Nella serata di ieri, come da previsioni, la Fed ha tagliato il costo del denaro di 25 punti base. Non vi è stata, però, unanimità nella scelta del taglio, in quanto Rosengren e George, hanno votato per lasciare i tassi invariati mentre Bullard, per un taglio di 50 punti base.
Nella conferenza stampa Powell ha sottolineato come l’economia Usa sia tonica e performante, e non ci siano indicatori che diano segnali di rallentamento. Il mercato del lavoro è solido e in piena salute, i consumi crescono a ritmo sostenuto, mentre l’inflazione rimane leggermente al di sotto dei target prefissati, ma non lontano da essi.
Il presidente della Fed, tuttavia, ha punzecchiato Trump affermando che ci sono delle incognite che dipendono da fattori esogeni che non può controllare(dazi su tutti),e che vanno monitorate. Powell ha poi rincarato la dose, sottolineando come la politica fiscale può far molto di più di quanto non possa la banca centrale, ai fini della crescita e della solidità economica del Paese.
Trump ha subito replicato a suo modo, ovvero tramite un tweet in cui ha scritto che“Jay Powell e la Federal Reserve falliscono ancora. Non hanno fegato, non hanno senso, non hanno una visione. Terribili comunicatori!”
Per quanto controverso e discusso, bisogna riconoscere a Trump che, seppur aumentano il debito pubblico, è stato capace di rilanciare consumi e investimenti interni, nonostante un contesto globale in cui la crescita economica è tutt’altro che esaltante.
Se l’economia a stelle e strisce continua a mostrare i muscoli e crescere a ritmi più che sostenuti, qualche merito, dunque, va sicuramente riconosciuto anche a lui.
Per concludere, la scelta del taglio dei tassi di 25 punti base è stata, a parer mio, un compromesso tra quello che chiede a gran voce Trump( un dollaro debole) e quello che invece la Fed creda sia giusto, ovvero non portare avanti politiche economiche accomodanti in quanto l’economia Usa gode di ottima salute.
Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi rounds...eehm giorni.