Un rapido indietreggiamento degli indici USA nell’ultimo giorno della settimana potrebbe avere interrotto la calma piatta che aveva contraddistinto i mercati per tutto il mese di Agosto e per la prima tornata di Settembre.
Hanno contribuito alcuni deboli dati macro, ma più probabilmente è scattata qualche presa di beneficio prima degli appuntamenti con le banche centrali Giapponese e Americana, previsti a breve. La BCE si è già espressa non modificando nulla (ma pochi si aspettavano modifiche al programma in questa fase), e non è affatto da escludere che lo stesso avverrà per FED e BOJ.
Il bilancio settimanale termina in leggero negativo per i principali indici, che per ora non modificano l’assetto rialzista di periodo. Certo la caduta verticale di venerdì degli indici USA minerà le certezze dei rialzisti nel breve, e da notare che per gli indici europei le prese di beneficio sono di nuovo scattate dai noti livelli di resistenza. In estrema sintesi per ora cambia poco nei grafici, ma probabilmente la cosa migliore è di rivedere la situazione dopo il giro di giostra delle banche centrali.
USA:. in settimana debole il dato PMI non manifatturiero, importante per gli USA. Dato misurato a 51,4, sempre sopra la soglia dei 50 punti, ma decisamente più debole delle attese, e soprattutto della lettura precedente (55,5)
Guardando all’S&P 500 tutto avviene venerdì, con una caduta senza rimbalzi nell’intraday. Una candela settimanale che può essere ancora configurata come un veloce ritracciamento in seno ad una tendenza rialzista. Siamo di fatto già in area 2110, che configurava i precedenti massimi storici poi rotti al rialzo a Luglio, e che ora potrebbe fungere da primo supporto. Poco sotto passa anche la trendline rialzista dai minimi di Febbraio, altro potenziale argine ad ulteriori approfondimenti al ribasso.
Europa: terminano tutti in leggero negativo gli indici principali, con l’eccezione della Spagna (+1,4%). Rimane una certa forza relativa per gli indici europei, con Eurostoxx 50 che cede -1,2%, rispetto al -2,4% degli indici USA. Qualcuno si aspettava da Draghi un annuncio di estensione/rafforzamento del QE (fine prevista a marzo 2017): nessuna variazione, ma di tempo per intervenire ce n’è in abbondanza. Solo marginalmente ritoccate le proiezioni del PIL eurozona, alzando l’anno in corso ed abbassando il 2017/2018
Il Dax continua a stabilizzare sui recenti top di periodo. Il trend rialzista non si interrompe, sembra più una fase di ricarica. Rimane la stretta correlazione inversa con Eur-Usd (in aumento in settimana). Livelli invariati: 10.300 supporti di breve, area 10.000 quelli di medio periodo, con possibile obiettivo in area 11.200/11.400.
Sotto l’indice spagnolo, più brillante in settimana. Prezzi ora in pressione sulle resistenze. Un pattern grafico che esprime il tentativo di interrompere il trend ribassista, ancora formalmente attivo (rimane una sequenza di minimi e massimi decrescenti). Prime conferme che il peggio sia passato (almeno per quest’anno) solo con chiusure oltre i 9500 punti
Italia: tiene bene in chiusura settimanale (-0,2%), tra i migliori in Europa. C’erano tutti i presupposti per un veloce rally fino ai 18.000 almeno: obiettivo non certo compromesso, si guarderà ora alla tenuta di 16.500 (o al massimo 16.200) in caso di debolezza ad inizio settimana prossima
Asia: pochi movimenti in attesa soprattutto delle decisioni della FED del 21 settembre. Sempre poco probabile che verranno alzati i tassi, ma rimane in formazione una fase di pausa negli acquisti dopo gli ottimi progressi precedenti (soprattutto per India e Russia e i minori- Vietnam, Indonesia, Tailandia). Proprio la Tailandia ha sofferto più di ogni altro indice in settimana (-4,8%), pare la causa sia le vendite di un grosso fondo locale. Rimane l’area da preferire sulla debolezza.
Rivisto leggermente al rialzo il PIL giapponese per il 2° trimestre (da 0 a +0,2%). Il 2016 dovrebbe ora chiudere a +0,7%. Indice Nikkei sostanzialmente fermo, sempre sulle prime resistenze importanti. Sarà comunque in generale interessante vedere la reazione lunedì degli indici asiatici dopo il brutto venerdì di Wall Street.
Latin America: prese di beneficio scattate per i due indici principali, dopo i recenti top. Per l’indice messicano, come da tradizione, una grafica non molto dissimile da quello dell’indice USA: prezzi in prossimità del primo supporto rilevante (i precedenti top storici rotti al rialzo a Luglio) e quasi a contatto con la media mobile veloce. Ma come per S&P 500 difficile dire se sia una opportunità di acquisto ora. Nel caso, lo stop andrebbe posizionato in area 44/45.000, dove vi è il supporto principale di medio periodo. Per questo indice in particolare attenzione alla valuta, che finora non ha premiato gli investitori esteri, al contrario ad esempio dell’indice brasiliano (Real rivalutatosi, Peso in svalutazione). Lo strumento di riferimento per questo paese è ETF XMEX (che segue l’indice MSCI Messico)
Materie prime: stabili i metalli e gran parte dei coloniali, con l’eccezione del Cacao (-4,8%). Prezzi senza una chiara direzionalità negli ultimi due anni (ampio trading range), ora di nuovo sui possibili supporti di medio periodo.
In positivo il bilancio dei grains, ed in particolare del Mais (+3,8%). Per ora qualche ricopertura dopo i violenti ribassi precedenti, ma certo molte inversioni iniziano con un pattern simile.
Tornando all’Oro, prosegue la fase di assestamento. 1300 usd ha per ora funzionato come primo supporto, ma i prezzi hanno sentito la resistenza di 1350. L’unica cosa evidente è che non è un asset a protezione di possibili cali dell’azionario. Acquisti idealmente in area 1250/1280, su un possibile contatto con la media mobile più lenta, in rapido avvicinamento ai prezzi. Sulla rottura rialzista di 1350, 1400 nuova resistenza rilevante
Petrolio: il rilevante crollo delle scorte USA (-15 milioni di barili) aveva infiammato gli investitori, ma come per i mercati azionari anche il Petrolio Greggio ha ritracciato venerdì.
La settimana si chiude comunque positivamente (+3,2%) ma non cambiano per ora i livelli di riferimento, con prezzi a metà strada tra i supporti e le resistenze di periodo. Rimane per ora suggerita una operatività per trading di breve, in controtendenza dagli estremi (tra 40/42 e 48/50)
EUR/USD: questa volta il debole dato Usa (PMI sotto le attese) indebolisce moderatamente il dollaro Usa. La coppia rimane impegnata in un moderato canale crescente di breve (dai minimi di 1,095), con possibilità di nuovo test della resistenza attorno a 1,15. Situazione che rimane tranquilla ed equilibrata, è che sarà stravolta solo da qualche sorpresa (tipo aumento tassi Usa già a settembre..)
Riccardo Zarfati
onehourtrading .it