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Volatilità in calo sulla scia degli stimoli aggiuntivi da banche centrali

Pubblicato 20.03.2020, 10:23
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L’S&P500 è avanzato dello 0,47%, il Dow ha guadagnato lo 0,95% e il Nasdaq è salito del 2,30% a New York, dopo che l’amministrazione Trump ha proposto nuovi aiuti fiscali, fra cui rimborsi fiscali fino a $1200 a persona, e, cosa ancor più importante, ha sottolineato che sono in arrivo altri aiuti.

Giovedì il WTI ha registrato un rally da record, pari al 24%. Il prezzo di un barile di oro nero è risalito a $28, stabilizzandosi sopra i $25 nella seduta di scambi overnight.

La valanga di aiuti fiscali diretti, insieme ai massicci interventi monetari, inclusi marcati tagli dei tassi d’interesse, enormi iniezioni di liquidità e l’annuncio di consistenti acquisti di asset e CP, ha avuto finalmente un effetto positivo sugli umori del mercato.

Da settimane ormai non vediamo fasce di trading nell’ordine dell’1%-2% sull’azionario USA. Un breve calo della volatilità non significa necessariamente che il panico sia acqua passata, ma è un segnale incoraggiante, potremmo infatti aver toccato il fondo. Bisognerà però vedere un’ulteriore flessione della volatilità e una stabilizzazione del prezzo prima di poter cantar vittoria.

Banche centrali e governi, e anche le società blue-chip, stanno intervenendo con misure proattive per mitigare gli impatti negativi e drammatici del coronavirus su attività e finanze. In tale contesto, Ford ha annunciato che sospenderà la distribuzione dei dividendi e farà affidamento sui $15,4 miliardi provenienti da due linee di credito nel tentativo di avere maggiore flessibilità in termini di finanze e investimenti nell’anno in corso. Il corso azionario di Ford è balzato più dell’8%, gli investitori sostengono, infatti, la mossa tattica della società per navigare in queste acque agitate.

Ci aspettiamo che altre società internazionali annuncino i loro piani di emergenza ora che si comprende meglio come evolverà la situazione, anche se le cose si sviluppano rapidamente, volgendo purtroppo al peggio, in tutti i continenti. Nel frattempo circolano voci secondo cui la Cina forse non sarebbe del tutto trasparente sul presunto ritorno alla normalità.

Ciò nonostante, le fasce di trading si sono ridotte anche in alcune regioni dell’Asia. L’ASX 200 è avanzato dello 0,70%, il Composite di Shanghai ha guadagnato l’1,61%, ma le azioni in Corea del Sud e a Taiwan sono balzate rispettivamente del 7,44% e del 6,37%. I mercati giapponesi sono rimasti chiusi.

Nel Regno Unito, giovedì la Banca d’Inghilterra (BoE) ha tagliato i tassi d’interesse allo 0,10% in un nuovo intervento d’emergenza e ha annunciato acquisti di asset per un valore di 200 miliardi di sterline, per combattere il rallentamento economico dovuto al coronavirus, dopo che, mercoledì, la sterlina era sprofondata ai minimi da 35 anni contro il dollaro USA. In teoria, un taglio del tasso d’interesse dovrebbe avere un impatto negativo su una valuta, invece la sterlina ha compiuto un rimbalzo in previsione di una contrazione economica meno drammatica che altrove. Rimane aperta la questione dei negoziati per la Brexit; la crisi del coronavirus ha infatti sconvolto i piani e la scadenza di fine anno prospettata da Boris Johnson che finora non ha mostrato di voler prorogare oltre dicembre i negoziati. Minor il numero d’incontri, maggiori le probabilità di una Brexit senza accordo. Pertanto, nel medio termine, la sterlina dovrebbe risentire ancora di una certa pressione ribassista di base, sia contro il dollaro USA, sia contro l’euro.

Giovedì il FTSE 100 ha recuperato le perdite iniziali dopo l’intervento della BoE, chiudendo in rialzo dell’1,40%. L’attività sui future del FTSE (+1,34%) suggerisce un avvio positivo a Londra. L’indice ad alto tasso di titoli petroliferi dovrebbe riprendersi sulla scia del rapido recupero dei prezzi del petrolio e, finalmente, della reazione positiva dei mercati agli aiuti monetari e fiscali sincronizzati in tutto il mondo.

Sui mercati valutari, giovedì il rally del dollaro USA ha fatto salire l’USD/JPY sopra la soglia a 110,00, spingendo l’EUR/USD a 1,0650. Il biglietto verde ha perso un po’ di terreno dall’impennata di giovedì. In assenza di dati economici di peso, il miglioramento del sentiment di mercato e il rallentamento delle liquidazioni di fondi dovrebbe far rallentare, o mettere in pausa, il rally dell’USD, in vista della campanella di chiusura settimanale.

In conclusione, giovedì la Banca Nazionale Svizzera (BNS) è rimasta a guardare, promettendo che continuerà a combattere contro il caro franco attraverso interventi diretti sui mercati forex, nonostante il rischio di essere additata come paese manipolatore di valuta dagli USA. Il bilancio della BNS ha mostrato un incremento dell’attività sui mercati forex da gennaio, confermando che la BNS è passata dalle parole ai fatti. Le vendite di franchi contro il dollaro USA hanno subito un’accelerazione. L’USD/CHF è avanzato fino ai massimi da dicembre.

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