Anche se mancano ancora altri due giorni di scambi alla sua fine, il 2021 è stato un anno buono per i titoli azionari. Davvero buono.
Il Dow Jones Industrial Average si è spinto a nuovi massimi di chiusura e su 52 settimane ieri e sembra destinato a concludere il 2021 in salita di quasi il 20%.
L’S&P 500 ha registrato nuovi record questa settimana e si prepara a segnare un ritorno del 28% sull’anno, la performance migliore dal 2019. L’indice dei titoli ad alta capitalizzazione sembra destinato a superare la performance dell’indice legato al settore tech NASDAQ Composite sull’anno, per la prima volta in cinque anni.
Tutto questo fa sorgere delle domande per Wall Street e gli investitori mentre ci si prepara al 2022:
- Come reagiranno i mercati alla probabilità di tassi di interesse più alti e di più inflazione?
- Come reagiranno consumatori ed economie di tutto il mondo all’incertezza delle nuove ondate di COVID-19?
- Come gestiranno i mercati la probabilità di un aumento delle tensioni in Ucraina e Taiwan e di un contesto politico statunitense sempre più tossico?
Possiamo solo provare ad immaginare le risposte al momento, ma sappiamo cosa ha spinto su i mercati nel 2021. Fattori come:
- La politica della Federal Reserve di tenere i tassi di interesse bassi mentre l’economia USA superava lo shock della pandemia di COVID-19.
- La convinzione/speranza in primavera ed estate che il peggio del COVID fosse passato. Il risultato ha creato un allentamento delle restrizioni per il COVID, una ripresa del mercato del lavoro, robuste vendite al dettaglio ed un boom dell’edilizia abitativa.
- Prezzi del petrolio e del gan naturale in salita che hanno convinto le società a ricominciare a trivellare. Il greggio ieri ha chiuso a 76,56 dollari, con un balzo di circa il 58% quest’anno. Gli analisti rialzisti credono che possa salire ancora nel 2022, superando i 100 dollari al barile. Il greggio non viene scambiato sopra i 100 dollari dal luglio 2014.
Ma l’ottimismo di investitori e trader si è ridotto a novembre ed inizio dicembre, con le pressioni inflazionarie diventate troppo forti perché la Fed potesse continuare ad ignorarle.
I prezzi della benzina sono saliti del 45% quest’anno dopo un balzo del 14% nel 2020. L’indice sui prezzi al consumo USA per il mese di novembre ha rivelato che il prezzo degli alimentari nel paese è aumentato del 6,4% nello scorso anno. I prezzi delle auto usate sono saliti del 31%. I costi dell’elettricità sono aumentati del 6,5% dall’anno prima.
Ringraziamo il cielo per il rally delle feste
La riduzione dell’ottimismo è cominciata dopo il report sull’occupazione non agricola di ottobre pubblicato il 5 novembre. I titoli azionari hanno raggiunto il picco l’8 novembre ed hanno cominciato a scendere il giorno dopo, scivolando fino al 21 dicembre, quando è esploso il classico rally del mercato di fine anno.
Ma si è trattato di un rally conservativo, con molti investitori che hanno puntato ai titoli mega-cap che hanno dimostrato di funzionare, come Apple (NASDAQ:AAPL), balzato del 7,1% tra il minimo del 20 dicembre e ieri.
Apple si è inoltre avvicinato a superare i 182,80 dollari ad azione, evento che secondo molti analisti darebbe alla società la prima market cap da 3 mila miliardi di dollari della storia. Ieri, in chiusura, la sua capitalizzazione era di 2,94 mila miliardi di dollari.
Il titolo è balzato del 35% sull’anno e dell’8,5% solo a dicembre.
Il ruolo del dollaro
Se non hanno puntato ai titoli ad alta capitalizzazione che sembrano dare sicurezza, gli investitori hanno comprato bond. Il rendimento dei Treasury decennali ha toccato l’1,546% ieri, in salita del 4,2% da martedì ma pressoché invariato rispetto ai livelli a cui si trovava prima dell’annuncio della Fed del 15 dicembre, quando la banca centrale ha reso noto che punta ad alzare i tassi di interesse l’anno prossimo, probabilmente due o tre volte.
Parte degli acquisti di bond potrebbero essere stati quelli degli investitori globali che cercavano sicurezza. Alcune economie, soprattutto la Turchia, sono in forte difficoltà.
Inoltre, i trader delle valute potrebbero voler possedere dollari ora, perché vedono un aumento dei tassi. Magari non ora, ma in un futuro non tanto lontano, secondo Matthew Weller.
Un segnale preoccupante durante lo stress dei mercati di novembre-dicembre è stato il precipitoso calo del rapporto dei nuovi massimi su 52 settimane rispetto ai nuovi minimi su 52 settimane. Il rapporto è passato da 822 di inizio marzo a -660 il 3 dicembre. Ci sono stati solo due giorni a dicembre in cui il rapporto è stato positivo.
Dominio dei titoli energetici
Mentre la Fed preparava la tavola, i titoli energetici sono stati di gran lunga la “portata principale” del 2021 come settore nell’S&P 500, con in testa Devon Energy (NYSE:DVN), Marathon Oil (NYSE:MRO), e Diamondback Energy (NASDAQ:FANG), schizzati rispettivamente del 180%, 148% e 125% sull’anno.
Gli altri settori principali sono stati:
- Settore immobiliare ed edilizia abitativa, trainati da Extra Space Storage (NYSE:EXR), +95%, Simon Property Group (NYSE:SPG), +86%, e Mid-America Apartment Communities Inc (NYSE:MAA), +80%.
- Tech, con in testa lo sviluppatore di cyber-sicurezza Fortinet (NASDAQ:FTNT), +147%.
- Finanziari, con in prima linea SIVB Financial Group (NASDAQ:SIVB), +76%, Wells Fargo (NYSE:WFC), +61%, e Charles Schwab (NYSE:SCHW), +60%.
I primi cinque titoli Dow finora nel 2021 sono:
- Home Depot (NYSE:HD), +55%
- Microsoft (NASDAQ:MSFT), +54%
- Goldman Sachs (NYSE:GS), +46%
- UnitedHealth (NYSE:UNH), +44%
- Cisco Systems (NASDAQ:CSCO), +43% (n.b. Cisco registra anche la migliore performance del Dow a dicembre, con +16%)
Tra i titoli NASDAQ 100, le performance migliori del 2021 sono state quelle di:
- Fortinet (NASDAQ:FTNT), +147%
- Moderna (NASDAQ:MRNA), +137%
- NVIDIA (NASDAQ:NVDA), +130%
- Applied Materials (NASDAQ:AMAT), +86%
- Marvell (NASDAQ:MRVL), +86%
Nonostante i grandi successi, però, ci sono delle questioni da seguire.
Il problema delle IPO
Più di 1.000 società hanno debuttato in borsa nel 2021, ottenendo più di 300 miliardi di dollari.
Le società che hanno debuttato con IPO sono state al centro dell’attenzione quando i prezzi dei loro titoli sono schizzati, nel primo giorno di scambi. Ma c’è un rovescio della medaglia: due terzi di questi titoli ora sono scambiati al di sotto dei prezzi di offerta.
Il Renaissance IPO ETF (NYSE:IPO) è crollato dell’11% sull’anno.
Alcuni esempi:
Robinhood Markets (NASDAQ:HOOD), la cui piattaforma di trading consente agli investitori retail di operare senza commissioni, ha debuttato a 38 dollari il 29 luglio.
Il titolo ha raggiunto gli 85 dollari qualche giorno dopo ma è poi crollato a 17,11 dollari. Si tratta di un calo dell’80% dal picco post-IPO e del 55% dal prezzo IPO.
Il produttore svedese di latte d’avena Oatly (NASDAQ:OTLY), che conta tra i suoi investitori Oprah Winfrey, l’attrice Natalie Portman e l’ex amministratore delegato di Starbucks (NASDAQ:SBUX) Howard Schultz, ha raccolto 1,4 miliardi di dollari debuttando in borsa a 17 dollari a metà maggio. Il titolo è balzato a 29 dollari a giugno e ora si attesta a 7,88 dollari, giù del 54% dal prezzo IPO.
Rivian (NASDAQ:RIVN), il produttore di veicoli elettrici, ha debuttato a 78 dollari il 10 novembre. È salito del 27% complessivamente, ma è crollato del 17% a dicembre. Parte del problema di RIVN è che la società ha rinviato le consegne del pickup e di un SUV fino al 2023. E questo ha cancellato oltre il 3% dal prezzo del titolo solo ieri.
Successi della pandemia che alla fine hanno ceduto
Altre compagnie che inizialmente avevano tratto vantaggio dalla pandemia hanno registrato tonfi dei prezzi delle azioni.
Il produttore del vaccino contro il COVID Moderna, malgrado l’ottima performance tra i titoli NASDAQ 100, è crollato del 50% dal suo massimo di 52 settimane di agosto, soprattutto perché la Food and Drug Administration di recente ha autorizzato l’uso di pillole per il coronavirus prodotte da Pfizer (NYSE:PFE) e Merck (NYSE:MRK).
Il produttore di attrezzi ginnici Peloton (NASDAQ:PTON) ha avuto un enorme successo dopo lo scoppio iniziale del COVID, con il titolo balzato del 434% nel 2020. Tuttavia, è crollato del 76,8% quest’anno.
E non dimentichiamo l’operatore di cinema AMC Entertainment Holdings (NYSE:AMC), il cui titolo ha visto un’impennata di oltre il 3.300% tra la fine del 2020 ed il 2 giugno. Da allora, segna un tonfo di circa il 62%.
Persino il Bitcoin è vulnerabile. La criptovaluta più famosa, che si comporta più come un asset speculativo che come una valuta, è rimbalzato del 63% sull’anno, ma allo stesso tempo è sceso di quasi il 32% dal suo picco del 10 novembre.
5 cose che ci piace credere possano succedere il prossimo anno
Infine, azzarderemo cinque previsioni per il 2022.
- Innanzitutto, la variante Omicron del COVID non si dimostrerà tanto letale quanto la Delta e, lentamente ma sicuramente, sempre più persone si vaccineranno ed impareranno a vivere indossando la mascherina e sottoponendosi alle dosi di richiamo.
- Poi, alcune pressioni inflazionarie, in particolare quelle dei prezzi energetici, si allenteranno.
- In terzo luogo, l’economia statunitense riporterà la gente al lavoro con stipendi più alti e, si spera, benefit decenti.
- Le tensioni globali (in Ucraina, Taiwan ed Iran) si ridurranno.
- Le elezioni di metà mandato saranno civili.
Se si dovessero verificare queste condizioni, l’economia statunitense potrebbe continuare a crescere in modo ragionevolmente forte il prossimo anno. Gli aumenti dei tassi di interesse della Fed probabilmente saranno moderati. Al momento, nessuno ha il coraggio di annientare l’inflazione come aveva fatto l’allora Presidente della Fed Paul Volcker all’inizio degli anni Ottanta.