Market Brief
Ieri a New York gli investitori sono andati a casa col sorriso stampato in faccia, dopo che i tre indici azionari preferiti di Wall Street hanno chiuso la giornata nettamente in positivo.
L’S&P 500 ha guadagnato l’1,19%, il Nasdaq 100 è balzato dell’1,45% e il Dow Jones Industrial Average dello 0,94%.
L’indice che ha fatto registrare i guadagni maggiori è stato il Russell 2000, in rialzo del 2,09%. Ora che gli indici delle blue chip sono ritornati sui livelli precedenti alla correzione, gli investitori si chiedono se vi sia ancora del potenziale al rialzo e se si sia trattato di un campanello d’allarme in vista di un’altra correzione.
Il brusco apprezzamento delle blue chip visto di recente è dovuto soprattutto al fatto che ora il mercato ha capito che la Fed rimarrà defilata e continuerà a sostenere l’economia ancora un po’ di tempo. Anche se l’attuale stagione delle trimestrali è stata foriera di notizie positive, soprattutto nel settore tecnologico, negli ultimi mesi i fondamentali di base non hanno subito variazioni e quindi riteniamo che la prudenza sia d’obbligo.
Ciò nonostante, per le azioni delle società a bassa capitalizzazione si prospettano ancora giorni brillanti, perché non si sono ancora riprese del tutto dall’ultima correzione; l’indice Russell 2000 è ancora a 110 punti dal massimo storico raggiunto il 23 giugno.
Non sorprende, dunque, che anche i mercati regionali asiatici si siano mossi in territorio positivo, seguendo l’onda di Wall Street. Le piazze giapponesi sono rimaste chiuse per la festività del Giorno della Cultura. A Hong Kong, l’Hang Seng HK 35 è lievitato dell’1,02%, in Nuova Zelanda la borsa ha guadagnato lo 0,64% e il KOSPI 50sudcoreano lo 0,65%. A Singapore, l’indice STI ha fatto registrare un rialzo dell’1,03% e a Taiwan il Taiex ha guadagnato l’1,14%.
Nella Cina continentale, sia il Composite di Shanghai sia quello di Shenzhen si muovono in territorio negativo, in calo rispettivamente dello 0,25% e dello 0,03%. In Australia, l’indice S&P/ASX 200 ha guadagnato l’1,42% e la coppia AUD/USD l’1,20% in scia al comunicato da falco del governatore Stevens.
Come previsto (si veda l’Outlook del Mercato settimanale), la RBA ha lasciato il tasso invariato al minimo storico del 2%. Il comunicato è risultato inaspettatamente ottimista sulle previsioni economiche; in esso si afferma che, “sebbene la crescita del PIL sia rimasta per un po’ lievemente inferiore alle medie di lungo termine, i sondaggi condotti fra le aziende indicano un graduale miglioramento delle condizioni nell’ultimo anno”.
La coppia AUD/USD sta testando la resistenza a 0,7197 (38,2% di Fibonacci sul rally di settembre-ottobre). Al rialzo, la prima resistenza staziona intorno a 0,73-0,74 USD, entrambi livelli psicologici e massimi precedenti. Prevediamo che l’AUD si rafforzerà contro il biglietto verde, il livello a 0,73 USD sarà il prossimo obiettivo.
L’EUR/USD non è riuscito a risalire sopra il livello precedente al comunicato del FOMC intorno a 1,11 USD. Inoltre, l’impostazione chiaramente accomodante della BCE impedisce agli operatori di far salire la moneta unica. Un supporto giace a 1,0897 (minimo 28 ottobre). Oggi non ci sono molti appuntamenti in calendario. Monitoreremo il PMI costruzioni nel Regno Unito; il PMI manifatturiero in Brasile; gli ordini alle fabbriche negli USA; il rapporto sull’occupazione riferito al terzo trimestre in Nuova Zelanda.
Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd