La pubblicazione di dati commerciali deludenti in Cina mercoledì ha avuto forti ricadute sui mercati europei e americani.
Le vendite sull’azionario hanno riguardato principalmente il settore dell’energia e delle materie prime e, che hanno accusato le perdite maggiori sulla scia del crollo di queste ultime. Ieri il greggio West Texas Intermediate è sceso bruscamente, perdendo fino al 5,90% per le rinnovate apprensioni sulla crescita globale.
In Europa, l’Euro Stoxx 600 ha fatto registrare le perdite maggiori fra gli indici regionali, calando dell’1,01%, mentre nel Regno Unito il Footsie 100 ha ceduto lo 0,92%. Oltreoceano, il propagarsi dell’avversione al rischio non ha risparmiato gli indici americani: l’S&P 500 ha ceduto l’1,12%, il Nasdaq l’1,26%.
Vale la pena osservare che le società a bassa capitalizzazione hanno pagato il prezzo più caro, infatti, l’indice Russell 2000 ha accusato un calo del 2,40%. Non sorprende che gran parte degli indici azionari asiatici abbia perso terreno nella notte, sulla falsariga dell’andamento globale. Il Nikkei ha chiuso a -0,84%, il più ampio indice Topix a -1,14%. In Cina, l’indice composito di Shanghai è scivolato dell’1,34%, mentre a Hong Kong l’Hang Seng ha ceduto lo 0,21%.
Sul mercato dei cambi, la moneta unica ha ceduto terreno contro tutte le valute G10 in vista della decisione della BCE per allentare ulteriormente la politica monetaria. Lo yen giapponese ha fatto registrare i guadagni più consistenti, con un rialzo dello 0,31% contro l’EUR. L’EUR/JPY ha ceduto l’1,70% rispetto a una settimana fa, perché gli operatori si rifugiano nello yen. Al ribasso, il minimo del 29 febbraio a 122,09 rimane il supporto più vicino, mentre al rialzo il massimo del 4 marzo fungerà da resistenza.
La moneta unica ha ceduto terreno anche contro l’USD, ma il calo è stato meno marcato perché gli investitori sono sempre più preoccupati sulla capacità della Federal Reserve di mantenere le promesse fatte. L’EUR/USD ha perso slancio in vista della riunione della BCE e nella notte ha ceduto lo 0,25%. Ci aspettiamo che la coppia si muova lateralmente, anche se manteniamo un’inclinazione positiva perché riteniamo che le misure annunciate da Mario Draghi saranno in linea con quanto già scontato dal mercato.
L’EUR/CHF è risalito sopra la soglia a 1,0950 dopo che gli operatori hanno capito che la sorpresa al rialzo nell’inflazione è stata una tantum. Tuttavia, per il medio termine il rischio rimane inclinato al ribasso perché gli operatori stanno rivedendo le loro posizioni in vista della riunione della BCE di giovedì.
Oggi gli operatori monitoreranno la produzione industriale e manifatturiera nel Regno Unito; le domande di mutui MBA e le scorte all’ingrosso negli USA; il rapporto sull’inflazione in Brasile; la decisione sul tasso d’interesse della BoC; la conferenza stampa del governatore della RBNZ Wheeler sul tasso OCR.