La notizia dell’annuncio della Corea del Nord sul test della bomba a idrogeno non ha contribuito a calmare i nervi già a fior di pelle degli investitori. La dichiarazione è stata sostenuta dagli organi d’informazione, che hanno riferito di un terremoto “causato dall’uomo” nell’area in cui generalmente la Corea del Nord testa le sue testate nucleari.
Questa notizia preoccupante fa seguito all’escalation delle tensioni fra l’Arabia Saudita e l’Iran. Considerando la debolezza della crescita che trapela dai dati riferiti ai mercati emergenti, gli investitori hanno poco di che sperare per un ritorno della propensione al rischio.
Gli indici azionari regionali asiatici hanno chiuso in negativo, con l’Hang Seng e il Nikkei in calo di circa un punto percentuale. Vale la pena notare che l’indice composito di Dow Jones Shanghai ha guadagnato il 2,25%, nonostante il deludente PMI servizi cinese di Caixin riferito a dicembre, sceso da 51,2 a 50,2 punti.
L’intervento del governo cinese che, nella fattispecie, come riferito dall’agenzia Shanghai Securities News, ha prorogato il divieto sulle vendite di azioni degli azionisti principali delle aziende quotate, ha fornito un sollievo temporaneo.
Sul forex, i flussi verso i rifugi sicuri hanno avvantaggiato lo JPY e l’USD (ma c’è stata poca domanda di CHF). I dati deboli dalla Cina, la forza della coppia USD/CNY e i prezzi bassi delle materie prime indicano che si dovrebbe andare corti sull’AUD/USD. Stando ai dati IMM, i mercati rimangono lunghi, ciò lascia presagire sensibilità a nuove notizie negative dall’Australia. L’AUD/USD si è mosso sotto il supporto della linea di trend a .7120, il che lascia presagire un ulteriore indebolimento verso 0,7015.
Il nostro posizionamento rispecchia la nostra avversione al rischio, sulla scia dei crescenti rischi geopolitici e del traballante e sopravvalutato mercato azionario statunitense, che appare vulnerabile a una potenziale correzione.