Il settore bancario, per ragioni facili da intuire e da condividere, è tra quelli che più hanno accusato il colpo delle conseguenze indotte dalla pandemia.
Tuttavia e finalmente profondi sono i cambiamenti che, loro malgrado verrebbe da dire, si stanno producendo sia sul piano dimensionale che operativo.
La pandemia è piombata sulla beata tranquillità del settore italiano, quasi infastidito dall’essere stato costretto ad interrogarsi sul proprio presente e futuro, almeno quello prossimo.
Sul piano dimensionale ci ha pensato l’operazione Intesa-Ubi a smuovere le acque ed a mettere in moto o accelerare, come un effetto domino, operazioni che interessano diversi players tra cui la zitella che ultimamente è tornata a vivere coi genitori ma che ormai ha il tempo contato perché pare che i genitori appunto stiano per cambiare la serratura della porta di casa per costringerla ad abbandonare definitivamente il calduccio del ventre materno. Parlo di MPS (MI:BMPS).
Sul piano operativo meritano una nota il costo del personale, che rappresenta la principale voce di costo sul lato sinistro del Profitti e Perdite rappresentando oltre la metà (52% nel 2018) di quelli totali.
Personale sempre meno utile all’interno delle filiali fisiche e che si riduce costantemente ponendo sulle spalle di pochi una mole di mansioni e lavoro al limite del sopportabile. La stessa redditività complessiva misurata col ROE (diciamo la redditività del capitale di pertinenza degli azionisti) resta bassissima con le banche d’affari che mostrano risultati nettamente migliori proprio perché offrono servizi a buon valore aggiunto.
Infatti i tassi prossimi allo zero già da tempo e la prospettiva che poco cambierà, anzi che forse peggiorerà nel medio termine, rendono inutile in bilancio la voce Margine d’interesse (differenza tra tassi a cui prestano denaro rispetto a quanto costa loro approvvigionarsene) vero pilastro di redditività fino alla fine degli anni novanta allorché inizia l’inesorabile processo di avvicinamento all’Unione Monetaria Europea che porta con se l’addio ai rendimenti dei BOT a doppia cifra.
Se l’attività tradizionale langue allora ci si aspetta che il sistema si sia fiondato per tempo sui servizi in generale e quello a maggiore valore aggiunto in particolare. Si, ma con calma però.
Nel frattempo è arrivata la concorrenza dentro casa operata dai colossi globali che tutti conosciamo e che insieme ad un antipulci per il nostro cane possono recapitarci anche servizi di pagamento innovativi ad esempio.
Tuttavia, nonostante il quadro su dipinto propongo proprio l'acquisto del settore. Si badi che parlo di un mordi e fuggi, in attesa di un posizionamento long strategico per il medio termine che a questi livelli così sacrificati risulta indubbiamente interessante.
In questo momento invece si tratta di sfruttare un eventuale rimbalzo di breve: il rimbalzo del gatto morto che come tale non necessita di essere qualificato con grandi analisi.
L’indice di categoria è in un chiaro trend ribassista di lungo termine
Da quando è iniziato il movimento ribassista dai massimi del 21 luglio sul daily è la prima volta che si genera una divergenza rialzista
I prezzi hanno testato il livello 5.600 zona dello 0,786 di Fibonacci generando una candela di incertezza seguita dall’ultima seduta che mostra un real body verde che ingloba il precedente rosso.
Col sostegno delle divergenze su CCI20 ed RSI14 si potrebbe pensare un long controtrend entrando alla rottura del massimo della candela di giovedì (5.858) con stop sotto al suo minimo.
Per il profit non sarebbe semplice.
Quando un trend è veloce come quello del nostro caso (ribassista) è frequente che i prezzi non riescano a portarsi sopra la veloce media semplice a 9 periodi (sma9).
Questa è una condizione che, come può essere facilmente compreso, non si riesce a mantenere a lungo per gli eccessi tecnici che si accumulerebbero e che renderebbero fisiologico un allentamento del movimento. Che è proprio quello che cerchiamo.
Dunque si può immaginare un take profit (anche parziale con connesso trailing stop/stop in pareggio sulla size restante) alla sma9 che dista circa 4,2% dal punto di ingresso.
Notare come un quadro simile si è presentato anche il 16 ottobre con la reazione dei prezzi che si è infranta proprio sulla sma9 allora distante dall’entry solo 2,7%. Il target successivo è area 6.100 collocata a 0,618 di Fibonacci e precedente supporto statico. Quello successivo, più ambizioso, è il retest della trendline discendente indicata ne grafico.
L’operazione può essere fatta con un replicante l’indice (ETF, certificato, fondo…) che, visto il poco spazio dal profit potrebbe essere anche a leva (col giusto controllo del rischio naturalmente). Infatti il breve periodo che presumibilmente abbraccia il trade mette al riparo dall’antipatico compounding effect di questi strumenti come conseguenza del giornaliero reset della quotazione necessario per ridurre gli effetti della volatilità sullo strumento.
Altra alternativa può essere l’uso di un titolo bancario componente l’indice. La scelta potrebbe cadere su Unicredit (MI:CRDI) per due motivi. Perché sta ritestando i minimi storici e questo potrebbe tecnicamente sostenere il nostro movimento atteso e perché mostra il più alto coefficiente beta rispetto all’indice (forza con cui segue il movimento dell’indice).
Oppure su Banco BPM perché mostra una struttura tecnica rialzista di breve ed ha appena sfondato e testato a mò di pull-back 1,47, livello di resistenza statica e 0,5 di Fibonacci.
Entrambi i titoli ha formato una struttura tecnica sulle ultime due candele del tutto simile a quello dell’indice.