“Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare” (Antoine de Saint-Exupery)
Non importa quando, ma quanto i tassi caleranno. Con il taglio del costo del denaro della Fed di settembre ampiamente previsto, il dibattito tra gli operatori si è spostato sul fatto che sarà un movimento di 25 punti base o di 50. Le probabilità di un taglio di 50 sono intorno al 30%, poiché i mercati continuano a prezzare circa 100 punti di allentamento nelle ultime tre riunioni dell’anno. Questo ha aumentato l’importanza dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti di agosto (6 settembre) nel delineare il dibattito tra 25 e 50 punti, poiché l’attenzione della politica della Fed si sposta maggiormente sulla prevenzione di un rallentamento più marcato del mercato del lavoro, il vero arbitro della situazione. Altri dati rilevanti per Powell & Co. sono l’ultima lettura sull’inflazione statunitense il 9 settembre e le vendite al dettaglio l’11 settembre. In Europa, invece, l’esponente falco della BCE, Knot, ha dichiarato che l’attuale politica fiscale espansiva ostacola gli sforzi della BCE nella lotta contro l’inflazione, pur aprendo a un calo graduale dei tassi. L’ipotesi di un taglio di 25 punti da parte di Francoforte il prossimo 12 settembre è quindi tutt’altro che scontata. I riflessi sul mercato sono evidenti: calma piatta a Wall Street (anche a causa di dati macro deludenti), che resta comunque vicina ai massimi storici, mentre in Europa si muovono al rialzo Francoforte e Milano (la migliore), sulla spinta di dati macro migliori delle attese. Frena la corsa del prezzo del petrolio e del gas naturale, rispettivamente -1,7% e -2,1%. In questo contesto, frana la volatilità: siamo a un passo da 15 punti, mentre appena due settimane fa aveva sfiorato i 70 punti. Oggi non sono attesi dati macro di rilievo, mentre il market mover sono i risultati di Nvidia, che saranno diffusi a mercati statunitensi chiusi.
La Cina non rimbalza, per ora
Secondo gli analisti di Alpine Macro, è improbabile che le azioni cinesi vedano un rimbalzo significativo nel breve termine. La motivazione principale? Le crescenti preoccupazioni riguardanti la debolezza della crescita economica e l’apparente lentezza con cui Pechino sta intervenendo con misure di supporto. La società di ricerca segnala che l’economia cinese sta scivolando verso una sorta di “implosione lenta”, con una domanda privata stagnante e una mancanza di risposte rapide da parte del governo, che rischiano di peggiorare la situazione. Negli ultimi giorni, gli indici cinesi come il CSI 300 e lo Shanghai Composite sono scesi ai livelli più bassi degli ultimi sei mesi, riflettendo i timori di un rallentamento economico. In più, il mercato azionario cinese continua a rimanere indietro rispetto agli altri principali mercati asiatici, con gli investitori stranieri sempre più cauti sul Paese. “Anche se il mercato sembra rimbalzare intorno a un minimo piuttosto ampio, difficilmente vedremo un rally significativo a meno che Pechino non decida di varare un grande pacchetto di stimoli, il che però non sembra nei piani attuali”, hanno spiegato gli analisti di Alpine Macro in un report pubblicato martedì. Alpine Macro ha inoltre sottolineato che i recenti dati sulla liquidità e sul credito in Cina sono particolarmente preoccupanti. Questo scenario segnala una scarsa propensione alla spesa sia da parte dei consumatori che delle imprese. Anche le ultime emissioni di obbligazioni governative, pensate per colmare i gap finanziari, sono risultate meno incisive del previsto. “È sempre più improbabile che Pechino riesca a raggiungere il target di crescita del PIL del 5% per il 2024“, si legge nel report. “Storicamente, il calo degli aggregati monetari anticipa spesso una marcata frenata della crescita economica“, hanno concluso gli analisti.
Oro fisico o azioni esposte all’oro?
Alcuni analisti tra i quali Elisa Piscopiello, Senior ETF Analyst di LGIM, hanno recentemente analizzato l’andamento dell’oro e le diverse strategie di investimento legate a questo metallo prezioso, confrontando l’acquisto diretto dell’oro fisico con l’investimento nelle azioni di società minerarie. Secondo Piscopiello, la scelta dipende dalle esigenze specifiche di ciascun investitore. L’oro fisico offre il vantaggio di essere una riserva di valore stabile e universalmente accettata nel tempo. Essendo un asset tangibile, il suo prezzo è strettamente legato alle dinamiche specifiche del mercato dell’oro stesso, rendendolo un’ottima copertura contro l’inflazione. L’oro può quindi svolgere un ruolo cruciale in un portafoglio multi-asset, contribuendo alla diversificazione grazie a fattori di crescita diversi rispetto a quelli di azioni e obbligazioni. In condizioni di mercato estreme, l’oro funge da sorta di assicurazione per il portafoglio. Passando alle azioni delle società, possiamo sottolineare che il loro valore è collegato al prezzo dell’oro, ma può anche essere influenzato da fattori specifici legati alla singola azienda. Tuttavia, gli investitori possono ridurre l’impatto di questi rischi. Investire in tali azioni offre non solo un’esposizione all’oro, ma anche un premio aggiuntivo legato al rischio dell’impresa. Rispetto all’oro fisico, le azioni aurifere garantiscono inoltre una maggiore liquidità, eliminano i costi legati a logistica e stoccaggio e possono generare reddito extra attraverso i dividendi. Tra le società oggetto di copertura da parte di Integrae SIM esposte all’oro segnaliamo Kruso Kapital, primo operatore bancario leader in Italia nel mercato dei prestiti su pegno. Quasi il 90% di €124 milioni di prestiti concessi alla clientela sono garantiti dal metallo giallo. Tonnellate del prezioso minerale che si rivalutano nel tempo e possono essere liquidate velocemente sul mercato nell’ipotesi di un deterioramento del credito concesso.