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L’ondata di vendite si diffonde su tutto l’azionario globale

Pubblicato 12.09.2016, 10:50
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Lunedì i corsi azionari sono sprofondati in modo generalizzato, perché gli investitori sono sempre più convinti che la Federal Reserve interverrà a breve.

Le borse asiatiche hanno fatto registrare le perdite più marcate dal voto sulla Brexit, imitando l’andamento negativo di Wall Street. Venerdì, i commenti da falco dei membri della Fed USA hanno innescato un’ondata di vendite sulle borse e hanno fatto salire leggermente i rendimenti dei titoli di Stato USA.

Venerdì l’S&P 500 ha ceduto 53 punti o il 2,45%, scendendo a 2.127 punti, invece l’indice VIX è salito del 40%, al 15,50%. I rendimenti dei decennali USA sono saliti di 7 punti base, all’1,6610%. Anche se riteniamo che il mercato abbia reagito bene – soprattutto alla luce del forte rally delle ultime settimane – in realtà non è cambiato nulla e gli interventi di Rosengren e Kaplan non hanno fornito novità.

L’EUR/USD si è apprezzato gradualmente rispetto al minimo di venerdì, riportandosi intorno a 1,1250. Il momentum di breve termine rimane positivo, il primo obiettivo è 1,1350.

Le valute legate alle materie prime hanno avuto un avvio di settimana difficile, perché gli investitori hanno stornato le loro posizioni, facendo perdere quota ai prezzi del Petrolio Greggio e spingendo al rialzo lo yen giapponese.

L’USD/JPY ha ceduto fino allo 0,70% rispetto al massimo di ieri, pari a 102,31. Nel breve termine, la coppia rimane all’interno del suo canale rialzista, ma troverà una resistenza a 104,32. Al ribasso, il livello a 101,21 (minimo 7 settembre) fungerà da supporto.

Anche i prezzi del greggio sono negativi, gli investitori dubitano che i membri dell’OPEC riusciranno a trovare un accordo sul congelamento della produzione.

L’indice internazionale, il greggio Brent, ha ceduto l’1,90%, scendendo a 47,15 USD al barile, il greggio West Texas Intermediate è scivolato del 2%, a 44,95 USD.

Manteniamo la nostra impostazione ribassista sull’oro nero, perché crediamo che il mercato sia stato troppo ottimista sulla presunta fine dell’eccesso di offerta e sulla probabilità di un accordo su un potenziale congelamento della produzione.

Tutte le borse asiatiche hanno chiuso con il segno meno, il Nikkei giapponese ha ceduto l’1,73% e l’Hang Seng di Hong Kong il 2,89%.

Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno perso rispettivamente il 2,07% e il 2,64%.

Più a sud, gli indici australiano e neozelandese sono scivolati rispettivamente del 2,24% e del 2,53%.

Anche le piazze europee sono destinate ad aprire in ribasso, tutti i future sono negativi. Il Footsie è in calo dell’1,17%, il DAX è scivolato dell’1,68% e l’SMI dell’1,08%.

I future sul Dow Jones mostrano un calo del 2,62%.

Oggi gli operatori monitoreranno l’IPC in Danimarca; i depositi a vista totali in Svizzera; la produzione industriale in India; la bilancia commerciale settimanale in Brasile; i discorsi di Lockhart, Kashkari e Brainard della Fed negli USA.

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