I mercati emergenti sono stati oggetto delle vendite peggiori degli ultimi mesi, perché gli investitori s’interrogano sulla sostenibilità della recente ripresa. In Sudamerica, l’indice brasiliano Ibovespa, sceso a 47.130 punti, ha ceduto il 3,56%, l’indice argentino Merval è sceso del 3,74%.
Sui mercati dei cambi, anche le valute dei mercati emergenti hanno vissuto una seduta difficile, le divise locali hanno accusato perdite ingenti. Il real brasiliano ha ceduto circa il 3% contro il biglietto verde, il peso messicano è scivolato dello 0,65% sull’onda delle diffuse vendite di materie prime. Solo il peso argentino è riuscito a guadagnare terreno, salendo del 2% contro l’USD e tornando a 14,5220.
I dati pubblicati ieri negli USA sono stati piuttosto deludenti e dipingono un quadro contrastato della maggiore economia globale. La stima preliminare sulle vendite al dettaglio ha superato le attese, mostrando una contrazione pari solo allo 0,1% m/m a fronte del -0,2% previsto. Tuttavia, le cifre di gennaio sono state riviste al ribasso, dal +0,2% m/m al -0,4%, ciò significa che, nel complesso, i dati di febbraio sono piuttosto deboli. Analogamente, l’IPP di febbraio si è indebolito, calando del -0,2% m/m, in linea con le attese, poiché gli effetti della ripresa del petrolio tardano ad arrivare. Tuttavia, la reazione del mercato a questi dati è stata piuttosto tiepida, perché gli operatori sono già concentrati sulla riunione del FOMC di questa sera.
Come gran parte dei partecipanti al mercato, non ci aspettiamo che la Federal Reserve alzi i tassi, considerando le incertezze crescenti sulla crescita globale; la recente ripresa dei prezzi delle materie prime non cambia in nessun modo il quadro generale. Poiché ultimamente i membri della Fed non si sono fatti sentire – a differenza dell’anno scorso, quando i membri della Fed acclamavano la forza dell’economia USA di settimana in settimana – ci aspettiamo un comunicato accomodante, visto che la Fed rimane fedele alla sua strategia attendista silenziosa. L’EUR/USD annaspa fra 1,1070 e 1,1110, mentre gli operatori consolidano le loro posizioni. Negli scambi notturni, l’USD/JPY è salito bruscamente a 113,65, in rialzo di quasi lo 0,60%, perché gli operatori iniziano a sostituire i lunghi con corti in JPY considerate le deboli aspettative d’inflazione e le fiacche prospettive di crescita giapponesi.
In Asia, i rendimenti azionari sono stati contrastati. Le azioni giapponesi hanno ceduto terreno, con il Nikkei in calo dello 0,83%. Nella Cina continentale, i titoli tecnologici sono stati venduti, mentre in generale il mercato si è mosso in territorio positivo. A Taiwan, il Taiex ha cancellato parzialmente le forti perdite di ieri, segnando un rialzo dell’1,02%. In India, il Sensex ha ceduto lo 0,64%, i titoli di Bangkok lo 0,50%. In Europa, i future puntano a un’apertura in rialzo, gli indici azionari locali si muovono in territorio positivo.
Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto sull’inflazione nel Regno Unito e il discorso sul budget di Osborne in Parlamento; le domande di mutui MBA, i nuovi cantieri residenziali, i permessi di costruzione, l’IPC, la produzione industriale, il tasso di utilizzo degli impianti e la decisione sul tasso del FOMC negli USA; le vendite del settore manifatturiero in Canada; le vendite al dettaglio in Sudafrica; il PIL in Nuova Zelanda.