Il mercato obbligazionario si è rotto
Venerdì scorso, mentre l'azionario crollava, con Nasdaq e S&P500 che hanno aggiornato i minimi annuali, l'obbligazionario ha tentato un rimbalzo, con il rendimento del decennale USA che è sceso fino al 3,68%, salvo poi invertire la rotta verso il finale di seduta, coi rendimenti che tornavano sul 3,82% e avrebbero continuato a salire ancora se non fosse intervenuto il suono della campanella.
Motivo? Lo stesso che affligge l'equity, ovvero la mancanza di liquidità, favorita ulteriormente dalla rottura del mercato dei gilt britannici che ha costretto la BoE a riaprire un nuovo QE, in fretta e furia, seppur temporaneo e dedicato all'acquisto di gilt sul mercato secondario, erroneamente chiamato dagli esperti “monetizzazione del debito”, in realtà questo sarebbe se la banca centrale comprasse direttamente dal Tesoro.
Nei fatti, il debito del Regno Unito è stato trattato dagli investitori come quello di un qualsiasi Paese emergente, col rendimento del trentennale arrivato al 5%, mentre il governo giapponese metteva mano sul mercato Forex, sostenendo lo yen con la modica spesa di 2,8 trilioni di yen, operazione che ha spedito il cambio USD/JPY da 145,90 fin quasi a 140, ma l'effetto è durato neanche lo spazio di due sedute. Effettivamente io ero stato molto ottimista prevedendo che sarebbe durato almeno due settimane.
In effetti, queste sono state le situazioni più in vista, ma il grande malato sullo sfondo è chiaramente il mercato obbligazionario. Il quale sta vomitando tutte le problematiche di un decennio di manipolazioni da parte delle banche centrali, attraverso QE senza fine, che sarebbe l'opzione nucleare ed invece è stato usato come strumento ordinario di politica monetaria, distorcendo il mercato che prima o poi doveva presentare il conto.
Il rischio più grosso è che i Paesi periferici che hanno emesso debito in dollari possano rimanere a corto di valuta per i rimborsi e quindi è necessario monitorare da vicino le mosse della Fed che potrebbe a breve avviare delle linee di swap dedicate a quei Paesi-amici dai quali importa forniture, mentre all'interno potrebbe intervenire sul mercato Repo che sta boccheggiando.
Siamo davanti ad una nuova Bear Stern?
Stamattina all'apertura dell'ottava, con i volumi già sottili per le festività in Australia e Germania, una nuova preoccupazione ha colpito i mercati, ovvero la tenuta di Credit Suisse, che già viene definita dagli operatori la nuova Bear Stern, con la mente che ritorna ai giorni degli impiegati di Lehman Brothers che lasciavano gli uffici con gli scatoloni di effetti personali in mano. Non ha sortito nessuna rassicurazione la lettera del nuovo CEO Ulrich Koerner sulla solidità garantita della banca, le azioni sono state scaricate senza appello, col titolo che è sceso del 5% nelle pre-contrattazioni toccando un nuovo minimo storico, mentre i CDS schizzavano verso l'alto, toccando, ad un certo punto i 280bp, più alto del rischio di credito che toccò Lehman, paralizzando di fatto qualsiasi attività di investment banking.
La banca elvetica non si è mai del tutto ripresa dagli scandali Archegos e Greensill ed ora i CDS valutano al 23% la possibilità che vada in default sulle sue obbligazioni nel termine di 5 anni. Intendiamoci, Credit Suisse è solo il capro espiatorio del momento. Perchè altre big non sono messe affatto meglio, ad esempio, citando le peggiori troviamo: Deutsche Bank (ETR:DBKGn), Credit Agricole (EPA:CAGR), Unicredit (BIT:CRDI), Barclays (LON:BARC), Bank of China. Il default di una di esse potrebbe generare un effetto domino che metterebbe in seria difficoltà la sopravvivenza delle altre.
Appuntamenti della settimana
Questa sarà l'ottava dei dati occupazionali negli USA, tenuti sotto stretto controllo dalla Fed per decidere la sua policy, ovviamente il dato principale è quello delle buste paga di venerdì che potrebbe riservare una grande delusione dopo che, oggi, l'indice ISM occupazionale è inaspettatamente crollato, mettendo a segno il secondo maggior calo del decennio.
Otterremo anche la lettura dell'ISM Stati Uniti e vari PMI, mentre domani saranno rilasciati i dati JOLTS, che però, ricordiamo, sono in ritardo di un mese e mercoledì l'ADP. I PMI manifatturieri europei usciti questa mattina hanno fornito un quadro in chiaroscuro, mentre gli economisti di Deutsche Bank hanno alzato la previsione base del tasso terminale della BCE di ben 50bp, portandolo al 3%, dopo il mega pacchetto fiscale approvato dal governo tedesco.
Analisi macro - ciclica: dove andranno i prezzi?
Dopo quanto avvenuto nella seduta di venerdì, quando tutto ormai sembrava perduto, da stamattina i prezzi degli indici hanno iniziato un nuovo rimbalzo, ma questa volta non si tratta del classico short squeeze, in quanto i titoli più shortati dal mercato, non stanno riprendendo slancio. E' più probabile che ci troviamo davanti a delle ricoperture dopo la formazione dei nuovi minimi annuali unito al rinnovato sentiment per il Fed pivot, che ad un certo punto arriverà, ma secondo me non è questo il momento. Finché il mercato del lavoro regge, i multipli azionari non tornano in un'area accettabile e l'inflazione inizierà a scendere la Fed continuerà a testa bassa con i rialzi dei tassi.
A livello di azione dei prezzi tutto si è delineato come da nostra ultima analisi con i prezzi di S&P500 mini che hanno fatto pivot sul supporto volumetrico di area 3534 e quelli di DAX su 11910 con un'incursione verso 11800.
A livello ciclico, sul minimo del 29 settembre si è chiuso il ciclo settimanale seguito dalla volatilità di venerdì 30 col caos della scadenza delle opzioni. Come dicevamo prima, l'ottava si è aperta con il rimbalzo di gamba 1 del nuovo ciclo weekly con S&P500 mini che guadagna quasi il 3% e DAX intorno al 2,5%. Lo slancio ha spazio, prima di incontrare vere resistenze volumetriche, rispettivamente fino in area 3832 e 12500.
Confermiamo il trend primario ribassista, mentre quello di breve diventa lateral-ribassista, ma attenzione perchè, ribadiamo, ci aspettiamo un crollo profondo entro il 20 ottobre. Quindi le posizione long rimangono sconsigliate.
Di seguito i livelli volumetrici:
S&P500 mini
3832
3721
3601
3534
3410
DAX
12506
12418/12374
12320
12205
12098
11958
11910
11680
11485
11215
11030
10605
Il ciclo weekly andrà in chiusura intorno alla seduta del 13 ottobre 2022.