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I colossi energetici risentono dei prezzi del greggio? Stanno meglio di quanto crediate

Pubblicato 05.04.2017, 12:34
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 05.04.2017

Uno studio pubblicato questa settimana dal Wall Street Journal mostra che le principali compagnie petrolifere quotate in borsa “hanno flussi di cassa inferiori alle attese per l’anno in corso”. Secondo lo studio, Exxon Mobil (NYSE:XOM), Royal Dutch Shell (NYSE:RDSa), Chevron (NYSE:CVX), e BP (NYSE:BP) mostrano risultati negativi “sottraendo i dividendi e le spese per gli investimenti dal flusso di cassa operativo”.

Considerando il calo dei prezzi del petrolio, questi risultati mostrati dalle principali compagnie petrolifere erano effettivamente prevedibili e preferibili dagli investitori nel lungo termine. Il prezzo del petrolio è basso, ma le aziende pagano i dividendi - per accontentare gli investitori - e continuano ad investire in progetti importanti che avranno i loro frutti nel lungo raggio, quando il prezzo del petrolio si stabilizzerà su livelli più elevati.

Ad esempio, lo studio spiega che “Exxon ha speso circa 7 miliardi di dollari in più nello sviluppo di nuovi progetti e nei dividends nel 2016 rispetto a quanto generato dalla gestione operativa”. In altre parole, nonostante gli utili di Exxon siano scesi, l’azienda continua a prepararsi per il lungo termine. Le aziende energetiche fanno profitto e crescono grazie agli investimenti sul lungo termine in nuove esplorazioni, Ricerca e Sviluppo e produzione.

Un investitore che opera nel lungo termine sicuramente apprezzerà questo comportamento da parte dei colossi energetici, a patte che continuano a rimanere finanziariamente stabili. Con l’accesso ai capitali relativamente facile, asset di un certo peso e vantaggi di mercato eccezionali, tutti e quattro i colossi presi in esame sembrano assolutamente stabili nel lungo raggio. E se sono così stabili da affrontare il calo dei prezzi, un investitore nel lungo termine - uno che compra e mantiene - vuole vedere questo tipo di spese da parte delle aziende, che assicurano utili nel futuro.

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Questo studio non è soltanto un segnale positivo per la stabilità nel lungo termine di questi colossi energetici, ma lo è anche per alcune compagnie petrolifere statali. Ad esempio, mentre Aramco si prepara alla sua offerta pubblica iniziale (IPO), il suo successo e posizionamento verrà comparato a quello di questi giganti.

Mentre queste aziende offrono buoni dividendi agli investitori, Aramco ha generato le somme necessarie da versare al governo dell’Arabia Saudita che bastano a coprire il bilancio del paese (40 miliardi di dollari all’anno che coprono i costi operativi e gli investimenti capitali di Aramco, secondo il Ministro del petrolio saudita Khalid al Falih).

Aramco al contempo paga i propri costi operativi ed investe fortemente in progetti a lungo termine (in particolare nelle operazioni di downstream in tutto il globo). Nonostante Aramco stia versando nelle casse dell’Arabia Saudita meno di quanto facesse prima, le somme versate al governo sono superiori alla somma di tasse e dividendi versate da ognuno dei quattro colossi oggetto dello studio.

Gli investitori nel lungo termine dovrebbero apprezzare le aziende petrolifere che riescono a sopravvivere oggi, preparandosi al futuro ed accontentando i propri investitori. Se gli investitori nel breve termine continueranno a tenere giù i prezzi dei titoli questi colossi, i titoli potrebbero essere oggetto di acquisti speculativi per gli investimenti con un orizzonte più ampio.

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