L’ultimo rapporto ADP è risultato più debole del previsto, le società USA hanno infatti creato meno posti del lavoro del previsto.
Le buste paga private di giugno sono aumentate di 177 mila unità rispetto alle 190 mila previste, invece la lettura precedente è stata rivista al rialzo, a 189 mila unità. La scorsa settimana le richieste iniziali di disoccupazione sono salite di tre mila unità, a 231 mila, mentre i partecipanti al mercato avevano previsto una lettura più vicina alle 225 mila unità.
Oggi sarà pubblicato il dato sulle buste paga non agricole (NFP) di giugno, che dovrebbe essere sceso a 195 mila unità (rispetto alle 223 mila di maggio).
Stando all’ultima previsione, il tasso di disoccupazione dovrebbe essere rimasto al 3,8%. Come sempre, gli investitori monitoreranno con attenzione eventuali segnali di miglioramento nelle retribuzioni.
La crescita delle retribuzioni è infatti l’unico pezzo mancante del puzzle della piena occupazione. Nonostante il netto miglioramento del mercato del lavoro, alla crescita dell’inflazione non è corrisposta quella delle retribuzioni. Se adeguati all’inflazione, negli ultimi dodici mesi i costi del lavoro sono aumentati (solo dello 0,3% a/a a maggio).
In questa fase difficile, gli investitori presteranno però minor attenzione ai dati reali e si concentreranno sugli sviluppi della guerra commerciale fra USA e Cina.
Il primo attacco è arrivato venerdì dalla Casa Bianca: Donald Trump ha imposto nuovi dazi su importazioni cinesi per $34 miliardi di dollari e ha minacciato che potrebbero diventare 550 miliardi in caso di rappresaglie dalla Cina.
L’amministrazione USA intende inoltre estendere i dati ad altre merci per un valore di $16 miliardi.
La Cina probabilmente non farà un passo indietro, quindi le cose non faranno che peggiorare.
Stamattina i mercati finanziari sono relativamente stabili, il che suggerisce che gli investitori non sanno davvero come posizionarsi in previsione di una guerra commerciale globale.
L’Indice del Dollaro è sceso dello 0,10%, a 94,30 punti, la moneta unica è salita dello 0,20% a 1,1715, mentre il franco svizzero e lo yen giapponese hanno annaspato.
Lo yuan cinese è sceso solo dello 0,10%. Le borse sono tutte positive e i rendimenti dei titoli di Stato sono rimasti relativamente stabili su entrambe le sponde dell’Atlantico.