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Sette paesi che stanno costruendo reti a misura di criptovalute

Pubblicato 07.05.2018, 13:30
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

A prescindere dalle specificità sottostanti della tecnologia delle criptovalute, che si tratti di Bitcoin, Ethereum, Ripple, Cardano o EOS ad esempio, tutte le valute digitali sono essenzialmente senza confini.

Il mining può avvenire praticamente ovunque e, in generale, possono essere scambiate a livello globale.

Tuttavia, non tutti i posti sono adatti allo stesso modo alla fiorente classe di asset.

Alcuni paesi offrono delle considerazioni fiscali per le cripto-attività, mentre altri hanno delle norme relativamente semplici.

Alcuni stanno promuovendo i soldi digitali come alternativa alla valuta in corso legale ed altri stanno addirittura pensando di lanciare una propria valuta alternativa.

Alcuni paesi hanno messo in atto una serie di iniziative per incoraggiare le attività legate alle criptovalute e l’innovazione delle blockchain.

Di seguito, riportiamo sette paesi che stanno impostando dei sistemi a misura di criptovalute.

Non siamo loro fautori né, almeno in un caso, vorremmo esserlo.

Tuttavia il livello degli sforzi compiuti da questi hub regionali merita la nostra attenzione.

È ipotizzabile che la prossima svolta nel settore possa nascere dall’attività imprenditoriale in una di queste nazioni.

1. Giappone

Tra i paesi asiatici, il Giappone sembra essere in testa nel supportare le criptovalute. Si trova sicuramente avanti rispetto al suo vicino più restrittivo, la Cina, che ha operato un giro di vite sia sulle ICO che sugli scambi negli ultimi anni.

Dal momento che lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto è il nome attribuito allo sconosciuto (o sconosciuti?) che ha sviluppato il Bitcoin, forse ha senso il fatto che il Giappone sia in prima linea per quanto riguarda gli ambienti a misura di criptovalute.

In seguito al fallimento nel febbraio 2014 della piazza nipponica Mt. Gox dopo l’attacco hacker (al momento ancora il più grosso scandalo legato alle piazze di criptovalute per la classe di asset) le piazze di criptovalute autorizzate del Giappone si sono riunite formando una nuova organizzazione autoregolamentata al fine di proporre linee guida per la legalizzazione delle offerte iniziali di valute digitali (ICO) e di formulare chiari standard di settore per proteggere gli investitori ma consentire allo stesso tempo la crescita e l’innovazione del settore.

L’associazione, chiamata ICO Business Research Group, comprende legislatori, intellettuali, banchieri e l’Amministratore Delegato di bitFlyer, la principale piazza di criptovalute del paese.

Secondo le ricerche governative, la legge potrebbe potenzialmente consentire alle ICO ed alle cripto-piazze redditizie di proseguire gli scambi, fornendo allo stesso tempo al governo maggiore controllo e trasparenza su queste attività.

2. Venezuela

La nazione sudamericana ricca di petrolio ma soffocata dai debiti ha suscitato polemiche e parecchia derisione quando a febbraio ha lanciato la sua valuta digitale, il Petro supportato dal petrolio. Secondo la CNN, il presidente del paese, Nicolas Maduro, avrebbe “affermato che il token - che funziona sulla blockchain del NEM e sarebbe garantito da barili di petrolio - ha raccolto più di 5 miliardi di dollari nel primo mese di vendita, anche se il sentimento dominante tra gli analisti è che questa affermazione sia palesemente falsa”.

Tuttavia, a fine aprile, è emersa la notizia che il Venezuela avrebbe offerto all’India uno sconto sugli acquisti di greggio pari al 30% se avesse pagato in Petro. Bitcoin Magazine riporta che “il Venezuela ha garantito ai compratori che il Petro avrà pieno valore di valuta legale, potrà essere accettato come forma di pagamento per tariffe e tasse ed essere scambiato con la valuta del paese, il bolivar”.

Sebbene molti siano scettici in merito al Petro ed ai presunti sforzi del governo venezuelano di integrare la criptovaluta nella sua economia in fallimento, c’è chi vede del merito nello sforzo di ottenere credibilità per una criptovaluta.

David Garcia, direttore di gestione, vice presidente senior e partner di Ripio Credit Network, fa notare che l’America Latina sta attraversando un periodo di transizione.

La regione ha sofferto abbastanza per corruzione politica e crisi economiche ed è afflitta dall’inflazione alta e dalla rapida svalutazione della valuta. E questo è particolarmente vero per il Venezuela al momento ma potrebbe caratterizzare anche altre nazioni della regione.

Secondo Garcia, per spingere questi paesi in una direzione positiva, idee e soluzioni innovative - come blockchain e criptovalute - rappresentano una risposta necessaria.

3. Svezia

La Svezia è stato il primo paese in Europa ad autorizzare gli scambi di due ETN Bitcoin nel 2015, gestiti da XBT Providers.

I fondi, il Bitcoin Tracker One XBT (ST:SE0007126024), che viene scambiato con la corona svedese, e il Bitcoin Tracker EUR XBT Provider (ST:SE0007525332) sono entrambi scambiati sulla Nordic NASDAQ, un’importante piazza svedese.

A partire dal lancio, XBT ha emesso delle versioni in Danimarca, Finlandia, Estonia e Lettonia.

Già nel dicembre 2017, Cointelegraph ha dichiarato che gli ETN svedesi erano “più grandi rispetto all’80% degli ETF USA”. A metà gennaio, la CNBC ha fatto notare che gli investimenti svedesi sul Bitcoin avevano attirato 1,3 miliardi di dollari di finanziamento.

Inoltre, la banca centrale svedese, la Riksbank, sta pensando di creare una valuta elettronica, chiamata e-krona, in conseguenza del fatto che la Svezia sta rapidamente diventando la prima società senza contante al mondo.

Tuttavia, il settore bancario del paese sta opponendo resistenza.

Hans Lindberg, amministratore delegato dell’Associazione dei Banchieri svedesi ha affermato, durante un’intervista del 17 aprile, che “se si parla di soldi elettronici, ce ne sono già abbastanza.

Ci sono carte di debito, carte di credito … ed altre soluzioni elettroniche. L’opzione migliore anche in futuro probabilmente è che la Riksbank resti fedele alle vendite al dettaglio”.

Ciononostante, l’economista globale di HSBC James Pomeroy ritiene che sia possibile che la Svezia sia il primo paese al mondo ad emettere una valuta elettronica, che potrebbe lanciare già entro i prossimi anni.

Il Venezuela può anche essere in vantaggio con il lancio di una criptovaluta governativa ma il paese scandinavo, con la sua economia più forte e degli enti regolatori più fidati potrebbe comunque rivoluzionare la classe di asset su questo fronte, continuando a trainare il settore delle cripto europeo.

4. Svizzera

L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) elvetica è all’avanguardia per quanto riguarda la chiarezza relativa alla regolamentazione delle cripto ed al supporto alle ICO.

Marc Bernegger, esperto fintech che opera in Svizzera, imprenditore di criptovalute e consulente di SwissRealCoin, afferma che il paese è per tradizione un rifugio per la ricchezza.

Questo è in parte dovuto alle regolamentazioni finanziare più aperte e ad una cultura tollerante che garantisce la privacy di chi si affida agli istituti bancari svizzeri. Bernegger fa notare che la Svizzera è stata “lungimirante” per quanto riguarda i cripto-asset come parte della gestione generale del patrimonio e si sta “preparando per un’economia in cambiamento”.

L’area intorno alla città di Zug nella Svizzera centro-settentrionale è nota come “Crypto Valley” da quando vi ha avuto luogo l’ICO di Ethereum nel 2014.

La regione circostante ospita uno dei più attivi ecosistemi per gli imprenditori, sviluppatori ed investitori di cripto, spiega Antoine Verdon, cofondatore di Proxeus, un integratore blockchain.

“A gennaio, il Ministro per l’Economia elvetico ha dichiarato la sua intenzione di rendere la Svizzera una “Cripto Nazione” e il già attivo ecosistema sta ora crescendo rispetto alla base precedente, con numerose compagnie e pubbliche amministrazioni in tutto il paese che stanno avviando progetti di proof-of-concept e la recente apertura di uno spazio di co-working a Zurigo dedicato esclusivamente a progetti blockchain”.

5. Israele

Le trattative sulle norme focalizzate sulle criptovalute proseguono in Israele, con i legislatori alla ricerca di modi per proteggere gli investitori.

Sebbene il sistema bancario israeliano non abbia contribuito ad incoraggiare le attività legate al Bitcoin (la Union Bank di Israele, la sesta principale banca del paese è stata citata in causa da un miner locale di criptovalute dopo aver bloccato i trasferimenti di fondi dalle piazze di Bitcoin al conto del miner, mentre Bank Leumi, la seconda principale banca della nazione ha cercato di bloccare l’attività dell’account di una piazza locale), i tribunali distrettuali così come la Corte Suprema sono intervenuti. Si tratta sicuramente di un’importante vittoria per il settore locale delle criptovalute.

Inoltre, recenti notizie indicano che la banca centrale del paese, la Banca d’Israele, da molti mesi sta considerando la possibilità di una valuta sponsorizzata dallo stato. Secondo il Jerusalem Post, “lo shekel digitale registrerebbe ogni transazione effettuata tramite dispositivi mobili rendendo più difficile l’evasione fiscale”, avrebbe riferito una fonte anonima. Lo shekel digitale, se e quando sarà lanciato, avrà un valore identico a quello dello shekel fisico.

Sul fronte dell’innovazione tecnologica, la cultura delle start-up in Israele è un passo avanti agli altri. Roy Meirom, cofondatore e vice presidente dello sviluppo di WeMark sottolinea che l’implementazione della blockchain è molto ricercata da parecchi dei circa 300 centri di R&S multinazionali che operano nel paese.

Afferma che il piccolo paese del Medio Oriente, spesso chiamato la “nazione start-up” sta rapidamente diventando un hub per lo sviluppo legato alle blockchain.

“Scienziati ed ingegneri che fanno parte del personale, molti dei quali diplomati delle forze di intelligence militare elitaria del paese, sono passati al supporto di questa sbalorditiva domanda, insieme ad un numero sempre crescente di start-up blockchain e ad un ecosistema incoraggiante”.

6. Bermuda

Le Bermuda, il piccolo stato del Commonwealth britannico caraibico nell’Atlantico settentrionale, ha dimostrato un interesse attivo nell’approvazione di una regolamentazione delle criptovalute, al fine di cominciare a costruire un quadro adeguato per incoraggiare le attività legate alle cripto, compresi piazze, servizi di portafoglio e fornitori di pagamento. Di recente, il Virtual Currency Business Act (VCBA) dell’Autorità Monetaria delle Bermuda è stato passato all’attenzione della Camera dei Comuni nel Regno Unito.

Le Bermuda hanno proposto una legge sulle ICO che prenderà la forma di emendamenti del Companies Act del 1981 e del Limited Liability Company Act del 2016 in vigore nel paese. Alla fine dello scorso anno, il Primo Ministro e Ministro delle Finanze delle Bermuda David Burt ha dato il via ad una task force Blockchain, divisa in due gruppi: il Blockchain Legal and Regulatory Working Group ed il Blockchain Business Working Group.

7. Germania

La capitale tedesca, Berlino, è forse una delle città più a misura di cripto dell’Unione Europea.

È stata definita la Capitale del Bitcoin d’Europa nel 2013 dal britannico Guardian e continua a mantenere questa posizione. Al momento si può comprare un appartamento in città, prenotare vacanze, mangiare e bere in vari locali alla moda utilizzando il Bitcoin.

Thomas Schouten, responsabile marketing di Lisk, la piattaforma di applicazione blockchain, ha reso noto che Lisk ha vari uffici a Berlino con sede centrale in Svizzera. Berlino offre un vivace ambiente start-up e tech, ricco di talenti e con una cultura dinamica, spiega, che rende facile attrarre personale. Inoltre, aggiunge, i tedeschi, così come il loro governo, hanno un approccio aperto verso la tecnologia blockchain.

E questo è dimostrato dal fatto che sia stato il primo paese ad accettare il Bitcoin come valuta, nel 2014.

Allo stesso modo, i membri del direttivo della banca centrale tedesca, la Deutsche Bundesbank, hanno chiesto una regolamentazione efficace ed appropriata del mercato delle criptovalute e dei token. Infatti, Joachim Wuermeling, uno dei dirigenti, ha espresso la necessità di una cooperazione internazionale sulla questione:

Una regolamentazione efficace delle valute virtuali sarebbe di conseguenza ottenibile solo attraverso la maggiore collaborazione internazionale possibile, poiché il potere normativo dei singoli stati è ovviamente limitato.

A questo scopo, una serie di policymaker della banca centrale tedesca ha preso parte ad una discussione più ampia all’interno dell’UE per spingere il settore nella regione, anche attraverso una Partnership Blockchain europea.

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