Scansatevi, OPEC ed AIE: è arrivata la Federal Reserve.
Una serie di interventi da parte dei principali funzionari della banca centrale statunitense potrebbe alimentare la recente ossessione dei mercati di un taglio dei tassi questa settimana, spingendo i prezzi del greggio in modo altrettanto potente quanto i report mensili dell’OPEC e dell’AIE.
Ci sono 10 discorsi dei banchieri della Fed in agenda tra domani e giovedì, comprese due testimonianze del presidente Jerome Powell. In aggiunta ai verbali del vertice di politica monetaria di giugno, previsti per mercoledì.
I trader dell’oro come al solito seguiranno ciascuno di questi eventi molto da vicino, ma anche quelli del greggio vi presteranno particolare attenzione stavolta, date le pressioni che incombono sulla banca centrale per un taglio dei tassi durante il vertice del 30-31 luglio.
Un calo dei tassi di interesse indebolirebbe il dollaro spingendo asset alternativi come le materie prime. Al contrario, se la Fed non intervenisse, ciò stabilizzerebbe o addirittura rafforzerebbe il biglietto verde, pesando sui prezzi di oro e greggio.
La volatilità dei prezzi spingerà a seguire più da vicino la Fed
Sebbene ci siano altri fattori che potrebbero influenzare la direzione delle materie prime questa settimana, i segnali contrastanti su offerta e domanda hanno di recente reso confuso il cammino dei prezzi, soprattutto per il greggio. Lo straordinario report sull’occupazione USA relativo al mese di giugno, pubblicato la scorsa settimana, ha scatenato i dubbi sull’eventualità che la Fed sia pronta per un allentamento, considerata la sua premessa che ci debbano essere basi sufficienti per un’azione del genere.
Ciò significa che, anche se sono previsti il report dell’OPEC giovedì ed il report dell’Agenzia Internazionale per l’Energia venerdì, i trader del greggio potrebbero prestare più attenzione a quello che avranno da dire questa settimana i funzionari della Fed, per vedere se riusciranno ad ottenere qualche indizio sull’opinione della banca centrale in merito ai tassi.
Oltre a Powell, questa settimana sono attesi i commenti del Presidente della Fed di New York John Williams, del Presidente della Fed di St. Louis James Bullard, del Presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic, del Vice Presidente della Fed per la supervisione Randal Quarles, del Presidente della Fed di Richmond Thomas Barkin e del Presidente della Fed di Minneapolis Neel Kashkari.
Powell aprirà le danze domani con il discorso alla Federal Reserve Bank di Boston, seguito da due giorni di testimonianza davanti al Congresso per discutere del report di politica monetaria semestrale della Fed.
Tra tutti, i commenti più seguiti saranno quelli di Bullard, unica voce di dissenso durante il vertice di giugno della Fed, quando la banca ha deciso di lasciare invariati i tassi. Il Presidente della Fed di St. Louis è uno dei membri più cauti della commissione di politica monetaria della banca, nota come FOMC.
I verbali del FOMC, attesi per mercoledì, saranno analizzati con la lente di ingrandimento alla ricerca delle ragioni precise dell’ultimo voto della commissione.
Intatte le probabilità di un taglio dei tassi a luglio?
Lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com suggerisce una probabilità del 100% che la Fed tagli i tassi dal 2,25%-2,5% al 2%-2,5% a luglio.
In un recente discorso, Powell ha affermato che “un grammo di prevenzione vale più di un chilo di cure”, segnale che la banca centrale potrebbe essere incline ad un cosiddetto taglio per sicurezza per affrontare un potenziale rallentamento economico.
Tuttavia, alcuni operatori dei mercati hanno ridotto le aspettative secondo cui un taglio a luglio sarebbe quasi certo.
Fawad Razaqzada, analista tecnico dei metalli preziosi e delle valute di FOREX.com, scrive:
“Il mercato ora si chiede se la ripresa della crescita dell’occupazione abbia o meno ridotto il bisogno di un taglio dei tassi a luglio, soprattutto alla luce della ripresa delle trattative commerciali tra USA e Cina”.
“Pensiamo di no”.
Grafici forniti da TradingView
Sia l’oro spot che i future dell’oro sono scesi sotto il livello di 1.400 dollari la scorsa settimana, dopo una crescita di 224.000 posti di lavoro negli Stati Uniti a giugno rispetto alle stime di 160.000 unità, dato che ha sgonfiato le speranze di un allentamento da parte della Fed questo mese.
Secondo Razaqzada, però, il report sull’indice dei prezzi al consumo USA di questa settimana ed il vertice del 25 luglio della Banca Centrale Europea potrebbero cambiare le carte in tavola.
Se la BCE decidesse inaspettatamente di tagliare i tassi in occasione del suo vertice, allora la Fed potrebbe seguirne l’esempio, spiega, “a prescindere da ulteriori miglioramenti dei dati USA nel frattempo”.
I tori del greggio sperano che i report mensili dell’OPEC e dell’AIE offrano delle piste fondamentali a questo quadro così confuso sul mercato, dopo la poco impressionante ripresa dei negoziati commerciali USA-Cina ed il peggioramento della resa dei conti tra USA ed Iran per le sanzioni sul nucleare. Sia il greggio USA West Texas Intermediate che il britannico Brent hanno registrato perdite settimanali la scorsa settimana nei timori per la domanda, malgrado la promessa di un taglio delle scorte OPEC prorogato fino al marzo 2020.
La produzione petrolifera da parte dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio) con sede a Vienna è scesa ad un nuovo minimo di cinque anni a giugno, secondo un sondaggio della settimana scorsa di Reuters, con l’aumento della fornitura saudita che non è riuscito a coprire le perdite registrate in Iran e Venezuela e dovute alle sanzioni USA e ad altri problemi.
La parigina AIE, nel frattempo, a giugno ha affermato che, anche se la domanda petrolifera globale dovesse aumentare di 1,4 milioni di barili al giorno nel 2020, le scorte cresceranno comunque più velocemente, ad un tasso di 2,3 milioni di barili al giorno.
Ha reso noto inoltre che l’OPEC sta producendo più di quanto sarà necessario il prossimo anno.