Dopo la pubblicazione delle cifre deludenti sulle vendite al dettaglio di luglio negli USA, venerdì lo yen giapponese si è apprezzato bruscamente contro il biglietto verde, la coppia USD/JPY è tornata intorno a 101,20, in calo di circa l’1%.
Il dato definitivo sulle vendite al dettaglio è risultato di gran lunga inferiore all’espansione prevista, pari allo 0,4% m/m, rimanendo piatto rispetto alla cifra rivista al rialzo, pari allo 0,8% m/m, del mese precedente.
L’indice al netto di automobili e benzina a luglio si è contratto dello 0,1% m/m rispetto al +0,3% previsto e al +0,8% di giugno.
Il rapporto è stato complessivamente molto deludente perché la tendenza della crescita di fondo delle vendite al dettaglio è piuttosto debole, la media mobile a 6 mesi si aggira attualmente intorno allo 0,4% m/m, ciò segnala che per l’economia USA i guai non sono ancora finiti.
Di conseguenza, il mercato è diventato più accomodante e non si aspetta un rialzo del tasso prima del prossimo anno. La probabilità di un rialzo a settembre è scesa al 16%, rispetto al 26% registrato prima della diffusione di questi dati.
L’L'indice del dollaro è rimbalzato dal supporto a 95,29 – costituito dal 50% del livello di Fibonacci – e al momento si aggira intorno a 95,70.
Dopo aver toccato quota 100,83 venerdì, la coppia USD/JPY si è ripresa lievemente, risalendo sopra la soglia a 101 dopo le deludenti cifre sul PIL giapponese. Nel secondo trimestre, il PIL è risultato invariato rispetto al trimestre conclusosi a marzo.
I prezzi del Petrolio Greggiohanno continuato a riprendersi, il greggio West Texas Intermediate si sta dirigendo verso i 45 USD al barile, mentre il Brent riprende fiato intorno a 47,30 USD.
Entrambi stanno testando una resistenza e avranno verosimilmente bisogno di un nuovo stimolo per riportarsi ai 50 USD al barile. I colloqui informali dell’OPEC alla conferenza che si terrà il mese prossimo ad Algeri, che potrebbero portare a un congelamento della produzione, potrebbero costituire l’aiutino necessario.
Stamattina anche i metalli preziosi sono in rialzo, l'Oro guadagna lo 0,30% e l’Argento è balzato dello 0,60%, a 19,85 USD.
La seduta di negoziazioni di venerdì è stata molto volatile, l’oro è lievitato dell’1,30%, a 1.356,85 USD, per poi stornare tutti i guadagni, scendendo intorno a 1.337 USD all’oncia.
Dal punto di vista tecnico, l’oro si sta avvicinando a un’area di resistenza chiave posta intorno a 1.380-1400 (38,2% di Fibonacci sulla svalutazione avvenuta fra il 2011 e il 2016, massimo della linea di tendenza ribassista pluriennale e massimi precedenti). Considerando l’elevato livello d’incertezza, riteniamo che una violazione al rialzo dell’oro sia soltanto una questione di tempo.
Dopo la pausa di venerdì, i mercati azionari globali sono pronti a un altro rally. In Asia, i guadagni sono stati disomogenei, i listini cinesi hanno fatto la parte del leone.
Gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente il 2,56% e il 2,60%, mentre sulle piazze offshore il Taiex ha ceduto un minuscolo 0,02%, invece l’Hang Seng ha guadagnato lo 0,77%. In Giappone, il Nikkei è scivolato dello 0,30%, il più ampio indice Topix ha ceduto lo 0,50%.
Infine, in Europa, i future sui listini azionari puntano a un’apertura in lieve rialzo.