La successione serrata di eventi ha messo al tappeto la propensione al rischio sui mercati finanziari.
Prima è arrivata la notizia che alcuni sondaggi nazionali davano in vantaggio il candidato presidenziale repubblicano Donald Trump.
Crediamo che i mercati siano ancora compiaciuti e sottovalutino il potenziale concreto di una vittoria di Trump.
Prima che i mercati potessero riprendersi dallo shock, la Fed ha segnalato che a dicembre è probabile un rialzo del tasso d’interesse di 25 punti base.
Wall Street ha proseguito la correzione in atto da sette giorni, scendendo brevemente sotto il manico psicologico a 2.100 punti.
Sui mercati forex, il nostro paniere di valute per le elezioni ha agito in piena modalità reattiva.
L’USD e lo JPY hanno trovato forte domanda (come pure il CHF), mentre MXN e CAD sono stati oggetto di marcate pressioni a vendere.
I mercati dei cambi continuano a essere fortemente correlati alle elezioni negli USA e rimangono volatili in vista delle elezioni dell’8 novembre.
Le borse regionali asiatiche sono riuscite a respingere vendite che avrebbero portato a una vera e propria capitolazione, anche se la maggioranza dei mercati ha chiuso in calo.
L’Hang Seng ha ceduto lo 0,30%, l’indice composito di Shanghai ha invece compiuto un rally dello 0,84%.
I titoli asiatici hanno trovato sostegno nei dati economici cinesi, da cui emerge che il settore dei servizi cinese è cresciuto al ritmo più rapido degli ultimi quattro mesi.
L’indice PMI cinese, elaborato da Caixin, si è stabilizzato; la componente servizi è salita da 52 a 52,4 punti, l’indice composito da 51,4 a 52,9.
Sul fronte delle materie prime, l’Oro ha continuato a trarre vantaggio dalla debole propensione al rischio, salendo a 1.306 USD.
È continuato invece il calo del Petrolio Greggio, perché le scorte USA hanno segnalato un massiccio aumento.
Chi speculava sul greggio è stato preso su posizioni lunghe, che sono quindi difficili da liquidare.
La notizia di un attacco all’oleodotto nigeriano non ha generato reazioni significative sui future del petrolio.
Come avevamo previsto, la Fed ha mantenuto invariata la sua politica monetaria, segnalando però un rialzo del tasso a dicembre, visto che i membri hanno detto che l’economia USA “ha continuato a rafforzarsi”.
La Fed attende, però, “alcune” conferme ulteriori sulla stabilizzazione degli obiettivi prima di alzare i tassi d’interesse.
È interessante notare che la Fed ha rimosso dal suo comunicato il riferimento al fatto che l’inflazione rimarrà bassa nel “breve termine”, ripetendo la previsione che l’inflazione salirà al 2% nel medio termine.
I prezzi dei future sui Fed Fund scontano una probabilità del 78% di un rialzo rispetto al 70% registrato in avvio di settimana.
Ci sono stati 8 favorevoli e 2 contrari (George e Mester), mentre Rosengren è rientrato nella maggioranza.
Altrove, il settore privato USA (dato ADP) ha creato solo 147 mila posti di lavoro a ottobre, meno dei 202 mila di settembre.
Continuiamo a prevedere un rallentamento ciclico dei dati economici USA, che impedirà alla Fed di alzare i tassi nel 2017.
Gli operatori dovrebbero aspettarsi un gran giorno per la GBP. In un evento dagli esiti incerti, l’Alta Corte britannica annuncerà la sua decisione sulla possibilità che il governo attivi l’Articolo 50 senza l’approvazione del parlamento.
Se il governo perdesse, dovremmo assistere a un discreto balzo della GBP, viste le tante posizioni corte.
Tuttavia, se vincessero, sicuramente ci sarà un ricorso, la Corte Suprema ha fissato le udienze per il 7 e l’8 dicembre. Indipendentemente dal risultato, questo ricorso in appello genera ulteriore incertezza in una situazione già estremamente nebulosa e complessa.
Per quanto riguarda la BoE, questa sarà la riunione con la serie di dati più completa dalla Brexit.
Prevediamo che la BoE non interverrà, visto che i dati economici rimangono stabili nonostante gli scettici.
I mercati attendono con interesse il Rapporto Semestrale sull’Inflazione, da cui, dopo la Brexit, dovrebbero sparire le revisioni al rialzo per inflazione e crescita.
Negli ultimi giorni la GBP ha compiuto un rally, in previsione di un’economia forte e la probabilità di ulteriori interventi di politica monetaria è diminuita, generando una forte ondata di vendite sui titoli di stato britannici.
Continuiamo a vedere opportunità di acquistare GBP nel breve termine, perché le ricadute politiche della Brexit continuano a occupare le prime pagine dei giornali, senza che vi siano risultati concreti.
Altrove, i mercati monitoreranno l’ISM non-manifatturiero, gli ordinativi alle fabbriche e di beni durevoli negli USA.