Gli autentici disastri arrivati a pioggia sui principali indici azionari, nella giornata di lunedì 24.2, ci ricordano l’importanza di controllare i ratei di volatilità sui principali strumenti finanziari su cui operare. È questo uno studio per me quotidiano da molti anni, e che consiste nel monitorare la volatilità storica su una serie di orizzonti temporali, quali ad esempio: il settimanale/mensile/trimestrale/semestrale/annuale.
Incrociando queste percentuali, può comprendere come vi sia una stretta correlazione fra le performance e il rischio che un qualsiasi investitore corre nel mantenere un determinato investimento.
Sono analisi che servono anche per decidere la gestione della posizione, ai fini di una sua ottimale sempre nei limiti del possibile, ovvio) di una sua eventuale chiusura.
Alla chiusura di venerdì scorso, infatti, la volatilità annualizzata del Dax nell’ultima settimana (che pur comprendeva la giornata ribassista, in incremento di range, di venerdì 21) era pari al 7,8%, e di poco superiore (8,4%) era quella di Eurostoxx50. Questa percentuale era decisamente più bassa di quella calcolata nei restanti periodi dell’anno, la cui media si attestava al 12% circa, e a quella degli ultimi 20 giorni, che è stata del 13,6%.
Questo forte scarto fra le oscillazioni settimanali/mensili spiega gli eccessi di questa prima seduta della settimana, che hanno amplificato a dismisura le preoccupazioni degli operatori per i riflessi del coronavirus sul contesto economico, andando a sollecitare i livelli di stop loss che molti trader avevano al di sotto di alcuni livelli tecnici, per la precisione in area 13.480.
L’apertura in gap ribassista di questa notte ha naturalmente favorito l’incremento esponenziale dei volumi scaricati sul mercato in modalità automatica.
Sarà questo uno dei temi che andrò ad approfondire nel prossimo webinar in collaborazione con TopFx Giovedì 5 Marzo alle 7.30PM. Qui di seguito il link per l'iscrizione su Investing.com.