Hanno prevalso le vendite sui titoli azionari (MSCI world –0,7%), con l’eccezione di alcuni paesi produttori di Petrolio, come la Russia e l'Indonesia. Il che è comprensibile alla luce del nuovo accordo di riduzione dell’output petrolifero, che ha fatto balzare i prezzi del greggio di ben 12% in settimana.
Sorprende l’indice italiano, con la migliore performance mondiale ed in netta controtendenza rispetto agli stessi indici europei. Questo proprio alla vigilia del referendum, che incorpora tuttora esiti incerti. Ma certo ora i timori per l’esito delle consultazioni elettorali (in Italia, ma anche le presidenziali in Austria) ne escono in qualche modo depotenziati.
Lunedì dopo il voto ne sapremo di più. Eventuali ulteriori correzioni possono ragionevolmente essere sfruttate per rientrare sui trend rialzisti più robusti (Usa, Giappone, Russia, Brasile - più dubbi sulla Cina). L’Europa rimane nel limbo, e probabilmente solo una vittoria del SI aiuterà gli indici europei a recuperare il terreno perduto.
VARIAZIONI SETTIMANALI
USA
Piccolo ritracciamento per S&P 500, più deciso quello del Nasdaq, che perde quasi 3% in settimana. Segnalo dal punto di vista tecnico una potenziale divergenza ribassista sull’RSI, con MACD ancora inclinato negativamente nonostante i recenti massimi storici. 5000 punti il livello critico da monitorare in caso di ulteriore debolezza.
Dopo le elezioni continua a salire la fiducia dei consumatori americani. Nuovo massimo pluriennale con lettura decisamente superiore alle attese. Attenzione che questo è un indicatore generalmente contrarian, e stiamo entrando in territorio di euforia. Che storicamente non porta bene all’indice, vedi 2000 e 2008.
Un ulteriore pezzo di informazione a supporto che spazi di crescita per gli indici Usa ancora ci sono, ma da gestire con sempre maggiore cautela. EuropaUn buon dato sulla disoccupazione di
Eurozona, che scende ulteriormente sotto il 10%. Una progressione lenta ma costante. Bene anche le vendite al dettaglio tedesche, con un +2,4% ad ottobre.
Dati macro complessivamente buoni ma non sufficienti per gli indici europei, tutti in negativo con l’eccezione dell’Italia. Dax che perde -1,7%, ri allontanandosi dalle note resistenze di 10.800. I riferimenti grafici rimangono gli stessi, con primi supporti a 10.200/10.300 e quelli principali di medio periodo a 9900 punti.
Italia PIL annuale dopo il 3° trimestre rivisto al rialzo al +1% (attese +0,9%). Bene anche il PMI manifatturiero, che si riallontana velocemente dalla soglia critica dei 50 punti (=recessione).
Chissà che queste indicazioni economiche positive non contribuiscano a rafforzare le posizioni a vantaggio del SI referendario. Un esito sul quale i mercati hanno scommesso, almeno a giudicare dalla buona candela rialzista settimanale. Per ora quadro tecnico invariato, questo è naturalmente l’indice più soggetto a revisione la prossima settimana.
Positivo anche il BTP a 10 anni, sulle voci di una possibile ombrello protettivo della BCE in caso di vittoria del No. Si può ipotizzare un supporto in area 130 in caso di ritorno della debolezza, dove in ottica di medio periodo il rendimento tornerebbe più attraente (poco sopra il 2%).
AsiaAncora in rialzo il Giappone, seppure disegnando una candela settimanale che potrebbe portare a qualche temporanea presa di beneficio nel breve. Ma in questa fase rimane l’indice forse più interessante da cogliere sulla debolezza. Primi supporti a 17.600 punti.
La Russia è il paese con le migliori performance tra gli emergenti nel periodo. Non ha mai ritracciato da inizio anno e potrebbe avere obiettivi ambiziosi, soprattutto se prosegue il forte rialzo del petrolio visto in settimana
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Latin america, Indice brasiliano con struttura tecnica in peggioramento, ma sempre inquadrato saldamente in un trend rialzista. Per ora attenderei un qualche avvicinamento alla media mobile più lenta, che potrebbe avvenire in area 55.000 punti.
Materie prime Metalli industriali in forte ritracciamento dopo i fasti delle passate settimane. Oro a nuovi minimi di periodo. Si salva solo l’Argento, con un piccolo rialzo. Possibile da questi livelli un qualche rimbalzo più consistente, ma quadro grafico dei due metalli preziosi è decisamente peggiorato.
Crollano invece i prezzi del Caffè C, che perdono oltre il -6%. Le abbondanti piogge in Brasile potrebbero aumentare le rese più del previsto. Pesa naturalmente anche la caduta del Real brasiliano, fortemente correlata con Caffè e Zucchero (pure in ribasso, -2,3%). Siamo sui supporti di medio periodo, ma per ora nessuna reazione.
Si concretizza l’accordo sulla riduzione dell’output, 1,2 milioni di barili. Un taglio più ampio delle attese e al quale aderisce anche la Russia, membro non Opec. Taglia in particolare l’Arabia saudita, che valuta alla fine più importante ridurre le scorte che non proteggere la propria quota di mercato.
Volano i prezzi del Petrolio, che chiudono vicini ai 52$. Ora possibile alzare il primo supporto a 48,6, con alcuni analisti del settore che prevedono area 60 già per la fine dell’anno.
Riccardo Zarfati
Onehourtrading