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Le quote di produzione OPEC+ hanno davvero importanza per i mercati?

Pubblicato 03.02.2022, 14:49
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 3 febbraio 2022

Ieri, mercoledì 2 febbraio, l’OPEC+ ha raggiunto il record del vertice più breve che abbia mai tenuto.

Nell’arco di 16 minuti, il gruppo ha rivisto i report tecnici sullo stato del mercato del petrolio ed ha votato all’unanimità per procedere con il previsto incremento della quota di 400.000 bpd a marzo.

Grafico settimanale greggio WTI

Se i membri OPEC e non-OPEC effettivamente producessero secondo le quote, il gruppo arriverebbe a 41,294 milioni di bpd a marzo. (Il totale esclude la produzione dei membri OPEC Venezuela, Iran e Libia, che al momento sono esentati dalle quote).

Tuttavia, non è probabile che la produzione petrolifera dell’OPEC+ sia così alta a marzo: il gruppo produce al di sotto della quota totale da almeno un anno.

Vuoti di produzione

Lo scorso inverno, la produzione minore era stata dovuta perlopiù alla decisione dell’Arabia Saudita di tagliare volontariamente 1 milione di bpd extra dalla sua produzione. Tuttavia, tra maggio e luglio 2021, l’Arabia Saudita aveva messo fine a questi tagli volontari aumentando la sua produzione e le esportazioni. I dati del luglio 2021 di Platts mostrano che l’Arabia Saudita ha prodotto 9,48 milioni di bpd quel mese, poco al di sotto della sua quota.

Il 18 luglio, l’OPEC+ ha deciso di aumentare le quote di produzione di 400.000 bpd ogni mese, a partire dall’agosto 2021 e fino al settembre 2022. (Sembra che l’OPEC+ non abbia rispettato l’aumento di 400.000 bpd nel settembre 2021, mantenendo la quota di agosto per quel mese).

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Tra agosto e dicembre 2021, l’OPEC+ è rimasta indietro sulla sua tabella di marcia di una media di 610.200 bpd. A dicembre, questo gap ha raggiunto gli 1,121 milioni di bpd, anche se l’OPEC+ ha alzato la produzione complessiva di 310.000 bpd. La questione della produzione minore sembra dovuta soprattutto a Nigeria, Angola e Malesia, piuttosto che ai mega-produttori, l’Arabia Saudita e la Russia.

Alla luce di questa differenza tra le quote e la produzione reale, i trader si stanno giustamente chiedendo se gli aumenti mensili delle quote annunciati dall’OPEC+ abbiano importanza per il mercato. Anche se l’OPEC+ ha nuovamente aumentato le quote per marzo, i prezzi del petrolio sono saliti immediatamente dopo la notizia.

Il Brent ha superato i 90 dollari al barile ed il WTI ha toccato gli 89 dollari al barile, anche se entrambi i riferimenti sono poi scesi. Forse qualche trader sperava in un incremento maggiore, anche se non c’erano indicazioni che questa opzione fosse mai stata sul tavolo.

L’impressione dei mercati è che la Russia faticherà a mantenere gli aumenti insieme all’espansione della sua quota nei prossimi mesi. Questo malgrado la Russia abbia rispettato i 100.000 bpd della sua quota negli ultimi mesi. Inoltre, non ci sono prove serie del fatto che la Russia non sia in grado di tenere il passo.

Ricordiamoci che, passato l’inverno, la produzione diventerà più facile in Siberia. Intanto, le notizie che arrivano dalla Russia sulla produzione sono positive. Secondo il vice Primo Ministro Alexander Novak, la Russia aumenterà la produzione al 90% dei livelli pre-pandemia a marzo.

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I trader seguiranno da vicino la situazione per capire se la Russia rispetterà questa intenzione, sebbene le tensioni per l’Ucraina e il potenziale di sanzioni USA per colpire le esportazioni energetiche russe siano un importante fattore che sta facendo salire i prezzi a prescindere dai livelli di scorte e domanda.

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