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I certificati difensivi per il 2020

Pubblicato 21.01.2020, 09:22
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Una piccola selezione di certificati sotto la lente per un 2020 da affrontare con la dovuta tranquillità. Airbag o barriere profonde potrebbero rappresentare il binomio vincente

Archiviato uno dei migliori anni borsistici dell’ultimo decennio, i mercati azionari non sembrano avere alcuna voglia di tirare il fiato e ogni tentativo di ribasso è stato finora considerato un “buy on the dips” . L’eccezionale liquidità sui mercati che non trova rendimenti obbligazionari positivi se non sulle scadenze superiori ai 15 anni, le politiche monetarie delle Banche Centrali e il diffuso utilizzo delle operazioni di buy back, non più solamente negli Stati Uniti ma anche in Europa, stanno producendo un circolo virtuoso che non offre sbocchi diversi dal mercato azionario.

Non sorprendono in questo contesto i record storici ritoccati a ripetizione dai listini americani, con il Nasdaq oltre i 9000 punti e il Dow Jones a quota 29000 punti o i rally messi a segno da titoli come Tesla, che dai 170 dollari di pochi mesi fa ha raggiunti i 545 dollari ad azione, capitalizzando sulla base delle aspettative quanto GM e Ford messe assieme. Tuttavia, soprattutto in Europa, i livelli raggiunti in questi ultimi giorni non sono affatto casuali. Se si guarda all’andamento dell’indice Eurostoxx 50, i valori a cui ci si sta avvicinando corrispondono ai massimi del 2015 mentre sul FTSE Mib l’area dei 24000/24500 punti assume ancora più rilevanza, essendo la parte superiore di un ampio canale laterale in cui l’indice si sta muovendo ormai sin dal 2009.

Finora, nelle occasioni in cui il Ftse Mib ha tentato l’allungo oltre i 24500 punti (2009; 2015; 2018) la resistenza ha sempre respinto gli acquisti scatenando un successivo ribasso che, tuttavia, ha finora registrato sempre minimi crescenti. Oltreoceano, si prenda un grafico giornaliero dell’indice S&P500 degli ultimi 20 anni e si disegni una media mobile a 200 giorni: come si potrà notare, il gap tra l’ultima chiusura dell’indice e la sua media è arrivato a toccare una delle sue massime ampiezze ( 11,2% la distanza tra i due valori) e solamente il 26 gennaio 2018 – in 20 anni – questa ha sfiorato il 14%.

Attenzione dunque perché la corda appare abbastanza tirata. Alla luce di quanto osservato e consapevoli che le strategie di copertura di portafoglio con i certificati “Reverse” non hanno finora funzionato a dovere, a causa dell’allungo eccezionale di alcuni titoli come Tesla, AMD o STMicroelectronics, vediamo in che modo è possibile continuare a trovare rendimenti sul mercato senza esporsi totalmente al rischio di errato market timing. Se molti asset hanno corso parecchio, è forse arrivato il momento di consolidare i guadagni e spostarsi su quei certificati che a fronte di qualche rinuncia sul fronte dei rendimenti massimi conseguibili, garantiscono margini di flessibilità più ampi e sono in grado quindi di affrontare senza conseguenze fasi anche fortemente instabili. Non solo diversificazione, ma un vero e proprio repricing del rischio di mercato del portafoglio potrebbe fare la differenza nel corso del 2020.

Nell’ambito dell’offerta di payoff che l’industria dei Certificates sta proponendo sul mercato, abbiamo chiuso il cerchio su tre differenti tipologie di prodotto ovvero Phoenix a barriera molto profonda, Phoenix Airbag e Phoenix Reverse Airbag, mantenendo quindi costante una caratteristica imprescindibile come il premio periodico. La profondità della barriera, l’effetto Airbag come doppia protezione anche al di sotto del livello invalidante, e un Reverse in ottica di protezione ma anch’esso dotato di Airbag, rappresentano una valida triade per affrontare le insidie del mercato azionario per almeno la prima metà del 2020.

PHOENIX MEMORY AIRBAG (ISIN CH0508210124)

Enel, FCA (MI:FCHA) e Unicredit (MI:CRDI), un’altra triade di titoli tra i più diffusi nei portafogli dei risparmiatori sulla quale Leonteq ha agganciato un nuovo e recente Phoenix Memory Airbag. La collaudata struttura dei Phoenix a premi periodici si è dotata nel corso dell’anno anche di un fattore di protezione aggiuntiva nel caso di eventuali discese dei sottostanti al di sotto del livello barriera. Questa opzione aggiuntiva consente agli investitori di vedere ridotti i rischi tipici di una barriera invalidante, dove in caso di evento knock-out si è costretti a subire un brusco riallineamento alla componente lineare.

Questo certificato così come strutturato presenta tre elementi distintivi che aumentano sensibilmente non solo la protezione ma anche la flessibilità e l’asimmetria. In questo Phoenix Memory Airbag c’è infatti la barriera capitale posizionata al 50% dello strike iniziale, la barriera di tipo europea (rilevazione solo a scadenza) e l’effetto Airbag o anche detto “low strike”. Se eventuali escursioni durante la vita del prodotto non pregiudicano nessuna delle potenzialità del certificato, in quanto presente peraltro anche l’effetto memoria sui premi intermedi dello 0,416% su base mensile, anche a scadenza grazie all’effetto Airbag le perdite saranno oltremodo attenuate. Meccanismo che rende questa tipologia di prodotto particolarmente adatta anche a quella fascia di clientela poco avvezza al rischio.

Andando per gradi, il certificato prevede una scadenza massima quinquennale e premi mensili dello 0,416% vincolati al rispetto del trigger del 50%. Ciò significa che purchè i sottostanti non perdano più di metà del proprio valore, il certificato è in grado di pagare premi su base annua del 4,992%. A partire dal sesto mese, ovvero dal 4 giungo 2020, parallelamente al meccanismo di pagamento dei premi mensili periodici si affiancherà anche l’opzione autocallable per la possibilità del rimborso anticipato al rispetto del 100% degli strike iniziali. Con questo meccanismo si potrà arrivare fino alla naturale scadenza, dove l’unico aspetto da approfondire è quello legato ad una rilevazione inferiore al 50% da parte del worst of.

Il certificato così strutturato, consente all’investitore di subire perdite oltre il livello barriera, già particolarmente profondo e sulla carta “conservativo”, in maniera meno che proporzionale, in caso di discese di anche solo uno dei tre sottostanti al di sotto del livello condizionatamente protetto. Calcolatrice alla mano, in presenza di una barriera posizionata al 50% del valore iniziale, il fattore Airbag è pari a 2, ovvero 1000 (nominale) diviso 500 (barriera). Ora ipotizzando che alla data di valutazione finale il sottostante peggiore venga rilevato al -52% del proprio strike iniziale, quindi al di sotto del livello barriera (50%), il rimborso sulla base della componente lineare sarebbe pari a 480 euro, ovvero il -48% dei 1000 euro nominali, ma grazie al fattore Airbag pari a 2, sarà in realtà di 960 euro (480x2).

Questo significa che in presenza di una perdita del 52% da parte di uno dei tre sottostanti, la perdita effettiva per l’investitore in questo Phoenix Memory Airbag ammonterà al 4%. Un meccanismo che oggettivamente accentua in maniera significativa la protezione. Con due dei tre sottostanti ben sopra la pari, il certificato viene attualmente scambiato a quota 1008 euro a causa del -6% di FCA.

PHOENIX MEMORY (ISIN GB00BKD5C050)

E’ l’americana Goldman Sachs l’emittente che più di tutte ha spinto le barriere verso il basso a cavallo tra il 2019 e 2020. L’ultima serie di certificati con cedole più conservative ( mediamente il 2% p.a.) offre una barriera al 35% dei livelli iniziali dei sottostanti e si candida come idea di investimento dallo spiccato connotato difensivo. Un’emissione giunta sul mercato sul finire del 2019 prospetta invece un ottimo rapporto rischio-rendimento, offrendo cedole mensili dello 0,30% ( 3,6% p.a.) e una barriera al 45% su due dei titoli più in forma del listino italiano nell’ultimo anno.

I titoli su cui implicitamente punta il Phoenix Memory di GS sono Ferrari e Azimut, entrambe partite con il passo giusto anche nel 2020, e alla tenuta dei livelli di prezzo pari a 66,555 euro e 9,7335 euro è condizionato il successo della strategia. Più in particolare, con cadenza mensile verranno osservati i due livelli e se i due titoli si troveranno al di sopra, il certificato pagherà un premio dello 0,30% ( con effetto memoria, semmai servisse in questo genere di struttura cosi difensiva) ; a partire da settembre 2020, qualora entrambi i titoli si trovino oltre i propri livelli iniziali, il certificato liquiderà anticipatamente il capitale, con la condizione richiesta per l’esercizio dell’opzione autocallable che scenderà del 5% ogni anno.

Nell’ipotesi, fin qui remota dati i rialzi già accumulati dai due titoli dai valori strike fissati il 9 dicembre scorso, che il certificato giunga alla sua scadenza di dicembre 2023, il capitale verrà restituito interamente a fronte dell’ultima osservazione dei livelli barriera già descritti in precedenza, ovvero solo nel caso in cui uno dei titoli registri una performance negativa superiore al 55% dagli strike iniziali sarà possibile subire una perdita in conto capitale – che a quel punto sarà assimilabile a quella realizzata dal titolo stesso -.

Quotato sopra la pari per effetto del buon andamento dei due titoli, è uno dei migliori certificati da tenere sotto osservazione per la quota di portafoglio a basso rischio ma rendimento potenziale molto attraente.

PHOENIX MEMORY (ISIN DE000MS8JM74)

Ancora una delle principali banche mondiali, Morgan Stanley in questo caso, è emittente di uno dei certificati più recenti con strike in linea con il mercato e profilo difensivo. Il certificato in questione è un Phoenix Memory legato a tre titoli del listino italiano, due del lusso -Moncler e Ferrari – e l’immancabile Intesa Sanpaolo e prevede coupon mensili dello 0,50% , con effetto memoria, a condizione che nessuno dei tre titoli rilevi a un prezzo inferiore al 50% dei rispettivi strike iniziali fissati lo scorso 13 gennaio. A partire da gennaio 2021, inizialmente con trigger 100% e successivamente con schema decrescente del 5% annuo, il certificato potrà rimborsare anticipatamente il capitale mentre se giungerà alla scadenza dei 4 anni previsti, proteggerà interamente il capitale fino alle barriere poste al 50% dei rispettivi strike iniziali.

Conti alla mano, sarà sufficiente che a gennaio 2024 Intesa sia al di sopra di 1,1705 euro, Moncler oltre i 20,40 e Ferrari almeno a 77,825 euro, per essere certi di ricevere capitale e un rendimento annuo del 6%. Quotato appena sopra la pari, il certificato offre un ottimo profilo rischio-rendimento associato, cosi come il precedente di Goldman Sachs, a un elevato standing creditizio dell’emittente.

PHOENIX MEMORY REVERSE AIRBAG (ISIN XS1973531806)

In ottica di gestione del rischio, la carta da giocare potrebbe non essere solo quella di strumenti particolarmente flessibili o con barriere profonde. In misura ridotta rispetto ai precedenti, potrebbe però trovare posto nei portafogli, anche come strategia “core-satellite” quella tipologia di prodotti con facoltà short che meglio si possano adattare in fasi ribassiste, senza rinunciare però ai connotati di flessibilità qualora il trend dovesse proseguire al rialzo.

In quest’ottica si distingue il Phoenix Memory Reverse Aribag targato Credit Suisse, il cui prezzo risulta anche particolarmente interessante in quanto scambiato sotto la pari a quota 88 euro, per via di un basket sottostante che si è mosso in maniera particolarmente positiva. Nel basket sottostante trovano infatti spazio Fineco Bank, Tenaris, BPER e Amplifon, quest’ultima attuale best of con una performance positiva del 20%.

Il certificato prevede cedole mensili con memoria dello 0,5%, pari quindi al 6% annuo, a patto che il titolo con la migliore performance non superi il +35% dal proprio strike iniziale. A partire dalla rilevazione di ottobre 2020 oltre alla cedola il certificato può rimborsare anticipatamente qualora tutti i sottostanti siano ad un livello inferiore dello strike, per via della facoltà short. La corsa di Amplifon e anche quella di BPER (+19% e +13% dallo strike) ha portato a far scambiare sotto la pari il certificato, che così presenta rendimenti più alti rispetto all’emissione.

Buffer ridotto sul livello barriera, ma flessibilità assicurata dalla barriera al 135% di tipo europeo. Un buon compromesso per guadagnare anche con i mercati che scendono. Anche per questa emissione, oltre la barriera, entrerà in funzione il meccanismo Airbag che consentirà di ridurre le perdite in caso di rialzo da parte dei sottostanti eccedente il 135% dello strike. Più in particolare, ipotizzando un progresso del 40% da parte di un titolo, anziché ricevere un rimborso di 60 euro per certificato si riceverà un importo pari a 92,28 euro (60 x 1,538) sfruttando l’effetto moltiplicatore Airbag 1,538.

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