Le valute legate alle materie prime hanno continuato a perdere terreno in Asia, mentre i prezzi del greggio testano un’area di resistenza chiave. Il greggio West Texas Intermediate non è riuscito a resistere sopra i 40 dollari ed è sceso addirittura sotto i 39 dollari, perdendo l’1,70% durante la seduta.
Analogamente, il Brent ha ceduto l’1,19% a Tokyo, scendendo a 40,70 USD al barile, senza riuscire a consolidarsi sopra il livello a 42 dollari. Il dollaro neozelandese ha accusato le perdite maggiori nella notte, perché si affievolisce la propensione al rischio.
Tuttavia, il kiwi è riuscito a consolidare i guadagni ottenuti dopo il FOMC, rimanendo sopra il livello a 0,6750 USD. Al ribasso, il prossimo supporto si osserva a 0,6576 (minimo 16 marzo), mentre al rialzo il massimo del 18 marzo fungerà da resistenza.
Anche il dollaro australiano ha trovato meno compratori in Asia, perché gli operatori iniziano a chiedersi se, a questi livelli, il recente rally sia ancora sostenibile. In effetti, venerdì l’AUD ha raggiunto il massimo contro il biglietto verde dal primo luglio 2015, a quota 0,7680 USD, a pochi giorni dall’annuncio inaspettatamente accomodante della Fed.
Per ora l’AUD/USD si consolida intorno a 0,7580; più giù, si osserva un supporto a 0,7415 (minimo 16 marzo), mentre al rialzo la resistenza giace a 0,7680 USD (massimo 18 marzo). Nel complesso, ci aspettiamo che il rally delle valute legate alle materie prime si fermi per un po’, mentre gli operatori esaminano a menta fredda il mercato.
Anche i metalli sono stati oggetto di vendite, l’oro ha ceduto lo 0,93%, l’argento lo 0,27%, il platino lo 0,94% e il palladio lo 0,41%. In Cina, il minerale di ferro ha ottenuto richieste migliori, i contratti sul future più liquidi alla borsa di Dalian sono saliti del 3,15%, a 459 yuan a tonnellata. I future sul rame sono scesi leggermente, dello 0,24%.
Sul mercato azionario, il rally dei prezzi del minerale di ferro ha continuato a spingere i titoli cinesi. Gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente il 2,15% e il 2,68%.
A Hong Kong, l’Hang Seng è rimasto invariato, a 20.665 punti. Altrove in Asia, i titoli si sono mossi in territorio negativo, le azioni australiane hanno ceduto lo 0,32%, il Kospi sudcoreano lo 0,12% e la borsa di Singapore l’1,04%. In Europa, i future sono negativi sulla scia dell’Asia.
In generale, non crediamo che per il mercato si sia concluso il rally recente, ma si era resa necessaria una fase di consolidamento, soprattutto visti i guadagni costanti degli ultimi giorni. L’USD ha guadagnato diffusamente, pur rimanendo sotto i livelli precedenti al FOMC.
Oggi gli operatori monitoreranno l’indice sulla fiducia dei consumatori in Danimarca; i depositi a vista in Svizzera; l’indice sull’attività nazionale della Fed di Chicago, le vendite di case esistenti e il discorso di Lacker (Fed) negli USA; il tasso di disoccupazione e le vendite al dettaglio in Russia.