Nonostante la massiva meccanizzazione di molti processi produttivi, la disoccupazione non è un problema per la gran parte delle economie sviluppate.
Paradossalmente è proprio dove il progresso tecnologico è più avanzato che la disoccupazione è più bassa: Giappone 2.8%, Svizzera 3%, Germania 3.6%, Corea del Sud 3.8%, Regno Unito 4.3%, Stati Uniti 4.4%.
Negli stessi paesi osserviamo una crescita complessiva del prodotto interno lordo pro-capite o in altri termini una crescita della ricchezza complessiva.
Come molti di voi sapranno, la partita si gioca sui consumi e sull'inflazione, vera ossessione di tutte le principali banche centrali.
Secondo una ricerca condotta da AON su oltre 1.000 aziende, pare che per il 2018 assisteremo ad una stagnazione dei salari. Evento desueto in presenza di bassa disoccupazione.
Fenomeni di stagnazione salariale sono frequenti soprattutto in presenza di una forte offerta di mano d'opera che comprime fisiologicamente il salario medio in competizione verso il basso.
Il tema inflattivo è centrale per la futura politica monetaria globale e conseguentemente per il settore obbligazionario.
La fase di normalizzazione presso la FED, presto anche ECB e BoE, induce molti analisti a prevedere un rialzo dei rendimenti, soprattutto in presenza della coppia Warsh/Weidmann alla presidenza di FED/ECB.
Se è vero, come è vero, che i rendimenti reali sono stati fortemente negativi grazie in gran parte alle politiche monetarie espansive.
E' altrettanto vero che l'ondata di bassa disoccupazione è data da una decrescente qualità dell'impiego: si lavora tutti ma con diritti e paghe decrescenti.
I consumi sono comunque rimasti stabilmente in crescita ma non ci si può certo aspettare un boom economico finché la condizione del lavoro rimarrà tale.
La politica monetaria si normalizzerà ma non aspettiamoci grandi cose dai rendimenti obbligazionari.
Verosimilmente otterremo rendimenti reali (rendimento nominale-inflazione) leggermente positivi.