“Non c’è nulla di permanente, tranne il cambiamento.” (Eraclito)
I mercati azionari europei hanno chiuso in ribasso venerdì, consolidando la debolezza della settimana, riflesso dei risultati elettorali Usa che aprono scenari negativi per i listini europei. I settori più esposti alla Cina, come materie prime, lusso e auto e componentistica, sono stati tra i principali perdenti, mentre i settori difensivi, inclusi real estate e utilities, hanno mostrato una performance relativamente migliore. Nel complesso la settimana per lo Stoxx 600 ha chiuso in rosso dello 0,8%, mentre l’FTSE MIb 40 è stato il peggior listino d’Europa, -2,5%. Negli Stati Uniti, gli indici azionari hanno invece terminato in rialzo, anche se al di sotto dei top, con il Nasdaq e l’S&P 500 che hanno comunque segnato intraday nuovi massimi storici, coronando una settimana di forti guadagni: +5% il listino high tech. Il focus dei mercati statunitensi rimane sul post-elezioni, con un rally sostenuto dall’allentamento delle coperture downside legate alle elezioni, dal calo dell’indice VIX (-31% in una settimana) e dalla stagionalità favorevole di fine anno (il rally potrebbe essere già iniziato). Anche il ritorno dei buyback e le aspettative di deregolamentazione e tagli fiscali hanno alimentato il sentiment positivo. Tuttavia, persistono preoccupazioni per le implicazioni tariffarie e il loro impatto sulla crescita e sull’inflazione in entrambe le sponde dell’oceano.
Sviluppi politici in Germania e implicazioni per la BCE
In Europa, le dinamiche politiche interne sono state al centro dell’attenzione. Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha respinto le richieste di un voto di fiducia dopo il crollo della coalizione con l’FDP. Questo evento porterà a elezioni anticipate entro la fine di marzo prossimo. Scholz ha criticato il ministro delle Finanze Lindner, leader dell’FDP, per la sua opposizione a un compromesso sulle riforme economiche, che includeva un pacchetto per salvaguardare i posti di lavoro nel settore automobilistico e promuovere investimenti privati. I sondaggi favoriscono la CDU/CSU con un supporto al 34%, mentre l’SPD è intorno al 15% e l’AfD al 17%. IN questo contesto gli esponenti della BCE hanno iniziato a discutere le potenziali conseguenze delle politiche commerciali di Trump. Philip Lane, capo economista della BCE, ha sottolineato che non bisogna esagerare l’impatto delle decisioni della Fed sull’Europa, evidenziando che l’Eurozona non è una piccola economia né un’economia dollaro-centricizzata. Tuttavia, le barriere commerciali in arrivo dalla Casa Bianca potrebbero pesare sulla produttività e rendere più difficile rispondere a nuovi shock finanziari.
Politiche cinesi e segnali di ripresa
La Cina ha fornito dettagli sulle politiche emerse dal Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo. È stato annunciato un piano di scambio del debito locale di 10mila miliardi in valuta locale in quattro anni, che include un aumento del tetto del debito governativo locale di 6mila miliardi e l’emissione di 4mila miliardi in obbligazioni speciali nei prossimi cinque anni. Tuttavia, l’enfasi sembra più sulla stabilizzazione che sugli stimoli diretti, con mancate misure di ricapitalizzazione delle banche e nessuna iniziativa per incentivare i consumi. Ma tanto è bastato a rasserenare gli animi degli operatori anche perché il mercato la scorsa settimana, ha beneficiato di segnali positivi dagli Stati Uniti, con il ISM servizi al livello più alto da luglio 2022 e l’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan ai massimi da sei mesi. Ricordiamo infine che il termine dello sciopero della Boeing (NYSE:BA) dopo 53 giorni ha portato ad aumenti salariali significativi del 38%, segnando un punto di svolta per il settore manifatturiero.
I mercati azionari europei hanno chiuso in ribasso venerdì, consolidando la debolezza della settimana, riflesso dei risultati elettorali Usa che aprono scenari negativi per i listini europei. I settori più esposti alla Cina, come materie prime, lusso e auto e componentistica, sono stati tra i principali perdenti, mentre i settori difensivi, inclusi real estate e utilities, hanno mostrato una performance relativamente migliore. Nel complesso la settimana per lo Stoxx 600 ha chiuso in rosso dello 0,8%, mentre l’FTSE MIb 40 è stato il peggior listino d’Europa, -2,5%. Negli Stati Uniti, gli indici azionari hanno invece terminato in rialzo, anche se al di sotto dei top, con il Nasdaq e l’S&P 500 che hanno comunque segnato intraday nuovi massimi storici, coronando una settimana di forti guadagni: +5% il listino high tech. Il focus dei mercati statunitensi rimane sul post-elezioni, con un rally sostenuto dall’allentamento delle coperture downside legate alle elezioni, dal calo dell’indice VIX (-31% in una settimana) e dalla stagionalità favorevole di fine anno (il rally potrebbe essere già iniziato). Anche il ritorno dei buyback e le aspettative di deregolamentazione e tagli fiscali hanno alimentato il sentiment positivo. Tuttavia, persistono preoccupazioni per le implicazioni tariffarie e il loro impatto sulla crescita e sull’inflazione in entrambe le sponde dell’oceano.
Sviluppi politici in Germania e implicazioni per la BCE
In Europa, le dinamiche politiche interne sono state al centro dell’attenzione. Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha respinto le richieste di un voto di fiducia dopo il crollo della coalizione con l’FDP. Questo evento porterà a elezioni anticipate entro la fine di marzo prossimo. Scholz ha criticato il ministro delle Finanze Lindner, leader dell’FDP, per la sua opposizione a un compromesso sulle riforme economiche, che includeva un pacchetto per salvaguardare i posti di lavoro nel settore automobilistico e promuovere investimenti privati. I sondaggi favoriscono la CDU/CSU con un supporto al 34%, mentre l’SPD è intorno al 15% e l’AfD al 17%. IN questo contesto gli esponenti della BCE hanno iniziato a discutere le potenziali conseguenze delle politiche commerciali di Trump. Philip Lane, capo economista della BCE, ha sottolineato che non bisogna esagerare l’impatto delle decisioni della Fed sull’Europa, evidenziando che l’Eurozona non è una piccola economia né un’economia dollaro-centricizzata. Tuttavia, le barriere commerciali in arrivo dalla Casa Bianca potrebbero pesare sulla produttività e rendere più difficile rispondere a nuovi shock finanziari.
Politiche cinesi e segnali di ripresa
La Cina ha fornito dettagli sulle politiche emerse dal Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo. È stato annunciato un piano di scambio del debito locale di 10mila miliardi in valuta locale in quattro anni, che include un aumento del tetto del debito governativo locale di 6mila miliardi e l’emissione di 4mila miliardi in obbligazioni speciali nei prossimi cinque anni. Tuttavia, l’enfasi sembra più sulla stabilizzazione che sugli stimoli diretti, con mancate misure di ricapitalizzazione delle banche e nessuna iniziativa per incentivare i consumi. Ma tanto è bastato a rasserenare gli animi degli operatori anche perché il mercato la scorsa settimana, ha beneficiato di segnali positivi dagli Stati Uniti, con il ISM servizi al livello più alto da luglio 2022 e l’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan ai massimi da sei mesi. Ricordiamo infine che il termine dello sciopero della Boeing (NYSE:BA) dopo 53 giorni ha portato ad aumenti salariali significativi del 38%, segnando un punto di svolta per il settore manifatturiero.