Come spesso accede nella vita, anche sui mercati ci troviamo ad un bivio non semplice: Continuare a seguire la tendenza rialzista oppure fermarsi?
Un esempio su tutti è sicuramente Nvidia, mentre tutti aspettavano un forte ritracciamento, ha raggiunto i 2.000 miliardi di dollari di valore di mercato (in soli nove mesi, il rialzo più veloce tra le aziende USA e avvenuto in meno della metà del tempo rispetto a quanto impiegato da Apple (NASDAQ:AAPL) e Microsoft (NASDAQ:MSFT)), grazie alla sempre più forte domanda di chip che ha reso l'azienda pioniere dell'intelligenza artificiale generativa.
In questo senso, coloro che seguono la strada del "trend following" si trovano di fronte alla decisione difficile degli ultimi tempi, con un dubbio: la tendenza rialzista sta finendo?
Col senno di poi determinare la fine o meno di un trend risulta semplice, individuare il momento in cui una tendenza è stata invalidata e quindi avere un livello chiave di uscita. Ma in tempo reale, non è così facile. In effetti, converrete con me, è molto complicato. Se solo pensiamo e consideriamo i frequenti falsi breakout e falsi rialzi che si presentano.
Eppure in qualche modo sappiamo che il colpo di scena arriverà da un momento all'altro. E non perché non è divertente un mercato di massimi storici, sempre rialzista, ma ad un certo punto è proprio così che si comporta, inizia a scendere velocemente dopo aver intrapreso per "troppo" tempo la stessa direzione.
Abbiamo assistito ai nuovi massimi storici per il DAX, a quelli dell’S&P500, del Dow Jones Industrial e del Nasdaq. Ma è anche vero che ad ogni nuovo massimo degli indici, sempre meno azioni contribuiscono alla salita e di conseguenza potremmo iniziare ad intravedere un pò di colore rosso.
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Il rapporto tra le azioni ad alto beta vs quelle a bassa volatilità, questa settimana, ha registrato i livelli più bassi da metà gennaio 2024. E rispetto all'indice USA, l'S&P 500, il rapporto ha creato una divergenza ribassista a favore dei titoli a bassa volatilità. Nello specifico, se guardiamo le precedenti divergenze, sono state spesso segnale ribassista sull'S&P 500.
Inoltre il settore tech rispetto all'S&P500 questa settimana è tornato sugli stessi livelli di dicembre 2023. Nello specifico, utilizzando l'indicatore RSI (Relative Strenght Index) a 21 periodi
possiamo notare, anche in questo caso, una divergenza ribassista. Infatti, l'indicatore ha toccato prima i livelli di ipercomprato per poi andare al ribasso (verso l'ipervenduto) mentre il rapporto ha continuato a tendere verso il settore tech, andando al rialzo. In passato, queste divergenze su time-frame settimanale hanno segnalato possibili ritracciamenti e quindi un'inversione non più a favore dei titoli tecnologici (indebolimento).
Il settore tecnologico rappresenta il 30% dell’S&P500 e il 50% del Nasdaq, e come ben sappiamo, oggi come in passato è stato trainante nei mercati rialzisti. Possibile volatilità e debolezza del settore si ripercuoterebbe sulle performance positive degli indici.
Infine utilizzando l'estensione di Fibonacci sull'S&P 500, per stimare non solo fino a che punto può spostarsi in avanti il trend, per individuare anche le possibili aree in cui potrebbe esserci un'inversione del prezzo si evidenzia il raggiungimento del livello 0,618% che potrebbe essere lo spartiacque tra continuazione del trend, se oltrepassato al rialzo, oppure ritracciamento nel caso in cui facesse da resistenza psicologica, dopo il forte rialzo degli ultimi mesi.
Inoltre, utilizzando ancora una volta l'RSI (Relative Strenght Index) a 21 periodi, su time frame settimanale, possiamo notare come livelli alti di ipercomprato in passato siano stati un campanello d'allarme e la fine di una tendenza rialzista. Attualmente abbiamo gli stessi livelli, potrebbero essere un segnale di potenziali cambiamenti nelle tendenze del mercato?
Alla prossima!
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