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Petrolio: mossa politica o economica?

Pubblicato 04.04.2023, 08:16
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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Ieri il PMI manifatturiero dell’Europa di marzo leggermente superiore alle stime (47,3 punti contro 47,1 atteso), ma peggiore rispetto al dato di febbraio, pari a 48,5 punti. PMI Manifatturiero USA di marzo leggermente inferiore alle attese (49,2 punti contro 49,3 stimati), ma in crescita rispetto al dato di febbraio e pari a 47,3 punti. Decisamente inferiore alle stime è invece risultato ISM manifatturiero di marzo (46,3 punti contro 47,5 atteso e 47,7 di febbraio).
 
In modo piuttosto “sorprendente” l’OPEC plus ha deciso di tagliare la produzione di 1,2 mln di barili al giorno a partire da maggio. Sorprendente perché non più tardi della scorsa settimana i vertici dell’OPEC plus avevano dichiarato di non avere intenzione di apportare modifiche alle loro politiche. Ma sorprendente fino ad un certo punto, visto che tra i paesi dell’OPEC plus ci sono la Russia l’Arabia Saudita. A seguito dell’annuncio, i prezzi del petrolio sono cresciuti del 7% dopo l'apertura dei mercati domenica sera.
 
Il taglio ha un impatto più politico che economico? L'alleanza ha prodotto quasi due milioni di barili al di sotto del suo obiettivo di offerta già lo scorso febbraio. Ci sono state segnalazioni persistenti secondo cui la Russia starebbe lottando per mantenere la produzione, ma senza beneficiare le società di servizi occidentali che hanno interrotto le loro operazioni dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Anche la produzione saudita è stata inferiore alla quota di produzione fissata dall'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio negli ultimi mesi.
 
Nel momento in cui i prezzi del petrolio sono circa un terzo al di sotto di dove erano l’indomani dell’invasione della Russa in Ucraina, crediamo che l’azione dell'OPEC Plus abbia un'importanza più politico-simbolica che economica, vista l’entità dei tagli reali. Anche se è probabile che i membri dell'OPEC Plus si siano mossi in anticipo rispetto ai crescenti timori di una recessione entro la fine dell'anno sulla scia del fallimento di diverse banche americane ed europee, nonché dei continui sforzi dei banchieri centrali per domare l'inflazione.
 
Secondo alcuni analisti, è possibile che i tagli volontari sulla carta ammontino a oltre 1,6 milioni di barili al giorno ma, nella situazione attuale l’effetto reale potrebbero essere di circa 700.000 barili al giorno, in un mercato globale che vale circa 102 milioni di barili al giorno. Il cartello lo scorso ottobre aveva concordato di tagliare la produzione di due milioni di barili al giorno, ma la riduzione finale è stata ben al di sotto, poiché paesi produttori come la Libia e la Nigeria hanno accettato di tagliare a livelli che non avrebbero comunque potuto raggiungere.
 
Sul versante geo politico, è difficile capire al momento se il segnale che ha voluto dare l’Arabia Saudita sia quello che vede una maggiore indipendenza dagli USA, soprattutto dopo la crescente importanza dei rapporti con la Cina e i sempre più stretti legami con la Russa nel dirigere i livelli di approvvigionamento di petrolio.
 
Non più tardi della scorsa settimana infatti, Saudi Aramco (TADAWUL:2222), la compagnia petrolifera statale saudita, ha annunciato due accordi con la Cina per fornire alle raffinerie locali 690.000 barili al giorno. La diminuzione reale, probabilmente verso i paesi occidentali, sarà quindi compensata da una maggiore fornitura verso la Cina, la cui domanda è in aumento dopo la revoca della politica zero covid.
 

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