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Inflazione dei corsi azionari, deboli i dati tedeschi, oro in rialzo

Pubblicato 07.07.2020, 11:51
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Le azioni USA hanno guadagnato per il quinto giorno consecutivo, dopo che lunedì il rally di Shanghai ha spinto la propensione al rischio su tutte le borse mondiali.

Il Nasdaq ha toccato un nuovo massimo storico, con Amazon (NASDAQ:AMZN) che per la prima volta ha superato il manico dei 3000 dollari per azione, sull’incremento della domanda di servizi di e-commerce e cloud. La domanda di questi servizi ha subito sicuramente un’accelerazione per effetto della pandemia, ma probabilmente non diminuirà con il ritorno alla “normalità”, considerata la digitalizzazione delle economie e dei servizi, a prescindere dai fattori esterni.

Nel frattempo, mentre ci avviciniamo alle elezioni presidenziali di novembre negli USA, le discussioni su chi vincerà iniziano a occupare i notiziari. I tassi di approvazione di Trump sono in calo a causa del numero di vittime pro capite, e la sua intenzione di riaprire le aziende nonostante il peggioramento delle crisi sanitaria non incontra il favore dell’opinione pubblica. Ciò lascia intravedere la possibilità di una vittoria di Biden. Poiché i mercati si ostinano a essere ottimisti sull’andamento delle azioni, fra gli investitori si moltiplicano le voci secondo cui una vittoria di Biden non sarebbe poi così negativa per i mercati azionari. Ciò fa intendere che gli investitori siano pronti a traghettare ancora più in alto il rally attuale, qualsiasi cosa succeda. L’aumento dei casi di coronavirus e dei rischi per la salute dovuti a un’apertura prematura delle aziende, le incertezze legate alle elezioni USA, o la revisione al ribasso delle previsioni economiche; non importa nulla. A questo punto, è difficile dire se il rally del mercato sia sostenuto da un’autentica propensione al rischio e se si tratti semplicemente di inflazione dei corsi azionari in seguito all’intervento massiccio della Federal Reserve (Fed). Comunque sia, chi investe in borsa vince.

Sul fronte dei beni rifugio, la domanda rimane stabile. Lo yen e il franco svizzero consolidano i rialzi della scorsa settimana contro l’USD. Il rendimento dei decennali USA viene arginato dal manico dello 0,70%.

L’oro testa le offerte a $1790 all’oncia, facendosi strada verso la soglia dei $1800, lentamente ma inesorabilmente. Gli investitori hanno una presa solida sul metallo prezioso, motivati dalla poca convinzione sull’autenticità dell’attuale rally del rischio e sui rendimenti depressi dei titoli di Stato. Vale la pena notare che l’inflazione dei corsi azionari genera anche una bolla dell’oro. Se le borse continueranno a gonfiarsi, perché l’oro dovrebbe fare il contrario?

Sul forex, l’indice dell’USD è in marginale calo perché valute più lucrative e promettenti sono più interessanti agli occhi degli investitori. A questo proposito, valute cicliche come quelle oceaniane trovano una richiesta maggiore. L’AUD/USD si oppone alle offerte a 0,70, e, a giudicare da trend e momentum positivi, si fa più probabile un movimento sopra questi livelli. La banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA) ha mantenuto il tasso d’interesse invariato al minimo storico dello 0,25%, impegnandosi a mantenere questa impostazione fintantoché non ci saranno progressi verso la piena occupazione e l’obiettivo d’inflazione del 2-3%.

A Sydney, le borse sono salite durante la seduta pomeridiana sulla scia del comunicato accomodante della RBA e del rialzo dell’azionario cinese. Il Composite di Shanghai (+1,58%) ha esteso il rally di lunedì, con gli investitori che hanno sostenuto l’appello del governo per un “sano” mercato rialzista per fronteggiare la crisi del Covid. Crediamo che dietro all’attuale rally della borsa cinese vi sia una gran quantità di ordini speculativi, anche se in Cina ci sono nomi molto prestigiosi che meritano l’attenzione degli investitori, guidati da giganti tecnologici quali Tencent e JD. È importante, però, selezionare con scrupolo i titoli per non trovarsi impreparati nell’eventualità di improvvise prese di profitto in queste condizioni di mercato così incerte.

Il Nikkei (0,58%), invece, è rimasto indietro, a causa dei dati economici deboli e dello yen forte.

L’attività sui futures USA ed europei indica un consolidamento in apertura, ma la direzione del mercato rimane inclinata al rialzo sull’onda del perdurante ottimismo verso gli asset rischiosi.

I trader del petrolio sono ancora titubanti rispetto al rafforzamento dei lunghi sopra i $40 al barile, perché l’inflazione dei corsi azionari non migliora per forza le dinamiche di domanda-offerta sui mercati petroliferi. Il rimbalzo della produzione industriale globale e i dati sulle scorte USA dovrebbero determinare se vi sarà un nuovo progresso verso la soglia dei $45 o una correzione sotto i 40 dollari.

A maggio, la produzione industriale tedesca è rimbalzata del 7,8% m/m, meno del 10% stimato dagli analisti. Se a ciò si sommano gli ordini industriali più deboli del previsto pubblicati ieri, i dati segnalano che, in Germania, la ripresa economica potrebbe non essere così forte come messo in conto dal mercato. L’EUR/USD ha reagito negativamente alle cifre tedesche, ma per l’EUR/USD la strategia imperante rimane comprare sui minimi in vista del vertice dell’Eurogruppo del 9 luglio, che potrebbe finalmente portare all’approvazione del pacchetto di salvataggio da 750 miliardi di euro.

Il cable si consolida vicino a 1,25, spinto soprattutto dalla propensione globale per l’USD. I progressi di prezzo rappresentano interessanti opportunità di vendita sui massimi per gli orsi della sterlina, dal momento che le continue incertezze sulla Brexit dovrebbero frenare i rialzi vicino alla media mobile a 200 giorni pari a 1,2685.

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