I robusti dati economici hanno aiutato la maggior parte dei titoli a riprendersi dal sell-off della scorsa settimana. In particolare, le vendite al dettaglio sono rimbalzate dell’1,7% ad ottobre. Si tratta del rialzo più veloce dagli anni Novanta per questo dato (risultato pari a meno della metà a settembre, con +0,8%). E tutto questo nonostante gli Stati Uniti stiano registrando l’inflazione più alta dagli anni Novanta.
Un aumento delle vendite al dettaglio solitamente segnala una ripresa economica. Dunque ci saremmo aspettati una spinta per i settori value, non per i titoli growth tramite il settore tech, che ha segnato i maggiori guadagni nell’ultimo giorno della scorsa settimana di scambi.
Parole della Fed e accelerazione del COVID spingono i titoli tech
Tuttavia, le parole caute della Fed ed i crescenti timori di un aumento dei lockdown in Europa hanno pesato sui titoli value. I settori ciclici, come energetici, finanziari ed industriali, sono scesi, mentre il NASDAQ 100 legato al settore tech ha avuto una performance superiore, con un balzo del 2,36% sulla settimana.
Invece, il Dow Jones Industrial Average, da 30 componenti, che comprende titoli di blue-chip mega-cap, è sceso dello 0,63% nella stessa settimana. Peggio ancora il Russell 2000 a bassa capitalizzazione, con un tonfo del 2,36%. Dal momento che le aziende nazionali a bassa capitalizzazione hanno sofferto di più durante i lockdown, l’indice Russell 2000 è l’emblema della ripresa economica.
Le valutazioni inferiori delle small cap, inoltre, le rendono più allettanti per alcuni investitori. Finora questo mese sono stati incanalati circa 2,4 miliardi di dollari nelle azioni di piccole aziende americane, l’afflusso mensile maggiore da marzo (e il mese di novembre non è ancora finito).
Un ulteriore catalizzatore per le aziende nazionali potrebbe essere rappresentato dai dati di questo mercoledì sull’indice PCE che comprende l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed, e sull’indice PCE core, che esclude le categorie volatili di alimentari ed energetici.
Dal punto di vista della stagionalità del mercato, le statistiche sono di 2:3 a favore di un rally nella prossima settimana, con una probabilità del 57% che i titoli siano più alti dopo il Giorno del Ringraziamento. Le probabilità di un rialzo lunedì salgono al 71%, secondo Sam Stovall, a capo delle strategie di investimento di CFRA.
I rendimenti dei Treasury, compresi quelli decennali, hanno chiuso la settimana in lieve calo, sotto 1,55. La curva del rendimento si è appiattita dopo che due policymaker della Fed hanno dichiarato che la banca potrebbe voler accelerare la riduzione del programma di acquisti di bond considerata la forte crescita economica e l’aumento dell’inflazione.
Venerdì, il dollaro è salito al massimo dal 16 luglio 2020.
Il rialzo del dollaro continua a riprendere il trend in salita dopo un doppio bottom. Sul grafico mensile è chiaro come supporto e resistenza al livello di 90,00 risalgano al 1998. Se il biglietto verde dovesse riprendere l’attuale slancio rialzista, ritesterà il livello di 100,00 prima di puntare a 103, il massimo per la valuta di riserva globale dal dicembre 2016.
L’oro ha chiuso al ribasso sia venerdì che sull’intera settimana. Tuttavia, potrebbe essere solo una pausa prima di rimbalzare di nuovo.
L’attuale calo del metallo prezioso, all’interno di un range congestionato, è normale dopo il balzo di quasi il 7% visto in 10 sedute, che ha compreso un rialzo per sette giorni consecutivi. Un breakout al rialzo della “falling flag” completerà un pattern di continuazione, promettendo un altro rally di 120 dollari dal punto di breakout.
Il Bitcoin è riuscito a farsi strada sopra la linea del collo di un potenziale apice testa e spalle, anche se ha incontrato resistenza alla DMA su 50 che ha messo fine a due giorni di rally.
Gli indicatori MACD, RSI e ROC della criptovaluta sono ancora in formazioni ribassiste. Forse i tori tenteranno un altro rally che costruirà la spalla destra di un apice testa e spalle.
Il greggio ha registrato il calo settimanale peggiore da agosto, con i trader che hanno messo in conto la prospettiva di ulteriori restrizioni sociali per il COVID su scala globale, proprio mentre alcune delle maggiori nazioni consumatrici stanno pensando di attingere alle riserve di emergenza per allentare una carenza delle scorte globali.
Il WTI è sceso a 76 dollari al barile venerdì, registrando un secondo minimo e completando una serie discendente di massimi e minimi, terminando un trend ribassista su breve termine.