Durante la seduta asiatica il sentiment si è stabilizzato, gli indici azionari regionali hanno messo a segno guadagni diffusi grazie al diffondersi del rally della propensione al rischio globale.
In seguito alla chiusura positiva dell’S&P, che ha cancellato quasi interamente le perdite del 2016, l’indice composito di Shanghai è salito dell’1,64% e l’Hang Seng ha compiuto un rally dello 0,47%; il Nikkei è stato l’unico a perdere, con un calo del -1,25%. In termini più generali, l’indice MSCI Asia-Pacifico, che esclude il Giappone, da metà gennaio è rimbalzato del 15%.
La debolezza dei titoli giapponesi per il quarto giorno consecutivo è dovuta al rafforzamento del JPY, sebbene i titoli di Stato giapponesi (JGB) con scadenza a 10 anni siano ai minimi storici, pari al -0,135% (livello inferiore al tasso d’interesse negativo della BoJ).
Il ministro delle Finanze giapponese Aso ha detto che i regolatori stanno monitorando con attenzione i movimenti sul forex, ma i verbali della riunione del consiglio della BoJ hanno fornito pochi dettagli sulle misure recenti.
La PBoC ha abbassato la quotazione dell’USD/CNY dello 0,5%, a 6,4628, facendo rientrare le apprensioni su un deprezzamento indesiderato della valuta. Prevediamo che l’impegno del governo e della PBoC per il raggiungimento dell’obiettivo di crescita indicato dal Congresso Nazionale del Popolo continuerà a sostenere i titoli cinesi. Sempre in Cina, a febbraio i prezzi delle nuove abitazioni sono aumentati del 3,6% a/a, con forti balzi a Pechino e Shanghai.
L’USD si è indebolito contro le divise G10 e dei mercati emergenti (l’indice DXY è ai minimi dall’ottobre del 2015), perché continuano a farsi sentire i toni inaspettatamente accomodanti della Fed. Sembra che i rendimenti dei titoli USA a scadenza breve abbiano toccato il minimo, il sondaggio più positivo della Fed di Philadelphia mostra che un indebolimento dell’USD aiuterebbe le esportazioni e il calo della volatilità ha incoraggiato le vendite di USD.
Le materie prime (soprattutto i metalli non preziosi) e le valute ad esse legate si sono riprese ulteriormente. I tori della coppia AUD/USD si sono stretti attorno al rally generalizzato dei metalli non preziosi, concentrandosi innanzitutto su 0,7740 e mirando a 0,7850 come obiettivo principale.
Ieri il dato sull’inflazione primaria dell’Eurozona relativo a febbraio è sceso dello 0,2% a/a. Anche se il calo sotto lo zero è dovuto al solito sospettato, ovvero il petrolio debole, si intravedono anche segnali preoccupanti di debolezza interna. Contributi negativi sono stati apportati dal settore alimenti e bevande, abitazioni ma anche categorie legate all’ospitalità come ristoranti e alberghi.
Evidentemente la BCE era al corrente di questi sviluppi, visto che Draghi nella conferenza stampa aveva detto che c’erano da aspettarsi “tassi d’inflazione bassi o addirittura negativi”, il che si rispecchia anche nella revisione al ribasso della BCE delle proiezioni d’inflazione ufficiali. Monitoreremo potenziali effetti secondari sulle retribuzioni, anche se comprendiamo che ci vorrà del tempo perché le misure annunciate di recente abbiano effetto.
Detto questo, prevediamo un rafforzamento di breve termine dell’EUR, poiché si rinsalda la percezione che la BCE abbia raggiunto i suoi limiti in termini di allentamento e dopo che Draghi ha affermato che altri stimoli nel prossimo futuro sono improbabili. Chi opera in EUR/USD mirerà a 1,1375 per un’estensione rialzista fino a 1,150. Nel frattempo, la Fed colomba scoraggerà i tori dell’USD finché altre banche centrali non daranno avvio a un’altra tornata di allentamento per compensare il dollaro debole (parte delle guerre delle valute in corso).
Tassi USA e premi di rischio più bassi dovrebbero rafforzare i flussi di capitale verso i mercati emergenti, ciò suggerisce che probabilmente il cessate il fuoco nella guerra valutaria globale non durerà.
La serie di decisioni delle banche centrali di ieri, ampiamente prevista, ha fornito pochi guizzi di entusiasmo. La BoE ha mantenuto i tassi invariati allo 0,5%, la BNS ha mantenuto la sua posizione reattiva senza nessun intervento di politica monetaria, il Sudafrica ha alzato i tassi d’interesse chiave di 25 punti senza una decisione unanime, invece le banche centrali di Norvegia e Indonesia hanno tagliato i loro tassi sui depositi di 25 punti base. Per oggi sono inoltre previste le decisioni della banca centrale russa, che dovrebbe lasciare i tassi invariati all’11,0%, della banca messicana, che dovrebbe mantenere i tassi al 3,75% e della banca centrale colombiana, che dovrebbe alzare i tassi di 25 punti base.
Oggi interverranno vari banchieri centrali, fra cui Bullard, Dudley e Rosengren. Durante la seduta europea, i mercati si concentreranno sulle discussioni fra i leader dell’UE e il primo ministro turco Davutoglu sulla crisi dei rifugiati. In Canada, le vendite al dettaglio dovrebbero mostrare un solido rimbalzo, incoraggiando ulteriormente i tori del CAD dopo il recente rally dei prezzi delle materie prime. Rimaniamo negativi sull’USD/CAD e vediamo nei rally un’opportunità di ricaricare i corti per mirare al livello a 1,2835.