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Gli Stati Uniti continuano ad essere il faro del mondo

Pubblicato 22.12.2023, 15:54
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In tempi come questi, giova ricordare che ci sono sempre stati tempi come questi (P. Harvey).


Ordini USA di beni durevoli MoM di novembre in uscita oggi alle 14:30 (stima +1,7% contro -5,4% di ottobre). Alle 16:00è la volta della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di dicembre (stima 69,4 punti contro 61,3 di novembre) e la vendita di nuove case di novembre (stima 695k contro 679k di ottobre).
 
Ieri la seconda lettura del PIL USA del 3Q23 è stata rivista al 4,9% (dal 5,2% della prima lettura). Più basse sono risultate anche le richieste settimanali USA alla disoccupazione rispetto alla stima (205k contro 2014k attese), ma superiori a quelle della scorsa settimana (203k).
 
L’economia degli Stati Uniti si è rivelata sorprendentemente resiliente negli ultimi tre e dieci anni. Quali sono i motivi di questa forza? Chiudendo il 2023, con circa il 40% del decennio alle spalle, abbiamo pensato che sarebbe stato un buon momento per valutare la posizione degli USA nella gerarchia economica globale. Più specificamente, di fronte a un'epidemia mondiale, guerre in Europa e Medio Oriente, un picco a livelli record nell'inflazione globale e un ciclo aggressivo di stretta monetaria della banca centrale e relazioni globali deteriorate con la Cina, volevamo valutare come gli Stati Uniti se la siano cavata attraverso le turbolenze di questo decennio. La nostra conclusione: sorprendentemente bene.
 
Infatti, nonostante una serie di scosse globali, l'economia degli Stati Uniti ha continuato a progredire in questo decennio, mentre altre, in particolare l’Europa, ha avuto più di una difficoltà. Solo negli ultimi quattro anni, l'economia degli Stati Uniti, misurata dal PIL nominale, ha aggiunto altri 6 trilioni di dollari alla sua base economica, portando l'output totale degli Stati Uniti a circa 27 trilioni di dollari quest'anno. Quello che gli Stati Uniti hanno aggiunto in output totale in questo decennio è quasi tanto quanto l'intero guadagno dell'ultimo decennio (7 trilioni di dollari), e molto più rispetto ai guadagni incrementali in periodi precedenti. Inoltre, la quota dell'America nel PIL mondiale, stimata al 26% per il 2023, è più alta rispetto all'inizio del decennio (24,8%). Ancora più impressionante, il contributo dell'America al PIL mondiale che è praticamente lo stesso di quello del 1980. Nonostante la narrativa prevalente di un declino dell'America, come notato in un recente articolo su Foreign Affairs, l'America è ancora al primo posto.
 
Di fatto, nessun paese al mondo si è rivelato così dinamico, resiliente, produttivo, diversificato e ricco come gli Stati Uniti. Non per semplificare troppo, ma è proprio così. Le politiche monetarie e fiscali ultra accomodanti di questo decennio hanno contribuito a spingere la crescita nominale del PIL degli Stati Uniti. Ma questa è appena una parte della storia. Non esiste nel mondo un'economia che guida o domina in così tanti settori diversi, che vanno dall'agricoltura all'aerospaziale, dall'istruzione all'intrattenimento, e dalla tecnologia ai trasporti, per citare solo alcuni settori.
 
Se vogliamo è forse troppo facile liquidare i guadagni eccezionali dell'S&P 500 di quest'anno all'outperformance di soli sette società, le cosiddette Magnificent 7. Ma quale paese non darebbe tutto per avere questo gruppo, o anche un paio di Magnificent 7? Da un altro punto di vista potremmo chiederci perché queste aziende sono basate negli Stati Uniti e non altrove. La risposta è facile: perché il DNA imprenditoriale dell'America, unito alle sue università di classe mondiale, ai profondi mercati finanziari e alla cultura del rischio e del reward, è insuperabile.
 
Nessun paese è per esempio in grado di incubare meglio nuove aziende, nuove industrie, nuove fonti di guadagno futuro rispetto agli Stati Uniti. Dove altro nel mondo Elon Musk, nominato l'uomo più ricco del pianeta, potrebbe avviare una casa automobilistica che ora ha una capitalizzazione di mercato di $761 miliardi, quasi due volte superiore al PIL del suo paese natale, il Sudafrica ($405 miliardi). La capitalizzazione di mercato dei Magnificent 7, pari a $10 trilioni, è maggiore della capitalizzazione di mercato combinata degli indici FTSE 100, Nikkei 225 e CAC 40, pari a $9,3 trilioni, perché queste aziende, oltre a dominare le tecnologie attuali come il cloud computing, le piattaforme di social media, Internet, stanno ora spingendo sulla prossima frontiera: l'intelligenza artificiale e la biotecnologia/ingegneria. Queste aziende stanno trascinando gli Stati Uniti verso il futuro, mentre molte parti del mondo languono nel presente.
 
Lo stesso vale per l'energia. Uno dei segreti meglio custoditi a Wall Street è il fatto sorprendente che il più grande produttore di petrolio e gas del mondo sono gli Stati Uniti. Dal 2004, la produzione di petrolio è più che raddoppiata, passando da meno di 5 milioni di barili al giorno (bpd) nel 2005 a oltre 13 milioni di bpd di fine ottobre 2023. Tutto questo, mentre gli Stati Uniti continuano a consolidare la loro posizione di guida nelle energie rinnovabili come il vento e l'energia solare. Oggi l'America è un superpotere energetico a più teste il che, nel mondo geopolitico attuale, dà agli Stati Uniti un premio rispetto alla maggior parte degli altri stati.
 
Tale premio, oltre ad altre variabili, ha sostenuto la performance superiore degli Equities statunitensi in questo decennio rispetto ad altre parti del mondo. I mercati azionari statunitensi (misurati dall'indice MSCI) hanno nettamente battuto il resto del mondo, registrando un rendimento totale del 53% fino al 20 dicembre. Al contrario, i rendimenti nello stesso periodo sono stati del 17,5% per i mercati sviluppati internazionali, esclusi gli Stati Uniti, -3,9% per i mercati emergenti e -31,7% per la Cina.
 
Ancora nel 2023, gli Equities internazionali sembrano destinati a rimanere indietro rispetto ai mercati statunitensi per l'ottavo anno negli ultimi 10 anni. La performance degli Stati Uniti, a sua volta, ha portato la quota di capitalizzazione di mercato globale al suo livello più alto (57%) dal 2004. Inquadrando più ampiamente, i Magnificent 7 non hanno solo dominato in patria, ma anche all'estero. Dal principio di questo decennio, la quota di capitalizzazione di mercato globale degli Stati Uniti è aumentata del 8%.
 
Il decennio è ancora giovane e il passato è raramente prologo. Inoltre, la crescita economica rallentata, le tensioni commerciali con la Cina, l'incertezza legata alle elezioni del 2024, tutti questi fattori rappresentano ostacoli a breve termine per il contesto degli investimenti negli Stati Uniti. Non ci sono ovviamente garanzie che gli Stati Uniti continueranno a superare e a essere migliori del resto del mondo man mano che il decennio si sviluppa.
 
Ma detto questo, sappiamo però che gli anni '20 non sono un decennio ordinario. Pandemie, guerre, inflazione, polarizzazione politica, scosse sismiche, sono diventate comuni mettendo alla prova e sfidando la resilienza delle nazioni. Il risultato: i futuri rendimenti di mercato saranno determinati dalla resilienza e dall'adattabilità delle nazioni, e in questo benchmark, gli Stati Uniti rimangono in testa. Chiaro quindi che l’allocazione del portafoglio debba essere strutturata tenendo conto dei vantaggi competitivi di lungo periodo dell’economia USA.
 
 
 
 

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