Una settimana fa, in un articolo mi sono chiesto se il mercato del gas naturale sarebbe riuscito a superare il livello di prezzo di 3 dollari all’inizio del nuovo anno e se sarebbe riuscito a mantenerlo per tutto il periodo invernale.
Ora, arrivato il 2020, vorrei riformulare la domanda chiedendomi se il prezzo del gas riuscirà a mantenere innanzitutto il supporto di 2 dollari, prima di procedere oltre. In altre parole, il mercato peggiorerà (ad esempio testando il range di un dollaro) prima di poter fare meglio?
E ci sono validi motivi per chiederselo.
Nel giro di una sola settimana, il contratto dei future del gas con consegna a febbraio sull’Henry Hub del New York Mercantile Exchange è crollato di quasi 11 centesimi, o del 5%, attestandosi ieri a 2,122 dollari per mmBtu.
Future del gas al minimo di 4 mesi e mezzo
Nel primo giorno di scambi del 2020 si è registrato un minimo di 2,116 dollari per mmBtu dei future del gas. Si tratta del minimo di quattro mesi e mezzo, risalente al 13 agosto.
Nel complesso, il contratto del mese prossimo sull’Henry Hub ha segnato un crollo di oltre 20 centesimi, o del 9%, dalla settimana terminata il 15 dicembre. E il contratto di marzo, quello successivo, ha registrato un minimo di 2,088 dollari ieri.
Il tonfo del prezzo del gas naturale è legato alle anomalie meteorologiche del mese scorso, con le temperature che in alcuni giorni sembravano più quelle di inizio ottobre che quelle fredde classiche dei mesi precedenti a quelli di freddo intenso invernale: gennaio e febbraio.
Prezzo spot sotto i 2 dollari
Sul mercato spot, il gas è già scambiato sotto i 2 dollari, con temperature miti diffuse che incoraggiano ulteriori sconti presso gli hub nella maggior parte degli Stati Uniti. Sono stati registrati ribassi a doppia cifra nelle Montagne Rocciose e in California, secondo natgasintel.com, che ha riportato un calo del prezzo nazionale medio di 14,5 centesimi a 1,915 dollari ieri.
Un inverno che sembra essere meno freddo di quanto si pensasse non è una novità. L’ultima volta che è successo negli Stati Uniti è stato nel 2012. L’inverno del dicembre 2011/febbraio 2012 è stato il quarto più caldo mai registrato, con solo nove dei 48 stati contigui USA che hanno visto un “freddo quasi nella norma” in quei tre mesi.
Persino allora, il contratto sull’Henry Hub è sceso solo al minimo di 2,231 dollari quel gennaio. Stavolta, abbiamo già battuto di quasi 12 centesimi quel minimo.
Le previsioni tecniche giornaliere di Investing.com indicano “Strong Sell” sul gas naturale con consegna a febbraio, prospettando un ribasso fino al minimo di 2,033 dollari sul breve termine.
Altre minacce dalla produzione da record e dall’inverno mite
Ci sono, ovviamente, altre cose che potrebbero peggiorare la situazione per i tori del gas. I costanti massimi storici della produzione ed ulteriori periodi di clima mite potrebbero comportare minori tassi di consumo per il riscaldamento. La combinazione di questi due fattori potrebbe far registrare scorte di gas più alte del normale, facendo scendere ulteriormente il prezzo.
In base all’ultimo aggiornamento disponibile della Energy Information Administration, le scorte di gas ammontavano a 3,25 mila miliardi di piedi cubici nella settimana terminata il 20 dicembre. Si tratta di 525 miliardi di piedi cubici, o il 19%, in più rispetto alla stessa settimana dell’anno scorso.
Gli analisti intervistati da Investing.com si aspettano che l’EIA annunci un deficit delle scorte di soli 57 miliardi di piedi cubici per la settimana conclusasi il 27 dicembre oggi alle 11:00 ET (16:00 GMT). Si tratterebbe di un livello nettamente inferiore rispetto al calo di 161 miliardi di piedi cubici della settimana precedente ed al deficit di 89 miliardi registrato in media negli ultimi cinque anni.
Le riduzioni di gennaio non sembrano “niente di straordinario”
“Le riduzioni delle scorte aumenteranno a gennaio ma non saranno niente di straordinario per il cuore dell’inverno”, scrive Dan Myers, analista dell’agenzia di consulenza sul gas Gelber & Associates, a Houston.
Secondo natgasintel.com, la lettura di mezzogiorno del Global Forecast System (GFS) ha aggiunto numerosi gradi giorno di riscaldamento ma è rimasta “pressoché invariata” rispetto alle 24 ore precedenti.
“Gli ultimi dati GFS indicano ancora un pattern eccezionalmente ribassista fino al 15 gennaio, oltre ad una breve ondata di freddo” nelle parti settentrionali degli Stati Uniti intorno alla metà della prossima settimana, si legge sul portale, che cita i dati di NatGasWeather.
“Non abbastanza freddo”
Sebbene le previsioni di ieri indichino “non abbastanza freddo” fino alla prima metà del mese, c’è la possibilità che arrivi aria fredda dal Canada occidentale negli Stati Uniti dopo il 15 gennaio, afferma NatGasWeather, aggiungendo:
“Dovrà essere convincente per rendere rialzista il sentimento ribassista sul clima e ci sarà anche bisogno che il modello europeo sia in linea con un sistema più freddo, per essere credibile”.
Anche Maxar’s Weather Desk ha parlato di tendenze più calde per i giorni dal 6 al 15 dell’ultima finestra di previsioni ieri. Dal 12 al 16 gennaio, Maxar ha previsto temperature al di sopra della norma “prevalenti” nella metà orientale dei 48 stati meridionali.
Potrebbe arrivare anche la volatilità
Guardando gli andamenti storici dei prezzi, gli analisti di EBW Analytics Group osservano che in ciascuno degli ultimi cinque anni i prezzi si sono mossi di almeno il 10% tra la fine dell’anno e metà gennaio.
“Nel gennaio del 2018 e del 2019, il gas è schizzato di oltre il 20% prima di scendere”, affermano gli analisti di EBW. “Se le previsioni meteo dovessero diventare più fredde e scatenare lo short-covering, un simile esito potrebbe verificarsi anche quest’anno”.
Tuttavia, in quattro degli ultimi cinque anni, il contratto del mese successivo è sceso a fine gennaio, secondo l’agenzia:
“In media, i prezzi hanno visto un rimbalzo del 5% a metà gennaio prima di segnare un crollo netto del 5% alla fine del mese”.
“Nel 2020, anche se i prezzi dovessero schizzare brevemente, delle prospettive stagionali di eccesso di scorte probabilmente faranno cancellare qualsiasi guadagno a breve termine del gas naturale”.