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Con la curva dei rendimenti obbligazionari americani sempre piatta, il dollaro evidenzia una certa debolezza anche a fronte dei piccoli progressi del Congresso sulla riforma fiscale.
Si è giunti all’approvazione da parte della Camera dei rappresentanti ma inaspettatamente la reazione dei mercati è stata fin troppo timida.
Probabilmente perché, è risaputo da tempo, l’approvazione alla Camera non rappresentava un ostacolo insormontabile in virtù del fatto che i repubblicani hanno una buona maggioranza.
Il problema è al Senato, dove i repubblicani faticano a trovare un accordo.
Tra gli ostacoli principali sicuramente l’opposizione all’abolizione dell’Obamacare, che se confermata permetterebbe di risparmiare circa 340 miliardi di dollari in 10 anni.
I rendimenti obbligazionari hanno reagito a malapena, ecco quindi che la pressione correttiva osservata sul dollaro all'inizio di settimana si sta riproponendo e conseguentemente la propensione al rischio è calata.
Lo si evince dalla forza dell'euro, dello yen e dell'oro ma il forte rimbalzo di Wall Street di ieri sera ha contribuito a dissipare qualche timore sui titoli azionari (un movimento dettato principalmente da una serie di utili positivi).
La stagione degli utili, lo ricordiamo, è quasi al capolinea e questo significa che chi negozia l’equity potrebbe iniziare a guardare con attenzione alla curva dei rendimenti obbligazionari.
Il differenziale delle scadenze a 2 e 10 anni è di appena 64 punti base, il livello più basso degli ultimi 10 anni il che evidenzia lo scetticismo sulla riforma fiscale.
Wall Street terminava la sessione precedenti con interessanti rialzi, segnaliamo ad esempio l’SP 500 con un +0,8% a 2586 punti, a seguire i mercati asiatici ( Nikkei + 0,2%) mentre gli europei stanno evidenziando difficoltà proprio in apertura.
La performance peggiore va al FTSE 100 che paga il rally della sterlina e in materia di forex tutte le valute del G4 stanno sovraperformando rispetto al dollaro.
Rimangono sotto pressione l’Aussie e il Kiwi, frenati, tra l’altro, da un Petrolio giunto al terzo giorno di consolidamento (dopo aver testato più volte la resistenza dei 57 dollari al barile).
La settimana terminerà con una sessione sostanzialmente tranquilla ed anche il discorso di Mario Draghi (delle ore 09:30) non ha sortito particolari effetti.
Il calendario proporrà anche le partite correnti e il conto corrente della zona euro (mese di settembre), ben più importante il CPI canadese del pomeriggio (ore 14:30) che dovrebbe scendere al + 1,4% (da + 1,6% di settembre).
Infine i permessi di costruzione degli Stati Uniti dovrebbero salire leggermente a + 1,25 m (da + 1,23 m della lettura precedente), mentre i nuovi cantieri edili residenziali dovrebbero salire a 1,19 m (da 1,13 m precedente).