Dopo la fine deludente del 2018, il commercio estero svizzero ha iniziato l’anno con il piede giusto: le esportazioni sono salite dell’1,1% m/m (dato nominale, destagionalizzato), a CHF 18,9 miliardi, grazie al ritorno della domanda dai paesi asiatici (+9,3% m/m). Le importazioni sono aumentate del 3,4%, a CHF 17,5 miliardi. Il surplus commerciale è ammontato a CHF 1,4 miliardi. In termini reali, le esportazioni sono salite dello 0,8% m/m, mentre le importazioni sono lievitate del 4,8%, maggior aumento da luglio 2016 (+8,6% m/m). Le esportazioni verso l’Unione Europea sono diminuite dell’1,3% m/m e quelle verso l’America del Nord (USA e Canada) del 3,2%.
Nel complesso, l’attività commerciale svizzera ha continuato a migliorare nonostante il franco fronte. Le esportazioni sono aumentate durante tutto il 2018. Ciò nonostante, il surplus commerciale ha continuato a restringersi per effetto dell’aumento più rapido delle importazioni.
Negli ultimi sei mesi, l’attività commerciale svizzera è diventata più volatile perché le tensioni commerciali sono passate in primo piano. Inoltre la Svizzera esporta sempre più merci in Cina (il 10% delle esportazioni totali, rispetto al 3% di una decina d’anni fa) e negli USA (12% rispetto all’8% di dieci anni fa). A confronto, la quota di esportazioni verso i paesi dell’Unione Europea non si è mai ripresa dall’apprezzamento del franco svizzero dopo la grande crisi finanziaria (GFC). Prima della crisi, infatti, più del 55% delle esportazioni era diretto nell’UE, oggi la quota è inferiore al 40%. La Svizzera non avrà altra scelta, se non sviluppare buone relazioni commerciali con un numero sempre crescente di paesi, soprattutto alla luce del rallentamento dell’economia del suo principale partner commerciale.