadese potrebbe subire un rallentamento più forte, ma nel breve periodo le pressioni inflazionistiche esistenti potrebbero lasciare la BoC nella sua posizione aggressiva. Una tale prospettiva rinnoverà il rally del dollaro canadese e consoliderà la dominanza del loonie contro altre importanti valute, determinando leading to further losses for pairs like AUD/CAD and EUR/CAD and gains for CAD/JPY and CAD/CHF.

Per mercoledì sono attesi i prezzi al consumo. Si prevede che i prezzi tocchino dei massimi storici, ma molti operatori credono che l’inflazione abbia raggiunto il picco. L’aumento dei tassi di interesse sta avendo un effetto notevole sul prezzo del petrolio, in calo del 22% dal massimo di giugno. Le scorte delle aziende stanno salendo e le assunzioni stanno diminuendo. Per tutti questi motivi il dollaro USA potrebbe trascurare un report IPC forte. Infine, le prese di profitto si iniziano a sentire sul biglietto verde, in calo contro la maggior parte delle principali valute.

L’euro ha testato la parità contro il dollaro USA. La fiducia degli investitori tedeschi è crollata al minimo di 11 anni nel mese di luglio. I timori sull’inflazione sono peggiorati sulla scia della crisi energetica. La banca centrale europea dovrebbe alzare i tassi questo mese e gli ultimi sviluppi fanno pensare ad un aumento di 25 punti base.

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