Market Brief
Dall’inizio dell’anno gli investitori si trovano a dover fare i conti con un elevato livello di volatilità su tutti i tipi di asset. La volatilità storica a 10 giorni dell’indice S&P 500 ha raggiunto il 25%, livello massimo dallo scorso settembre; gli indici azionari globali hanno infatti azzerato i guadagni di ieri. Nelle ultime settimane, i mercati azionari si muovono come se fossero sulle montagne russe; ieri salivamo, borse e valute legate alle materie prime pareggiavano i guadagni, oggi invece scendiamo. Mercoledì i titoli azionari asiatici sono calati bruscamente, azzerando i guadagni di ieri. Il Nikkei giapponese ha infranto un altro supporto, calando sotto 16.592 punti (minimo da gennaio 2015), in calo del 3,71%. L’indice Topix è arretrato del 3,70%. In Cina, gli indici compositi di Dow Jones Shanghai e Dow Jones Shenzhen hanno fatto registrare un calo dell’1,03%. A Hong Kong la borsa ha ceduto il 3,55%. In Europa, i future sui listini azionari puntano a un’apertura in ribasso, con il Footsie a -1,73%, il DAX a -2,38% e l’Euro Stoxx 600 a -2,27%. Sul mercato dei cambi, gli investitori si sono concentrati sui porti sicuri, come il franco svizzero e lo yen giapponese, scappando da aussie (AUD), loonie (CAD), kiwi (NZD) e corona norvegese. L’AUD/USD ha azzerato quasi completamente i guadagni di martedì ed è sceso di nuovo intorno a 0,6850, sotto il forte supporto a quota 0,6896.In Nuova Zelanda, nel quarto trimestre c’è stato un forte calo dell’inflazione. L’IPC è sceso al -0,5% rispetto al trimestre precedente (rispetto al -0,2% previsto e allo 0,3% del terzo trimestre). Su base annua, l’indice è salito solo dello 0,1%, meno del previsto +0,3% e del precedente +0,4%. Secondo noi, le pressioni inflazionistiche spianano la strada a un altro taglio del tasso, perché ne va della credibilità della RBNZ. Prevediamo quindi che il Kiwi continuerà a scendere, il prossimo obiettivo è 0,63 USD.Mark Carney martedì ha sorpreso i mercati, pronunciano un discorso accomodante. Il governatore della BoE si è mostrato preoccupato per il Regno Unito, per la crescita globale e le pressioni inflazionistiche nel paese. Ha dichiarato che “gli sviluppi recenti suggeriscono che la prevista stabilizzazione delle pressioni inflazionistiche richiederà più tempo”, aggiungendo che “non è ancora arrivato il momento di alzare i tassi d’interesse”. Di conseguenza, le previsioni di un rialzo del tasso sono passate da metà 2016 all’inizio del 2017. Il cable è sceso bruscamente dopo la notizia, calando fino a un minimo pari a 1,4130 per poi stabilizzarsi 30 pip più in su. Per il momento si può escludere un’inversione rialzista, perché l’inclinazione rimane nettamente ribassista. Ora la strada verso la prossima area di supporto chiave, che giace intorno a 1,35-1,40, è spianata. Gli asset considerati rifugi sicuri traggono vantaggio dal rafforzamento dell’avversione al rischio. Stamattina l’USD/JPY è sceso a 116,20, lo yen giapponese si è impennato dell’1,19% contro il dollaro americano e dello 0,65% contro l’euro. Il franco svizzero ha guadagnato lo 0,29% contro il biglietto verde, l’Oro è balzato dello 0,64%. Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto sul lavoro nel Regno Unito; il sondaggio ZEW in Svizzera; le vendite al dettaglio in Sudafrica; le richieste di mutui MBA, i nuovi cantieri residenziali, i permessi di costruzione e il rapporto IPC negli USA; l’IPC in Russia; le vendite del settore manifatturiero e la decisione sul tasso d’interesse della BoC; la decisione su tasso d’interesse della BCB. |