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Petrolio e oro faticano a segnare nuovi livelli in vista del dato sull’inflazione

Pubblicato 08.08.2022, 16:46
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  • La lettura dell’indice IPC di luglio mercoledì è attesa con ansia sui mercati
  • L’inflazione generale dovrebbe raffreddarsi, ma potrebbe sorprendere al rialzo
  • I prezzi di petrolio e oro restano in range stretto in attesa del report IPC
  • Quello che è forse il dato statunitense più atteso sarà pubblicato questa settimana e le principali materie prime sono intrappolate in stretti range di trading, col petrolio probabilmente limitato verso il basso, mentre l’oro tenta di avanzare per la quarta settimana di fila, in previsione di quello che potrebbe mostrare l’indice sui prezzi al consumo (IPC).

    Gold Daily

    Gli economisti seguiti da Investing.com prospettano una crescita dell’8,7% dell’indice IPC sull’anno a luglio, contro il 9,1% dei 12 mesi terminati a giugno. Se sarà così, sarà un segnale che gli sforzi della Federal Reserve per combattere l’inflazione cominciano a funzionare.

    Tuttavia, una riduzione di meno di mezzo punto percentuale su base annua (yoy) dell’inflazione fa poca differenza per la Fed. La banca centrale, come sappiamo, vuole riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% l’anno; 4,5 volte in meno rispetto al dato IPC di luglio.

    I prezzi alla pompa della benzina USA, una delle maggiori componenti dell’IPC, sono scesi dai massimi record di giugno di 5 dollari al gallone a meno di 4 dollari ora. Questo sicuramente potrebbe raffreddare il dato IPC generale. Tuttavia, l’indice IPC core, che non considera i prezzi volatili di carburante ed alimentari, dovrebbe essere salito dello 0,5% su base mensile e del 6,1% yoy.

    Quello che potrebbe essere peggiore è che il dato IPC generale potrebbe rivelarsi più alto del 9,1% di giugno. Ci sono poche probabilità al riguardo. Ma, se così dovesse essere, allora cosa farà il Federal Open Market Committee (FOMC)?

    È questa la domanda che si pongono i trader di petrolio, oro e di altre materie prime valutate in dollari.

    Un segnale che l’inflazione non sia ancora al picco potrebbe ridurre le aspettative che la banca centrale riuscirà a fermare gli aumenti dei tassi all’inizio del prossimo anno, facendo scendere non solo le materie prime ma anche i titoli azionari.

    La Fed ha già alzato i tassi di interesse quattro volte da marzo, portandoli da quasi zero a ben il 2,5%. Sono possibili altre tre revisioni entro fine anno, con la prima attesa il 21 settembre.

    La pubblicazione di venerdì del report di luglio sull’occupazione non agricola ha cambiato tutto, in quanto ha confermato l’aggiunta di 528.000 posti di lavoro rispetto alle aspettative degli economisti di un aumento di appena 250.000 unità.

    A parte l’indice IPC, giovedì sarà pubblicato l’indice sui prezzi alla produzione (IPP) di luglio, insieme al report settimanale sulle richieste iniziali di sussidio di disoccupazione, mentre l’indice sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan arriverà venerdì.

    Negli scambi asiatici di questo lunedì, il londinese Brent, il riferimento globale per il greggio, è salito di 79 centesimi, o dello 0,8%, a 95,71 dollari al barile. Ha perso circa il 14% nell’ultima settimana di luglio, la peggiore perdita settimanale dallo scoppio del COVID-19 nell’aprile 2020 che aveva distrutto la domanda energetica.

    Il greggio West Texas Intermediate (WTI), il riferimento statunitense, sale di 74 centesimi, o dello 0,8%, ad 89,75 dollari. Il WTI ha toccato un minimo di sei mesi di 87,10 dollari al barile venerdì. Ha perso circa il 10% nell’ultima settimana di luglio.

    Oil Daily

    Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di SKCharting.com, ha spiegato che un trade sopra i 96,60 dollari potrebbe cambiare lo slancio a breve termine del WTI e prepararlo ad un rally verso 99 e 101 dollari.

    Altrimenti, il WTI potrebbe continuare ad andare verso sud, verso le aree di supporto di 88-85-82 dollari, aggiunge.

    Nel caso dell’oro sul COMEX a New York, il contratto di riferimento dei future di dicembre è salito di 3,55 dollari, o dello 0,2%, a 1.794,75 dollari l’oncia negli scambi asiatici di questo lunedì. L’oro di dicembre è crollato a 1.780,30 dollari l’oncia venerdì ma ha chiuso in positivo per la terza settimana di fila.

    Dixit di SKCharting spiega che, affinché l’oro prosegua la traiettoria positiva per la quarta settimana di fila, i prezzi dovranno restare sopra 1.762 dollari ed il ribasso a 1.754 dollari.

    Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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