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Il forex non va da nessuna parte

Pubblicato 12.05.2016, 10:42

Sui mercati finanziari la propensione al rischio continua a oscillare, perché le poche notizie danno agli operatori poche indicazioni cui aggrapparsi.

La volatilità implicita sul Forex è calata bruscamente, mentre si consolidano le fasce di oscillazione.

Gli indici azionari asiatici hanno avuto un andamento contrastato: il Nikkei ha guadagnato un marginale 0,30%, mentre l’indice composito di Shanghai e l’Hang Seng hanno ceduto rispettivamente lo 0,35% e lo 0,27%, perché gli utili deludenti hanno pesato sui corsi azionari.

I future sui listini europei puntano a un’apertura in ribasso. L’USD è rimasto praticamente invariato durante la seduta asiatica, ha guadagnato invece contro JPY, AUD e CNY (che è calato per il terzo giorno consecutivo), cedendo terreno contro il KRW e l’MYR.

Secondo noi, la debolezza di fascia dell’AUD è dovuta agli eventi in Cina e alle materie prime e non agli sviluppi interni, come la notizia che il nome del primo ministro australiano Malcolm Turnbull appare nei Panama papers. L’AUD/USD ha subito costanti pressioni a scendere, calando da 0,7380 a 0,7330. Il Petrolio Greggiosi è indebolito perché si fa sempre più probabile la ripresa della produzione di sabbie bituminose in Canada.

L’EUR/USD ha trascorso un’altra seduta bloccato in un pattern a singhiozzo di 20 pip. L’USD/JPY è rimbalzato dal minimo a 108,23 salendo fino a 109,00, mentre il governatore della BoJ Kuroda e Ito, un portavoce del primo ministro Abe, hanno fornito sostegno verbale per la debolezza dello yen.

In Brasile, i mercati attendono con cautela il voto del Senato sulla messa in stato d’accusa della Presidente Rousseff e si preparano ad altri disordini sociali. Tuttavia, nonostante l’incertezza e i declassamenti del rating sovrano che ne deriveranno, il BRL continua a rafforzarsi contro l’USD. Altrove, sempre in Sudamerica, il Venezuela ha dato avvio alle procedure per rimuovere il presidente Maduro.

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Oggi il Regno Unito sarà in primo piano per la riunione del CPM della BoE, la pubblicazione dei verbali e del rapporto sull’inflazione della BoE. Per quanto riguarda la decisione sul tasso, prevediamo, come il mercato, che la BoE non modificherà la sua politica.

Gli operatori si concentreranno sulla conferenza stampa che accompagnerà la decisione per eventuali riferimenti alla “Brexit”. Rispetto al tono dei verbali, non ci aspettiamo cambiamenti particolari prima dell’esito del referendum sull’UE, che sarà annunciato il 24 giugno. Inoltre, il Comitato farà probabilmente riferimento alla debolezza dei dati economici nel Regno Unito, suggerendo che essi sono dovuti alle crescenti incertezze sul referendum.

A giudicare dal dato di ieri sulla produzione industriale, che ha mostrato un rallentamento dell’espansione a un misero 0,3% m/m, è lecito aspettarsi un rapporto sull’inflazione pessimista. Il comitato dovrebbe abbassare le previsioni di crescita interne e internazionali, mentre le previsioni sull’inflazione dovrebbero rimanere invariate, anche se i rischi sono inclinati al ribasso. Inoltre, i mercati analizzeranno il modo in cui il rapporto sull’inflazione affronta il tema “Brexit” e le previsioni su ciò che succederà dopo il voto del 23 giugno.

Sospettiamo che l’esito avrà un profondo impatto sulle prospettive di crescita e inflazione nel Regno Unito, che finora la BoE non ha riconosciuto. La sterlina deve far fronte ai venti contrari generati dall’incertezza politica e legata agli eventi, con una forte sensibilità all’avversione al rischio. Il falso superamento di quota 1,4700 della coppia GBP/USD, che si è poi imbattuta nella resistenza dell’area di fornitura a 1,4800, indica un’inversione del momentum rialzista. Prevediamo una correzione ribassista verso 1,4298.

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In Europa, a marzo la produzione industriale dovrebbe attestarsi allo 0,0% rispetto al -0,8% m/m. Tuttavia, considerando la debolezza dei dati nazionali, c’è il rischio di una delusione. Prevediamo che l’EUR/USD rimarrà all’interno della fascia compresa fra 1,1200 e 1,1600 in vista del voto sulla “Brexit” che minaccia la moneta unica. La Norvegia dovrebbe mantenere i tassi invariati allo 0,50% e il PIL riferito al primo trimestre dovrebbe attestarsi allo 0,1% rispetto al -1,2% t/t.

Negli USA, gli interventi del presidente della Fed di Cleveland Mester (membro votante del FOMC), del presidente della Fed di Boston Rosengren (membro votante del FOMC) e del presidente della Fed di Kansas City George (membro votante) potrebbero offrire delle indicazioni sul pensiero della Fed. Il Messico pubblicherà il dato sulla produzione industriale, che dovrebbe attestarsi allo 0,1% m/m, un’eventuale sorpresa al rialzo sarebbe legata alle attività nel settore delle costruzioni.

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