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Petrolio e oro divergono tra carenza di energetici e tapering della Fed

Pubblicato 18.10.2021, 14:42
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Le strade opposte imboccate da energetici e metalli preziosi probabilmente si allontaneranno ancora di più questa settimana, con i tori del greggio alla ricerca di prezzi ancora più alti per via della stretta globale sugli energetici, mentre l’oro potrebbe ricevere un’altra batosta dai piani per la riduzione dello stimolo della Federal Reserve.

 

Oil Daily

Grafico giornaliero del greggio

 

Con la Casa Bianca che venerdì ha annunciato che cancellerà le restrizioni sui viaggi per il COVID per gli stranieri completamente vaccinati a partire dall’8 novembre, aumenta il potenziale della domanda di carburante per aerei. Già prima di questo, l’Agenzia Internazionale per l’Energia aveva stimato una carenza di almeno 500.000 barili al giorno delle scorte globali rispetto alla domanda entro fine anno.

I prezzi del greggio sono praticamente diventati uno scambio a senso unico dopo che l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio ed i suoi alleati (OPEC+) due settimane fa hanno deciso di non aggiungere più di 400.000 barili al giorno alla produzione, nonostante la domanda molto maggiore stimata in un’economia globale in rapida riapertura dai lockdown per il COVID.

Sebbene la cancellazione delle restrizioni sui viaggi verso gli USA annunciata dalla Casa Bianca e l’aggiornamento dell’AIE sulle stime della domanda globale sicuramente abbiano contribuito a spingere i prezzi, il greggio questo mese è schizzato anche per altri motivi oltre all’annuncio originale dell’OPEC+ ripreso dai tori, soprattutto con le scorte ai minimi pluriennali.

Dalla storia del “sovrapprezzo per carenza” dei future del greggio Brent, alla stima di 90 dollari per il Brent presentata sia da Goldman Sachs che da Morgan Stanley, il mercato è stato spinto a livelli persino più alti sull’idea di una domanda esplosiva per trasporti e riscaldamento nei prossimi mesi con l’emisfero settentrionale vicino all’inverno. 

Nessun dato negativo ha pesato significativamente sul rally del greggio nelle ultime settimane, neanche i tre aumenti settimanali consecutivi delle scorte di greggio USA che hanno aggiunto circa 13 milioni di barili in totale.

E nemmeno il fatto che l’Energy Information Administration abbia alzato le stime sulla produzione statunitense di 800.000 barili al giorno nelle ultime tre settimane, con la produzione totale prevista che resta a 11,4 milioni di barili al giorno, 1,7 milioni al di sotto del record pre-pandemia di 13,1 milioni.

La stretta sulle forniture di carbone in Asia è finita invece al centro dell’attenzione degli investitori, con l’impennata del 9% dei future del carbone ad Hong Kong questo lunedì che si è riversata sui prezzi del greggio, mentre la Cina, il resto dell’Asia settentrionale e l’Europa lottano per accaparrarsi le scarse scorte energetiche disponibili.

Il Brent, il riferimento globale del greggio scambiato a Londra, ha raggiunto un picco di apertura della settimana pari a 86,03 dollari, un massimo di tre anni che ha sorpreso appena alcuni analisti, ormai insensibili al trend a senso unico degli energetici.

Il West Texas Intermediate, il riferimento per il greggio USA, ha raggiunto un nuovo massimo di sette anni di 83,11 dollari.

Jeffrey Halley, a capo delle ricerche sull’Asia per OANDA, scrive:

“Il greggio Brent dovrebbe ora puntare al massimo dell’ottobre 2019 di 86,80 dollari e ai 90,00 dollari al barile, con supporto a 84,25 e 82,00 dollari al barile”.

“Il WTI ora avrà una resistenza significativa fino alla regione degli 89 dollari, anche se prevedo che alcuni venditori inizialmente compariranno sopra gli 86 dollari al barile. Solo un calo verso gli 82 dollari al barile cambierà le prospettive rialziste”.

Persino le pubblicazioni sul greggio della Strategic Petroleum Reserve cinese e di quella statunitense “probabilmente non faranno che dare solo un sollievo temporaneo” ai prezzi su un mercato overbought da qualsiasi punto di vista tecnico, dice Halley.

Per quanto riguarda l’oro, probabilmente succederà l’esatto opposto.

I prezzi del metallo giallo dovrebbero vedere ulteriore debolezza dopo la breve oscillazione della scorsa settimana che li ha portati sopra 1.800 dollari, per poi crollare entro 24 ore.

Gold Daily

Grafico giornaliero oro

 

Il Libro Beige della Fed, atteso mercoledì, potrebbe rafforzare le aspettative sul tapering degli acquisti mensili di bond ed altri asset da parte della banca centrale, pari a 120 miliardi di dollari. I verbali del vertice Fed di settembre pubblicati la scorsa settimana indicano che è previsto un annuncio a novembre e che il tapering potrebbe cominciare persino nello stesso mese.

Nella giornata di oggi saranno pubblicati i dati statunitensi sulla produzione industriale, seguiti domani dai report sulle concessioni edilizie e le nuove costruzioni.

La produzione industriale probabilmente risulterà limitata dai problemi delle filiere, mentre i dati sul settore immobiliare dovrebbero restare solidi, con il recente aumento delle richieste di mutui che indica una nuova ripresa delle attività dopo un lieve rallentamento in primavera e in estate.

“Dei rendimenti USA più solidi saranno un ostacolo per i rally dell’oro, soprattutto se dovessero rafforzare il dollaro”, spiega Halley.

“Nel contesto più ampio, solo un aumento verso i 1.835 dollari l’oncia innescherebbe un pattern tecnico testa e spalle inverso pluri-mensile ed un ritorno delle prospettive dell’oro a positive. I rischi restano fermamente al ribasso”.

Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

 

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