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L’USD recupera il terreno perduto nel comparto G10

Pubblicato 20.11.2015, 10:26
Aggiornato 07.03.2022, 11:10

Rally delle valute emergenti sul forex

Market Brief

Sui mercati dei cambi, l’USD ha recuperato parte del terreno perduto contro le divise G10 dopo il brusco calo di ieri.

La curva dei tassi USA è salita leggermente nella parte delle scadenze brevi, i rendimenti dei titoli a due anni sono lievitati allo 0,909%, in rialzo di 5 punti base.

Rispetto alle valute dei mercati emergenti, l’USD ha continuato a perdere terreno, in scia ai rally decisi di KRW, TWR e IDR.

La PBoC ha abbassato lievemente la quotazione ufficiale dell’USD/CNY, ora a 6,3780. Nel complesso, i volumi sono stati scarsi dopo una settimana lunga ed emotivamente difficile. L’USD/JPY si è mosso fra 123,05 e 122,75, mentre l’AUD/USD è passato di mano fra 0,7185 e 0,7210. L’EUR/USD ha invertito l’attuale andamento rialzista, scendendo a 1,0704.

Visti i pochi appuntamenti in calendario oggi, prevediamo che il trading di fascia continuerà e siamo orientati a strategie di mean reversion di breve termine (si veda a questo proposito la piattaforma quantistica di SQORE). Anche se sul forex la propensione al rischio è stata limitata, i mercati azionari continuano a mostrare uno sviluppo positivo.

Gli indici regionali asiatici hanno chiuso in marginale rialzo, solo Taiwan ha archiviato la seduta con il segno meno. Il Nikkei 225 e l’Hang Seng hanno guadagnato lo 0,10%, il Composite di Shanghai lo 0,37%. Negli USA, il vice presidente della Federal Reserve Stanley Fischer ha detto che i mercati finanziari sono pronti a un rialzo del tasso, perché la Fed ha modificato correttamente la sua strategia.

All’Asia Economic Policy Conference, Fischer ha dichiarato che la Fed “ha fatto tutto il possibile per evitare di sorprendere i mercati e i governi nel momento in cui agiremo, al punto che vari banchieri centrali dei paesi emergenti dicono alla Fed ormai da un po’ di procedere”. Ha ribadito che ancora non è stata presa una decisione sulla tempistica esatta del primo rialzo del tasso da dieci anni, pur riconoscendo che “nel prossimo futuro probabilmente alcune fra le principali banche centrali inizieranno ad allontanarsi gradualmente dalla politica dei tassi d’interesse vicini allo zero”. Ci sembra che sia il segnale di un rialzo a dicembre.

Rimaniamo costruttivi sull’USD nei confronti delle altre valute G10, sulla base dell’ulteriore divergenza fra le politiche monetarie.

Altrove, il parlamento greco ha approvato le riforme necessarie per sbloccare 12 miliardi di euro previsti dall’accordo di salvataggio da 85 miliardi. Dopo un dibattito acceso, che ha portato anche all’espulsione di due deputati del governo di coalizione guidato da Syriza, le misure sono passate con 153 voti a favore e 137 contrari.

In Nuova Zelanda, a ottobre gli acquisti con carta di credito sono aumentati del 7,8%, rispetto al +7,3% registrato a settembre.

Oggi gli operatori ascolteranno il discorso di Mario Draghi al Congresso bancario europeo a Francoforte. I verbali della riunione di politica monetaria della BCE diffusi ieri mostrano che il Consiglio Direttivo è rimasto deluso dall’incapacità del QE di dare i risultati sperati. Di conseguenza, la BCE ha annunciato che “il livello di accomodamento monetario dovrà essere riesaminato a dicembre”.

A nostro avviso, ciò significa che il mese prossimo sarà lanciato un nuovo pacchetto di stimoli di politica monetaria (un altro QE, tagli del tasso sui depositi e interventi verbali). L’intervento di oggi potrebbe fare maggiore chiarezza sul punto di vista di Draghi e della BCE. Alla luce della ripresa dell’EUR/USD, prevediamo che il discorso avrà un effetto ribassista sulla coppia.

Sul fronte dei dati, la fiducia dei consumatori dell’Eurozona dovrebbe scendere a -8,0 punti a novembre rispetto ai -7,7 di ottobre. In Canada, l’IPC primario di settembre dovrebbe attestarsi al +0,1% m/m rispetto al -0,2% precedente, e l’IPC core al +0,2%, come nel rilevamento precedente. C’è il rischio di una lettura più deludente, perché la fiacchezza dei prezzi del petrolio ha generato una pressione disinflazionistica.

Un IPC inferiore alle attese rinnoverà le aspettative di un allentamento dalla BoC e spingerà al ribasso il CAD. Infine, il PIL messicano del terzo trimestre dovrebbe crescere del 2,4% a/a, in rialzo rispetto al 2,2% del secondo trimestre; tuttavia, poiché la Fed sta per alzare i tassi e i prezzi del greggio continuano a essere deboli, rimaniamo ribassisti sul peso messicano (MXN).

Peter Rosenstreich, Chief FX Analyst,
Swissquote Europe Ltd

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